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“Non erano gli scienziati a decidere, ma lui e Conte” – Commissione Covid, documenti inchiodano Conte e Speranza



Durante l’audizione del 15 aprile scorso, recentemente desecretata, il professor Giuseppe Ippolito, ex direttore generale per la ricerca e l’innovazione in sanità del Ministero della Salute e membro della task force Coronavirus, ha sollevato gravi interrogativi sulla gestione dell’emergenza sanitaria da parte del governo giallorosso. La mancanza di una chiara catena di comando è stata identificata come uno dei principali problemi che hanno ostacolato una risposta efficace alla pandemia di Covid-19.



Ippolito ha evidenziato che all’interno della task force non erano in grado di prendere decisioni autonome. Ha affermato: “Noi non decidevamo alcunché”, facendo riferimento all’assenza di un atto formale di costituzione della task force, limitata a un semplice comunicato stampa del ministro Roberto Speranza. Questa confusione ha portato a una gestione inefficace, con partecipanti diversi a seconda degli argomenti da trattare, creando un ambiente di lavoro disorganizzato.

Uno dei punti più critici emersi dall’audizione riguarda la disponibilità di ventilatori. Ippolito ha riferito che “i ventilatori non c’erano”, e ha raccontato come, il 17 marzo, l’Unione Europea avesse promesso di occuparsi della situazione, affermando: “ghe pensi mi” (in milanese, “ci penso io”). Tuttavia, il primo ordine di ventilatori effettuato dagli Stati membri non è partito prima di maggio, con le prime consegne che sono arrivate solo a luglio, risultando quindi tardive per affrontare l’emergenza.

Il professor Ippolito ha anche discusso le modalità di attuazione del lockdown, difeso come misura necessaria, ma criticato per le sue tempistiche. Ha spiegato che “il lockdown è stato attuato in due momenti diversi” e che i lockdown selettivi non sono stati efficaci, in particolare in aree densamente popolate. Questa strategia ha portato a un aumento dei contagi e a una pressione eccessiva sugli ospedali, che, secondo Ippolito, hanno “fatto da concentratori di casi”. Ha suggerito che, se i pazienti fossero stati lasciati a casa, avrebbero potuto avere risultati migliori.

Un altro aspetto sollevato durante l’audizione è stato il piano pandemico del 2006, che secondo Ippolito avrebbe dovuto essere attivato, poiché il Covid-19 si comportava in modo simile all’influenza. Questa affermazione contrasta con quanto sostenuto dall’allora ministro Speranza, il quale aveva dichiarato che il piano non era pertinente.

Le dichiarazioni di Ippolito hanno suscitato reazioni forti tra le fila di Fratelli d’Italia. La capogruppo di Fdi in Commissione, Alice Buonguerrieri, ha affermato che la desecretazione dell’audizione rappresenta “un altro colpo inferto all’allora governo Conte e al ministro Speranza”. Ha sottolineato come Ippolito abbia smentito l’affermazione di Speranza secondo cui le scelte governative fossero guidate dalla scienza, dichiarando: “Noi fornivamo pareri e la politica decideva cosa farci”.

In merito alla mancata attuazione del piano pandemico, Buonguerrieri ha ribadito che “il ministro Speranza può dire cosa vuole”, evidenziando che le decisioni finali erano in mano alla politica. Questa affermazione è stata vista come un tentativo da parte di Speranza di scaricare la responsabilità della gestione della pandemia sul mondo scientifico, piuttosto che assumersene il carico.

Anche Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Covid, ha espresso preoccupazione per l’approccio adottato dal governo, definendolo “improvvisato e tardivo”. Ha dichiarato che la situazione è di “una gravità inaudita” e che l’allora governo dovrà rispondere politicamente agli italiani per la sua gestione “raffazzonata e dilettantesca”.

Francesco Ciancitto, deputato di Fdi e vicepresidente della Commissione Covid, ha descritto come “sconcertante e preoccupante” scoprire che gli esperti non erano “istituzionalmente coinvolti nelle decisioni da adottare”. Questa mancanza di integrazione tra politica e scienza ha contribuito a creare un quadro disarmante, secondo Ciancitto.



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