Ma quando tornò a casa, fu accolto da un dettaglio sconcertante: la sua borsa da viaggio, la stessa che aveva portato con sé durante il presunto “viaggio di lavoro”, era appesa a un gancio all’ingresso.
E nel corridoio, al posto delle scarpe di sua moglie, c’era un paio di scarpe da uomo che non aveva mai visto prima.
— Svetlana? — chiamò con voce incerta, mentre la bocca gli si faceva secca.
Dalla cucina arrivò il tintinnio delle stoviglie, seguito da passi leggeri.
Ma a sorpresa… non era sua moglie a comparire.
Un uomo alto, con i capelli grigi e un sorriso sicuro di sé, apparve nel corridoio dell’appartamento.
Indossava l’accappatoio di Stepan.
— Chi sei? — chiese Stepan, sentendo salire la rabbia.
— Boris, — rispose con calma l’uomo, porgendogli la mano.
— Un amico di Svetlana.
O forse… qualcosa di più, dopo questa settimana.
Stepan rimase immobile, la mano dell’altro sospesa a mezz’aria. Non la strinse.
— Dov’è mia moglie?
— Sotto la doccia, — rispose Boris con tono sereno.
— Entra pure. In fondo, è casa tua.
Stepan varcò la soglia come uno sconosciuto nella propria casa. Tutto sembrava al suo posto, ma qualcosa di profondo era cambiato.
Sul tavolino del soggiorno c’erano due bicchieri di vino a metà e candele consumate.
Poco dopo, Svetlana uscì dal bagno, avvolta in un asciugamano, con i capelli ancora bagnati.
Quando lo vide, non sembrò affatto sorpresa.
— Sei tornato, finalmente.
Com’è andato il “viaggio di lavoro”?
Il tono era così calmo che Stepan sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
— Cosa ci fa questo tizio in casa nostra?! — esplose.
— Boris?
Un collega dell’ufficio.
Molto dotato in vari ambiti — rispose lei con un sorriso enigmatico.
Si è preso cura di me, mentre tu… eri impegnato.
— E perché indossa il mio accappatoio?!
— Perché il suo è in lavatrice.
Se avessi saputo che tornavi oggi, gli avrei chiesto di andarsene prima.
Boris alzò le spalle e tornò tranquillamente in cucina.
— Sei impazzita?! — sibilò Stepan.
Porti uomini in casa nostra?!
Svetlana lo fissò a lungo, con un’espressione che lui non le aveva mai visto prima.
— Strano che proprio tu dica questo.
Abbiamo regole diverse, Stepa?
Tu puoi passare una settimana al mare con Larisa, e io non posso avere compagnia mentre sei via?
Stepan sentì il terreno mancare sotto i piedi.
— Di cosa stai parlando?
— Ti prego, risparmiami la sceneggiata.
So tutto di Larisa. Dell’appartamento che le hai affittato. Delle vostre gite.
Lo so da sei mesi.
Forse da più tempo di quanto tu sappia di Boris.
— Come… come lo sai?
— È una città piccola, Stepa.
E le mie amiche hanno occhi molto attenti.
— E questa è la tua vendetta?!
Andare a letto con questo tizio?!
Svetlana si strinse meglio l’asciugamano attorno al corpo.
— Non è una vendetta.
È un adeguamento.
Ho capito che il nostro matrimonio è finito da tempo.
Tu vivi come vuoi. E io… ho deciso di fare lo stesso.
— Voglio che se ne vada subito! — urlò Stepan.
In quel momento, Boris uscì dalla cucina con una tazza di tè in mano.
— Credo sia giusto lasciarvi parlare — disse, calmo.
Svetlana, grazie per la splendida settimana.
Ti chiamo domani.
Entrò nella camera da letto e ne uscì poco dopo, vestito.
Passò accanto a Stepan senza nemmeno guardarlo e si avvicinò a Svetlana.
Le diede un bacio leggero sulla guancia e se ne andò.
L’appartamento piombò nel silenzio.
— Voglio il divorzio, — disse infine Svetlana.
— Perché sei andata a letto con un altro uomo?! — rise amaramente Stepan.
Pensi che sia una giustificazione valida?
— No, Stepa.
Voglio il divorzio perché non provo più nulla per te.
Neanche rabbia. Solo… indifferenza.
— Non puoi farmi questo!
— Invece sì, posso.
E sai perché?
Perché, a differenza tua, io non dipendo da te.
Hai detto ai tuoi amici là vicino ai garage:
“Dove dovrei andare? Lei mi riprenderà. Chi altro la vorrebbe?”
Beh… pare che Boris mi voglia.
E anche più uomini di quanto tu possa immaginare.
Stepan la fissò, sconvolto.
— Come hai saputo che ho detto…?
— Qualcuno mi ha inviato un video.
Uno dei tuoi “amici” ha pensato fosse giusto che sapessi la verità.
Che vedessi come ti vanti di tradirmi e mi prendi in giro.
Stepan si lasciò cadere su una sedia.
— Svetlana, possiamo parlarne?
È stato un errore, una sciocchezza…
— No, Stepa.
L’errore è stato restare con te per tutti questi anni.
La sciocchezza è stata pensare di poterti cambiare.
Si avviò verso la camera da letto.
— Stanotte dormi sul divano.
Domani prendi le tue cose e te ne vai.
— Dove dovrei andare? — mormorò lui.
Svetlana si fermò sulla soglia e lo guardò con un sorriso tagliente come ghiaccio.
— Forse da Larisa?
O, come hai detto tu stesso:
“Dove dovrei andare? Lei mi riprenderà. Chi altro la vorrebbe?”
La porta si chiuse dietro di lei.
E Stepan restò solo, seduto in salotto, circondato dai resti di una vita appena andata in pezzi.
Per la prima volta, si rese conto di quanto aveva sottovalutato Svetlana.
E di quanto caro avrebbe pagato quell’errore.
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