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Licenziata dall’azienda sanitaria, si ripresenta al lavoro: polizia accompagna fuori l’ex dirigente Antonietta Perrone



Era rientrata in servizio l’1 dicembre, al termine della sospensione cautelare. Ma appena cinque giorni dopo, venerdì 6 dicembre, l’ingegner Antonietta Perrone – ex responsabile della Direzione Provveditorato, Economato e Gestione della Logistica dell’Ulss 5 Polesana – è stata accompagnata fuori dagli uffici dell’azienda sanitaria dalla polizia. A far intervenire le forze dell’ordine, spiegano i suoi legali, sarebbe stata la Direzione Strategica dell’Ulss.



Un gesto clamoroso, che rappresenta l’ultimo atto di una vicenda complessa, iniziata mesi fa, tra denunce interne, procedimenti disciplinari, sospensioni e un licenziamento contestato. Secondo i legali dell’ingegner Perrone, sebbene il licenziamento sia stato notificato, non sarebbe ancora esecutivo, in quanto mancherebbero passaggi formali obbligatori come la pubblicazione all’albo pretorio, l’informazione ai sindacati e il parere dell’organo di garanzia. L’Ulss, dal canto suo, ritiene invece di aver agito in modo corretto e legittimo, come confermato dal direttore generale Pietro Girardi, che ribadisce «la piena convinzione nella bontà dei provvedimenti adottati».


La ricostruzione dei fatti

Gli avvocati di Perrone, Filippo Distasio e Francesco Paolo Mingrino del Foro di Torino, ripercorrono l’origine della vicenda, che avrebbe preso avvio nel maggio scorso, quando la dirigente presentò alcune denunce relative a presunte irregolarità in appalti e contratti pubblici dell’Ulss 5.

Fino a quel momento, sottolineano i legali, l’ingegnere non aveva mai ricevuto alcuna sanzione disciplinare in tutta la carriera – neppure un richiamo verbale – e le valutazioni sul suo operato erano sempre state eccellenti, sia sul piano individuale che organizzativo.

Dal mese di giugno, però, iniziano a susseguirsi nei suoi confronti diversi procedimenti disciplinari. L’azienda avvia inoltre un procedimento per l’accertamento di responsabilità dirigenziale con richiesta di risoluzione del rapporto di lavoro.

Su questo punto si pronuncia il Comitato dei Garanti della Regione Veneto che, l’11 novembre 2025, esprime un parere negativo, ritenendo non attuabile la volontà dell’azienda di licenziare la dirigente. Nonostante ciò, il 27 novembre le viene notificato il provvedimento di “licenziamento disciplinare senza preavviso”, firmato il 10 novembre dal direttore generale. La comunicazione giunge dopo le elezioni regionali del 23 e 24 novembre.

Nel frattempo, Perrone era stata sospesa cautelativamente dal 1° settembre al 30 novembre. Terminato il periodo di sospensione, si è regolarmente presentata al lavoro il 1° dicembre, ritenendo – secondo la sua difesa – che il licenziamento non fosse ancora esecutivo.

«In assenza di un atto deliberativo che rendesse esecutivo il provvedimento – spiegano i legali – la dirigente si è recata in servizio dal 1° al 5 dicembre, in conformità alle normative vigenti e al codice di comportamento aziendale». Una posizione, questa, che l’azienda non condivide, affermando invece di aver seguito correttamente le procedure.


L’epilogo: l’intervento della polizia

Ogni giorno, l’ingegner Perrone si recava dalla sua abitazione a Treviso agli uffici di Rovigo. Ma venerdì scorso, la Direzione Strategica ha richiesto l’intervento della Questura di Rovigo per farla allontanare dalla sede. Gli agenti sono intervenuti e l’hanno invitata ad abbandonare l’edificio. Una scena avvenuta davanti a numerosi testimoni, che ha colpito profondamente non solo la protagonista, ma anche i colleghi presenti.

Sul piano legale, Perrone è assistita dai due avvocati anche nella causa di lavoro avviata contro l’Ulss 5 Polesana, iniziata a seguito di un contestato trasferimento per presunta “incompatibilità ambientale” dalla sua unità dirigenziale, e culminata con il licenziamento disciplinare senza preavviso, impugnato dai legali.


La posizione dell’azienda

L’Ulss, tramite il direttore generale Pietro Girardi, sceglie di non entrare nel merito delle dichiarazioni della dirigente. «L’azienda – dichiara – non ritiene opportuno replicare in questa sede. È pienamente convinta della correttezza dei provvedimenti adottati, a tutela degli utenti e della salute della comunità, che difenderà nelle sedi competenti».

Il caso, dunque, è destinato a proseguire nelle aule di giustizia, dove si deciderà se il licenziamento è stato legittimo o meno. Una vicenda che promette di avere ancora molti capitoli.



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