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Missili colpiscono Betlemme e altre città, testimonianze di paura e isolamento durante l’attacco Israele-Iran. La popolazione vive momenti drammatici senza possibilità di fuga



“Missili ovunque, siamo come in una prigione”. Queste sono le parole di Maria (nome di fantasia), residente a Betlemme, che descrivono la drammatica situazione vissuta nella città durante gli attacchi missilistici tra Israele e Iran. La tensione nella regione è alle stelle dopo che oltre 150 missili balistici iraniani hanno attraversato i cieli sopra diverse città della Palestina storica, tra cui Gerusalemme, Hebron, Tel Aviv e la stessa Betlemme. Alcuni di questi non sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano, aumentando il rischio per la popolazione civile.



La risposta iraniana arriva dopo un attacco israeliano che ha colpito la Repubblica Islamica, causando almeno 78 morti e 329 feriti. La situazione è degenerata rapidamente, lasciando i civili intrappolati in un clima di paura e insicurezza.

“Adesso siamo a casa dei nostri vicini, siamo seduti insieme. Abbiamo sentito che ci sarà una terza ondata di missili. I missili sono passati sopra la nostra testa”, racconta Maria, che descrive la difficoltà di trovare un rifugio sicuro in Cisgiordania, dove non esistono strutture protettive adeguate. “Israele da ieri ha chiuso le strade, tutti i checkpoint, nessuno può muoversi da Betlemme. Per i miei figli è un trauma, durante la seconda scarica di missili li abbiamo sentiti cadere veramente vicini. Niente di tutto ciò è divertente.”

L’Autorità Palestinese, per la prima volta, ha emesso un’allerta per invitare i cittadini a rimanere in casa. Tuttavia, questo non è sufficiente per garantire la sicurezza della popolazione. “Due bambini sono finiti in ospedale perché un missile è caduto su una casa ad Hebron”, aggiunge la donna.

Anche dal campo profughi di Deshesh, situato nella periferia di Betlemme, arrivano testimonianze drammatiche. Mohammed (nome di fantasia) descrive una situazione di totale isolamento: “Abbiamo visto arrivare missili dappertutto, ogni dieci minuti arrivavano al sud, al nord, in tutte le direzioni. Il cielo era pieno. Hanno chiuso tutto, bloccato tutto, c’è gente che sta in periferia che non può raggiungere Betlemme, non si può andare all’ospedale. Siamo bloccati in prigione.”

Anche chi cerca riparo in luoghi simbolici della città non si sente al sicuro. Ramy (nome di fantasia), rifugiato nella Chiesa della Natività, racconta: “Non sappiamo che succede, non sappiamo cosa sarà il futuro, la situazione è sempre più pericolosa in ogni angolo della regione.”

Nel frattempo, Israele ha intensificato i bombardamenti sulla capitale iraniana e continua a colpire la Striscia di Gaza, che da tre giorni è sotto un totale blackout. La mancanza di elettricità e comunicazioni aggrava ulteriormente le condizioni di vita già precarie della popolazione.

A Betlemme, la situazione resta critica. Marouan, un altro residente della città, esprime il suo sconforto: “Stiamo ancora bene. Non so cosa dire, ma la situazione è difficile. I missili stanno passando sopra la mia casa, molto vicino. Pensi che il mondo si preoccupi di noi palestinesi o delle nostre vite? È un mondo ipocrita e bugiardo. Vorrei poter uscire da questo incubo. Sono stanco.”



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