Ho 15 anni (penso sia rilevante dire che sono una ragazza) e mia sorella ne ha 17; compirà 18 anni tra un mese. La chiamerò Aubrey. Aubrey è praticamente analfabeta: sa a malapena leggere e scrivere. È autistica e ha diversi disturbi dell’apprendimento, alcuni anche molto gravi. Per questo è estremamente difficile trovare un insegnante disposto a seguirla senza chiedere cifre esorbitanti. Anche il modo in cui viene trattata dalle persone ha avuto un grande impatto su di lei: quando ti senti dire per anni che non sarai mai capace di fare qualcosa, finisci per crederci.
I nostri genitori hanno completamente rinunciato ad Aubrey dopo che ha compiuto dieci anni, considerandola una causa persa. Circa un mese fa ho notato un quaderno molto carino nella sua stanza, con una cinquantina di pagine. Non ci ho dato troppo peso: pensavo fosse qualcosa su cui disegnava, quindi non l’ho aperto.
Io però ho sempre creduto che Aubrey potesse imparare a leggere, anche se non l’ho mai detto apertamente. Le leggevo spesso, ed è diventata una cosa solo nostra: in macchina, a casa, ogni volta che ne avevo l’occasione.
Oggi mi ha dato quel quaderno. Dentro c’erano delle lettere. Scriveva due lettere al giorno, una al mattino e una alla sera. Raccontava le sue giornate e il modo in cui stava imparando a leggere. Ha dedicato l’intero quaderno a me. Ha imparato a leggere e scrivere da sola, e il fatto che io le leggessi l’ha aiutata moltissimo, perché seguiva le parole con gli occhi.
All’inizio l’ortografia era davvero pessima, ma migliorava lentamente pagina dopo pagina. È probabilmente la sensazione più bella che abbia mai provato. Alla fine del quaderno l’ortografia era davvero buona, con solo qualche errore. La calligrafia non è perfetta, ma per me era la cosa più bella che avessi mai visto. Aubrey mi ha regalato tutto questo, dedicandolo interamente a me. Ho letto tutte le lettere ad alta voce e le adoro. Le adoro profondamente.
Ho mostrato il quaderno ai nostri genitori e sono rimasti senza parole. Hanno iniziato a farle i complimenti e a chiederle come avesse fatto, soprattutto perché era qualcosa che credevano non sarebbe mai stata in grado di fare. Volevo solo raccontarlo a qualcuno, perché non sono mai stata così orgogliosa in tutta la mia vita.



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