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La madre del ragazzo disabile di 15 anni aggredito a Torino ad Halloween: “Mio figlio è segnato per sempre”



La vicenda di Giacomo, un ragazzo di 15 anni affetto da disabilità, ha scosso la comunità di Torino dopo che ha raccontato di essere stato sequestrato e torturato da alcuni coetanei nella notte di Halloween. La madre, in un momento di grande emozione, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di giustizia, non di vendetta.” Le sue parole sono state accompagnate da un silenzio carico di tensione, mentre si trovava in piazza con il marito e il figlio, accolti da un gruppo di giovani sostenitori.



La donna ha espresso la sua fiducia nelle indagini condotte dai carabinieri, affermando: “La giustizia arriverà, continuo a sperarci e confido nelle indagini.” Ha poi sottolineato l’importanza di fermare il ciclo di violenza, aggiungendo: “A quei due penserà la legge, non abbiamo bisogno di vendicarci.” Il dolore della madre è palpabile, e ha descritto lo stato emotivo di Giacomo: “Mio figlio fa il duro ma ha gli occhi spenti. Non sta bene, è stato rovinato a vita per le violenze che ha subito.”

Il padre di Giacomo ha confermato il trauma subito dal figlio, raccontando il suo shock quando lo hanno visto rasato. “Però vogliamo giustizia e non vendetta,” ha ribadito, enfatizzando la necessità di affrontare la situazione in modo legale. La madre ha continuato a descrivere la difficile situazione del ragazzo, dicendo: “Sembra un duro perché gli piace apparire così, ma ha gli occhi spenti ed è sotto choc. È stato rovinato a vita; i danni fisici passeranno, ma ci sono conseguenze che resteranno impresse per sempre.”

Nonostante la gravità della situazione, la madre non ha rimpianti per aver denunciato pubblicamente l’accaduto: “Lo rifarei, abbiamo smosso la situazione. Sabato mattina siamo rimasti sotto choc. Ma il peggio doveva ancora venire.” Ha aggiunto che il figlio è stato filmato mentre subiva abusi sessuali, un dettaglio che amplifica la gravità della vicenda.

La madre ha raccontato che Giacomo è stato portato in una casa a Torino, dove non c’erano adulti presenti. “Gli hanno tolto il telefono, hanno bloccato i numeri di noi genitori e poi questi mostri lo hanno torturato e picchiato per due ore, chiudendolo in bagno.” Ha spiegato che il figlio, affetto da disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento, si è fidato di quei ragazzi, scambiandoli per amici. “Lui pensa che siano tutti migliori amici, fatica a individuare il confine tra la bontà e il male perché non ha malizia,” ha commentato la madre, esprimendo la sua preoccupazione per la vulnerabilità del ragazzo.

In merito alla mancanza di comunicazione da parte dei genitori degli altri ragazzi coinvolti, la madre ha detto: “Mi sarei aspettata almeno un messaggio dai loro genitori: nulla.” Nonostante le difficoltà, Giacomo desidera tornare a scuola e stare con i suoi compagni. “Giovedì ci piacerebbe fare un tentativo,” ha affermato, mostrando la sua determinazione a riprendere una vita normale.

La madre ha poi espresso la sua incredulità di fronte alla cattiveria mostrata verso un ragazzo già fragile: “Perché tutta questa cattiveria verso un ragazzo debole? Lo hanno adescato facendosi passare per amici e lui era contento.” Ha raccontato il momento in cui ha scoperto che Giacomo non era andato dal nonno come previsto, descrivendo la sua angoscia: “Il mio cuore si è fermato. Ringrazio Dio che mio figlio è vivo, ma nel cuore ho tanta rabbia e tanto dolore.”

Le indagini avviate dalla Procura per i Minori riguardano accuse di sequestro di persona, violenza privata e violenza sessuale. La madre ha rivelato che Giacomo si è vergognato di raccontare subito quanto accaduto, confidandosi solo in un secondo momento. Gli investigatori hanno rinvenuto nei cellulari dei tre adolescenti coinvolti – due maschi di 14 e 15 anni e una ragazza di 16 – video che documentano l’incidente, inclusi momenti di violenza e il taglio dei capelli del ragazzo. Sono state trovate tracce di capelli di Giacomo anche nella casa di Torino dove si sarebbe svolto il sequestro.

In risposta alle accuse, gli avvocati di uno dei ragazzi indagati hanno dichiarato che la famiglia è consapevole della gravità della situazione e che i genitori sono disponibili a collaborare per affrontare le problematiche che hanno portato il loro figlio a essere coinvolto in questo episodio. La sedicenne coinvolta ha invece negato ogni responsabilità, affermando che Giacomo ha agito di sua spontanea volontà e ha voluto tagliarsi i capelli, sostenendo che “questa storia non è andata come viene raccontata.”



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