La comunità sportiva internazionale è in lutto per la tragica perdita di Mohammad Shalaan, ex giocatore di basket della nazionale palestinese, ucciso a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, mentre cercava di procurarsi cibo e medicinali per sua figlia gravemente malata. L’episodio ha scosso profondamente non solo il mondo dello sport, ma anche l’intera Palestina, dove Shalaan era considerato un simbolo di talento e dedizione.
Secondo quanto riportato dalla Federazione palestinese di pallacanestro, il quarantenne è stato colpito a morte da un cecchino dell’esercito israeliano. La sua morte è avvenuta mentre cercava disperatamente di reperire risorse per aiutare la figlia Maryam, affetta da insufficienza renale e setticemia. La bambina, che ha solo sei anni, ora si trova a dover affrontare una situazione estremamente difficile dopo la perdita del padre.
Shalaan, soprannominato “il Terremoto” per il suo stile di gioco energico e determinato, è stato uno dei protagonisti principali della pallacanestro palestinese tra il 2005 e il 2012. Nel corso della sua carriera ha giocato per diversi club locali e ha conquistato numerosi titoli, tra cui due Premier League, una Coppa della Striscia di Gaza e due Supercoppe. La sua figura rappresentava un faro di speranza e orgoglio per il popolo palestinese, che lo considerava un vero e proprio idolo sportivo.
La Federazione ha espresso il proprio dolore con un comunicato ufficiale, descrivendo Shalaan come una vittima delle privazioni che affliggono quotidianamente gli abitanti di Gaza. “Mohammad, soprannominato ‘il Terremoto’ in campo, è caduto martire della fame e delle privazioni, lasciando sei figli, tra cui la figlia di sei anni Mariam, affetta da insufficienza renale e setticemia, che lotta da sola con un destino incerto dopo la tragica morte del padre”, si legge nel comunicato.
La morte di Shalaan segue di pochi giorni quella di Suleiman Al-Obaid, altro sportivo palestinese ucciso in circostanze simili. Al-Obaid, calciatore soprannominato “il Pelé della Palestina”, aveva rappresentato la nazionale nel torneo storico della Coppa d’Asia del 2015. Anche lui è stato colpito mortalmente mentre era in fila per ottenere cibo per la sua famiglia. Questi eventi sottolineano la gravità della crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione di Gaza, dove si stima che oltre 600 atleti palestinesi siano stati uccisi dal 7 ottobre 2023.
Nei mesi precedenti alla sua morte, Shalaan aveva lanciato appelli alla comunità internazionale per ottenere l’autorizzazione a lasciare Gaza con lo scopo di curare sua figlia. Nonostante le sue richieste accorate, non era riuscito a trovare una soluzione per garantire le cure mediche necessarie alla bambina. La sua tragica fine evidenzia ancora una volta le difficoltà insormontabili che molte famiglie palestinesi devono affrontare quotidianamente.
La situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare, con un numero crescente di vittime tra i civili e gli sportivi, che spesso si trovano in prima linea nel tentativo di sopravvivere alle condizioni disumane imposte dal conflitto. La comunità internazionale è chiamata a riflettere su questa crisi e a cercare soluzioni concrete per alleviare le sofferenze della popolazione locale.
La figura di Mohammad Shalaan rimarrà impressa nella memoria collettiva non solo per i suoi successi sportivi, ma anche per il coraggio dimostrato nel tentativo di proteggere la sua famiglia. La sua storia è un simbolo delle difficoltà quotidiane che milioni di persone affrontano nella regione e rappresenta un monito per il mondo intero sulla necessità di intervenire per porre fine a questa tragedia umanitaria.



Add comment