Nuovi sviluppi giudiziari nel caso della tragica scomparsa di Davide Astori, l’ex capitano della Fiorentina e giocatore della Nazionale italiana, morto nel marzo 2018. Il Tribunale di Firenze ha emesso sentenze nei confronti dei medici coinvolti nella vicenda, con pene legate a reati di falso ideologico e omicidio colposo.
Tra gli imputati, il professor Giorgio Galanti, già condannato in secondo grado a un anno di reclusione per omicidio colposo, è stato nuovamente giudicato colpevole. La nuova condanna riguarda il reato di falso ideologico per la certificazione medica rilasciata ad Astori. Anche in questo caso, la pena è stata fissata a un anno di reclusione, con sospensione condizionale. La decisione si basa sull’accusa che il medico abbia rilasciato un certificato di idoneità sportiva nonostante fossero state riscontrate anomalie significative durante gli esami clinici.
Il comportamento di Galanti è stato descritto come “in palese contrasto con le linee guida del settore e con le buone pratiche clinico-assistenziali”. Questo giudizio si riferisce ai risultati dei test da sforzo effettuati da Astori, ritenuti fondamentali per valutare le sue condizioni fisiche e autorizzarlo all’attività agonistica. Tuttavia, nonostante le evidenze cliniche, la certificazione fu concessa, portando il medico al centro del procedimento.
Oltre a Galanti, sono stati condannati anche altri due imputati: Amedeo Modesti e Loria Toncelli. Entrambi hanno ricevuto una pena di 8 mesi di reclusione, anch’essa sospesa. Secondo l’accusa, Galanti e Toncelli, in particolare, avrebbero falsificato la data su un certificato medico, facendola coincidere con il giorno in cui Astori si era sottoposto a una visita medica per l’attività sportiva. Questo elemento è stato ritenuto rilevante nel contesto delle indagini.
Le pene inflitte risultano inferiori rispetto alle richieste avanzate dalla Procura. Per il professor Galanti, erano stati chiesti 3 anni e 6 mesi di reclusione; per Modesti, 1 anno e 4 mesi; mentre per Toncelli, 3 anni. La riduzione delle condanne è legata al mancato riconoscimento dell’aggravante relativa alla falsificazione del certificato medico.
Un altro aspetto rilevante della sentenza riguarda il risarcimento richiesto dalla famiglia di Davide Astori e dalla sua ex compagna, Francesca Fioretti. Le istanze sono state respinte dal Tribunale. Nonostante ciò, Fioretti ha dichiarato: “Quello che mi interessa è che sia emersa la verità, ed è successo. Il risarcimento è l’ultimo dei miei pensieri”.
La vicenda ha avuto un forte impatto non solo sulla comunità sportiva, ma anche sull’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulle procedure mediche e sulle responsabilità nel rilascio delle certificazioni sportive. La morte improvvisa di Astori, avvenuta a soli 31 anni per una cardiomiopatia aritmogena diagnosticata post mortem, ha evidenziato l’importanza di controlli rigorosi e conformi alle linee guida internazionali.
Il caso rappresenta un punto di riferimento per riflettere su come migliorare le pratiche mediche nell’ambito dello sport professionistico. La decisione del Tribunale di Firenze chiude un capitolo giudiziario importante, ma lascia aperto il dibattito sulle responsabilità etiche e professionali dei medici coinvolti in situazioni simili.
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