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Monreale, folla ai funerali dei ragazzi uccisi: l’abbraccio degli amici “Nessuno muore nel cuore di chi ama”



Venerdì 2 maggio, la comunità di Monreale si è riunita per rendere omaggio a Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, i tre ragazzi uccisi recentemente in una sparatoria. La cerimonia funebre si è svolta nella cattedrale della città, dove le bare dei giovani sono state accolte con un applauso commovente. Un gruppo di amici delle vittime ha esposto uno striscione con le loro immagini e la frase: “Nessuno muore nel cuore di chi resta”.



Le indagini hanno portato all’arresto di Salvatore Calvaruso, un diciannovenne coinvolto nel triplice omicidio, mentre si cercano altri possibili complici. Per permettere a chi non è riuscito a entrare nella cattedrale di partecipare alla cerimonia, è stato allestito un maxischermo all’esterno. La funzione è stata officiata dall’arcivescovo Gualtiero Isacchi, che ha espresso il suo dolore per l’accaduto.

Durante l’omelia, l’arcivescovo ha sottolineato la gravità della violenza che permea la società attuale: “Essere qui, davanti ai corpi senza vita di Andrea, Salvatore e Massimo, ci pone brutalmente di fronte alla gravità della situazione sociale nella quale siamo immersi, caratterizzata troppo spesso dalla violenza”. Ha evidenziato come la mancanza di dialogo e ascolto conduca rapidamente ad atti di violenza: “Non sappiamo più parlare, dobbiamo urlare, non sappiamo più dialogare, dobbiamo inveire; non sappiamo ascoltare, dobbiamo imporci. Da qui, agli atti di violenza fisica e di morte il passo è veramente breve come ci mostra la cronaca quotidiana”.

L’arcivescovo ha esortato a un cambiamento radicale per contrastare la diffusione della violenza: “Pare che nessun luogo o comunità possa essere immune da un tale contagio di violenza. Dobbiamo compiere una decisa e radicale inversione di marcia. Ma da dove partire – ha proseguito l’arcivescovo -. Il Vangelo che è stato proclamato, ci ha riportati ai piedi del Santissimo Crocifisso al quale, da 400 anni, Monreale con fede chiede grazia”.

Ha riflettuto sul significato della celebrazione e sulla necessità di giustizia: “Noi sappiamo che la croce è salvezza e che il sacrificio di Cristo ci ha donato la vittoria sulla morte, e sappiamo che stiamo celebrando la vita. Le morti di Andrea, Salvatore e Massimo ci interrogano: perché tanta violenza? In questa celebrazione ripetiamo la richiesta che martedì sera è risuonata più volte per le strade di Monreale: giustizia”.

Il dolore dei familiari delle vittime è stato palpabile durante la cerimonia. La madre di Massimo Pirozzo ha condiviso il suo strazio: “Nessuna mamma deve vivere quello che stiamo passando noi: Massimo era beddu come u suli (era bello come il sole, ndr). Era una persona altruista e buona e felice. Era di tutti”.

La cognata di Andrea Miceli ha lanciato un appello ai giovani e alle istituzioni: “Voglio fare un appello, uno ai giovani e uno alle istituzioni. Chiedo ai giovani di pensare alla vostra vita. Quando vi stanno rubando una macchina o un telefono andatevene, scappate”.

Ha poi rivolto un messaggio alle autorità: “E voglio fare un appello alle istituzioni e allo Stato, che ci devono ascoltare: quella sera non c’era neanche una pattuglia. Lo Stato deve essere più presente. – ha aggiunto – Perché può succedere domani e lì potrebbe esserci un nostro fratello, un nostro nipote. Chiediamo giustizia”.



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