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Neonata morta ad Acerra: il capo insanguinato sarebbe stato individuato in clinica e non a casa



Il caso della tragica morte di una bambina di 9 mesi ad Acerra, avvenuta tra il 15 e il 16 febbraio, continua a sollevare interrogativi e preoccupazioni. Recentemente, è emerso che il pigiamino insanguinato della piccola non è stato rinvenuto nell’abitazione della famiglia, ma in un cassonetto della clinica Villa dei Fiori, dove la neonata era stata portata dal padre. Questo particolare ha portato a ipotizzare che il 25enne avesse cambiato la figlia prima di recarsi in ospedale.



Attualmente, il padre della bambina è l’unico indagato per omicidio colposo. Secondo quanto riportato nel conferimento dell’incarico per l’autopsia, l’accusa sostiene che, in qualità di genitore, egli non avrebbe vigilato adeguatamente sul proprio cane pitbull, che avrebbe aggredito la minore, provocandole ferite letali. Il padre, ancora in attesa di essere ascoltato dalla Procura di Nola, si trova al centro delle indagini.

Il ritrovamento del pigiamino insanguinato era stato annunciato il 4 marzo dal Tgr, che aveva riferito che l’indumento era stato trovato “nei sacchetti dell’immondizia” prima di essere conferito in discarica. Tuttavia, l’avvocato Luigi Montano, che difende il barista 25enne, ha dichiarato che nei verbali di sequestro non risulta alcuna traccia di tutine o pigiami. Secondo le informazioni trapelate, il vestito non sarebbe stato rinvenuto né nell’abitazione né nelle immediate vicinanze, ma nella spazzatura della clinica, suggerendo che potrebbe essere stato scartato dal personale sanitario.

Il procuratore di Nola, Marco Del Gaudio, ha recentemente dichiarato che “le indagini sono quasi concluse” e ha messo in guardia contro la diffusione di notizie false, alcune generate tramite intelligenza artificiale. Ha sottolineato l’importanza di rispettare la presunzione di innocenza, affermando: “I processi non si fanno sui media: ci vuole tempo. Serve prudenza e aspettare gli esiti delle indagini.”

Negli ultimi giorni, sui social network sono circolate diverse immagini, erroneamente attribuite alla piccola deceduta insieme al cane di famiglia, nel tentativo di “scagionare” il pitbull. Tuttavia, queste fotografie risultano essere state prelevate da Internet e risalenti a diversi anni fa, non avendo alcun legame con il caso di Acerra. In particolare, una delle immagini, che mostra una neonata con un pitbull grigio, è già presente su un canale YouTube dal 2022.

Le circostanze relative alla morte della bambina rimangono complesse. Nelle prime ore del 16 febbraio, il padre ha portato la piccola alla clinica Villa dei Fiori, raccontando di essersi addormentato con lei accanto e di averla trovata a terra in una pozza di sangue al suo risveglio. L’uomo ha affermato di aver creduto che la bimba fosse ancora viva, nonostante sia probabile che fosse già deceduta da diversi minuti.

L’autopsia ha rivelato ferite sul corpo della neonata compatibili con i morsi di un cane. I medici hanno indicato che il decesso risalirebbe a circa mezz’ora prima, probabilmente a causa della rottura dell’osso del collo. Tuttavia, le cause esatte della morte devono ancora essere confermate attraverso l’autopsia, che dovrà stabilire se i morsi siano stati inflitti post mortem, in seguito a una caduta dalla quale la bambina ha riportato lesioni fatali, oppure se le ferite siano state causate dall’attacco del cane.

In attesa di chiarimenti, si stanno effettuando anche test sulle feci dei due cani presenti nell’abitazione, il pitbull Tyson e la meticcia Laika, per cercare tracce organiche della bambina. Inoltre, i risultati del test del DNA sono ancora in fase di elaborazione, per confrontare il materiale genetico reperito sul corpo della piccola con quello del pitbull. L’incarico per tale analisi è stato conferito il 26 febbraio, e i consulenti hanno richiesto fino a 40 giorni per completare gli esami.

Il caso continua a suscitare interesse e preoccupazione, mentre la comunità attende risposte chiare e definitive riguardo alle circostanze della morte della piccola. La vicenda evidenzia l’importanza di un’indagine approfondita e accurata, al fine di garantire giustizia e protezione per i più vulnerabili.



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