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Morte dell’hostess a Vienna, il legale: “Sette ore di silenzio dal compagno prima di avvisarci, serve trasparenza”



La famiglia di Aurora Maniscalco, hostess palermitana di 24 anni, ha presentato due esposti — uno alla Procura di Vienna e uno alla Procura di Palermo — per accertare la verità sulla morte di Aurora, precipitata la notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno da un balcone al terzo piano nella città di Vienna.



Le autorità locali avevano inizialmente archiviato il caso come suicidio e volevano restituire la salma ai familiari, ma la famiglia ha chiesto un’autopsia urgente, ritenendo necessario un approfondimento medico-legale per chiarire le cause della caduta. L’avvocato di parte, Alberto Raffadale, ha sottolineato che la richiesta non mira a interferire con l’indagine austriaca, ma a completarla: “abbiamo chiesto l’autopsia, sarebbe un passo avanti perché vorrebbe dire che i medici nutrono qualche dubbio”, ha dichiarato  .

La seconda questione posta dalla famiglia riguarda il comportamento del compagno di Aurora, presente nell’appartamento al momento del tragico evento. Secondo quanto ricostruito, subito dopo la caduta avrebbe contattato immediatamente i suoi genitori, mentre avrebbe atteso ben sette ore prima di avvisare la famiglia di Aurora. Tale circostanza ha suscitato forti sospetti, spingendo i legali a includere nel nuovo esposto una richiesta di indagine sull’operato del compagno.

Alla domanda se la famiglia considerasse credibile la tesi del suicidio, il legale ha replicato pubblicamente: “La famiglia sa di avere una figlia splendida e in carriera. Sta studiando il tedesco per migliorare la sua posizione, perché dovrebbe suicidarsi? Il dubbio nasce” . Tale frase traduce la perplessità dei genitori, che non individuano alcun motivo per un gesto estremo.

Altro elemento rilevante: la Procura di Vienna, in un primo momento, avrebbe disposto l’archiviazione senza effettuare un sopralluogo nell’appartamento in cui Aurora era caduta. Secondo i familiari, un’ispezione dell’abitazione avrebbe potuto rivelare prove utili: dai segni di colluttazione, alla disposizione degli arredi, fino alla presenza di oggetti rotti o spostati, tutti elementi che potrebbero far luce sulle dinamiche della morte.

Secondo il legale, inoltre, il ritardo con cui il compagno ha informato i genitori di Aurora («ha chiamato la famiglia della vittima dopo sette ore mentre ha chiamato i suoi genitori subito») ha impedito ai familiari di intervenire prontamente sul luogo dei fatti, complicando anche la gestione del rimpatrio della salma per mancanza di voli diretti da Palermo a Vienna  .

Pur comprendendo che lo stato emotivo di una persona che assiste a un crollo così drammatico può incidere sui tempi di reazione, la famiglia intende che ogni circostanza venga esaminata con rigore. Il compagno, contattato in più occasioni, non avrebbe fornito spiegazioni soddisfacenti secondo i legali, elemento che contribuisce alla richiesta di chiarezza.

L’autopsia è ora ritenuta indispensabile affinché emergano eventuali tracce patologiche, violente o manipolative, capaci di confermare o escludere il suicidio. Un esame esteso sarebbe utile entro pochi giorni dalla morte: un ritardo superiore limiterebbe il valore delle evidenze scientifiche.

Le autorità viennesi dovranno stabilire ora se accogliere le richieste della famiglia Maniscalco, aprendo un’inchiesta più approfondita. In parallelo, la Procura di Palermo dovrà valutare se sussistono profili di competenza penale in Italia, soprattutto in relazione al comportamento del compagno e ai ritardi nella comunicazione del lutto ai genitori di Aurora.



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