La sera del 19 agosto 2000, la piccola Graziella Mansi scomparve mentre si trovava vicino al banco delle noccioline del nonno, nei pressi del castello medievale di Andria. Era una giornata calda e afosa, e la bambina aveva detto al nonno che sarebbe andata a prendere dell’acqua alla fontanella poco distante. Quando non fece ritorno dopo circa venti minuti, iniziarono a sorgere preoccupazioni. Inizialmente, i familiari pensarono che Graziella potesse essersi fermata a parlare con qualcuno, ma con il passare delle ore l’angoscia aumentò.
Il padre, il nonno e numerosi conoscenti si mobilitarono per cercarla, gridando il suo nome nella pineta vicina. La situazione divenne più drammatica con il calare della notte: era chiaro che, ovunque fosse, la bambina si trovava in una situazione pericolosa. Purtroppo, le loro peggiori paure si concretizzarono quando il corpo di Graziella fu ritrovato nel bosco di Castel del Monte. Era ormai notte quando grida strazianti annunciarono il ritrovamento: il corpo carbonizzato della bambina giaceva su un letto di tizzoni e foglie bruciate.
Le forze dell’ordine avviarono immediatamente le indagini. La notizia della morte della bambina sconvolse profondamente la comunità locale e diede il via a una lunga notte di interrogatori. Gli investigatori cercavano di ricostruire gli eventi e di capire chi potesse essere responsabile di un crimine così atroce. I primi esami sul corpo rivelarono segni di violenza: una lesione vaginale fece ipotizzare che Graziella potesse essere stata vittima di abusi sessuali o di un tentativo di stupro.
Le indagini portarono all’arresto di cinque giovani del posto, tutti ventenni. I sospettati furono interrogati e, secondo quanto riportato, uno di loro avrebbe confessato: “Graziella aveva paura e questo ci faceva divertire ancora di più.” Questa dichiarazione scioccante evidenziò la crudeltà e l’assenza di empatia del gruppo. Gli imputati avrebbero agito senza un motivo apparente, per puro sadismo.
La comunità di Andria fu devastata dall’evento. La piccola Graziella, descritta come una bambina vivace e dagli occhi neri, fu strappata alla vita in modo brutale. Il caso sollevò interrogativi profondi sulla sicurezza dei bambini e sulla responsabilità della società nel prevenire simili tragedie. La vicenda rimane uno degli episodi più tragici nella storia recente della città e continua a essere ricordata come un simbolo della necessità di proteggere i più vulnerabili.



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