Mentre il Paese si mobilita in manifestazioni di solidarietà, altre barche stanno partendo dall’Italia per unirsi alla missione della Global Sumud Flotilla, attualmente ancorata in Grecia, nei pressi di Creta. Due nuove imbarcazioni, ormeggiate a Otranto e Catania, sono pronte a salpare domani con l’obiettivo di fornire aiuti umanitari a Gaza e di rompere il blocco imposto da Israele.
La nuova iniziativa della Freedom Flotilla Coalition coinvolge circa un centinaio di persone, tra cui attivisti, cittadini, medici, infermieri, giornalisti e politici. La nave ammiraglia, denominata Conscience, battente bandiera di Timor Est, è attualmente attraccata a Otranto e può ospitare fino a 100 persone. L’equipaggio proviene dalla Turchia e ha già vissuto un’esperienza traumatica: il 2 maggio scorso, la Conscience è stata bombardata da droni mentre si trovava in acque internazionali, subendo danni significativi.
La partenza della Freedom Flotilla Italia, inizialmente prevista per oggi, è stata posticipata a causa delle avverse condizioni meteorologiche. La Conscience agirà come nave di assistenza sanitaria e dovrebbe essere l’ultima a salpare, prevista per il 29 o 30 settembre. Due barche a vela, invece, partiranno domani pomeriggio dal porto pugliese e, dopo un giorno di navigazione, raggiungeranno Corfù prima di unirsi al resto della flotta nei pressi di Creta.
Negli ultimi giorni, droni non identificati, presumibilmente di origine israeliana, hanno sorvolato le imbarcazioni della Flotilla come avvertimento. La notte scorsa si è verificato un attacco particolarmente aggressivo, con il lancio di bombe sonore e materiali urticanti. Sebbene alcune barche a vela abbiano subito danni, non ci sono stati feriti.
In precedenti tentativi di raggiungere la Striscia di Gaza, l’esercito israeliano aveva intercettato e bloccato la nave Handala della Freedom Flotilla Coalition, fermando anche i membri dell’equipaggio. La situazione attuale è fluida e le prossime notti saranno decisive. Se una delle barche dovesse subire gravi danni, potrebbe essere costretta a interrompere la traversata. Le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha condannato l’attacco alla Sumud Flotilla, non sembrano alleviare le preoccupazioni. Anche l’invio della fregata Fasan della Marina Militare per eventuali operazioni di soccorso non garantisce la sicurezza.
Attualmente, il piano prevede di portare gli aiuti direttamente a Gaza, attraverso trasbordi su gommoni, ignorando la richiesta di Israele di sbarcare al porto di Ashkelon. Il ministro degli Esteri israeliano ha espresso dispiacere per il rifiuto della Global Sumud Flotilla di accettare la proposta di trasferire gli aiuti in modo coordinato e pacifico. Secondo Tel Aviv, ciò evidenzia la mancanza di buona fede da parte dei membri della flottiglia e la loro presunta collusione con Hamas.
A bordo di una delle due barche a vela ormeggiate a Otranto, c’è anche Nino Rocca, un attivista palermitano di 77 anni e professore di storia e filosofia in pensione. Rocca, impegnato in tematiche sociali, ha già completato tutte le procedure per imbarcarsi. “Attualmente sulla barca siamo in quattro, non so se arriveranno altri attivisti. Dovremmo partire domani pomeriggio, abbiamo ritardato per il vento di scirocco”, ha dichiarato in un’intervista.
Per Rocca, la partenza è essenziale, nonostante i rischi. “Ho scelto di prendere parte alla missione per le nuove generazioni, per mio figlio e i miei nipoti. Se non facciamo qualcosa, il mondo di domani sarà governato dalla legge della giungla, senza rispetto per i diritti umani. La Palestina rappresenta un simbolo di lotta per i diritti umani, e non è l’unico luogo dove si verificano atrocità”.
Rocca è consapevole che la traversata durerà almeno 15 giorni. Rifiuta la proposta di Tel Aviv di consegnare gli aiuti a Ashkelon, affermando che i viveri e le medicine non arriverebbero a destinazione. “È un piccolo segnale di cambiamento, ma non possiamo fidarci”, ha aggiunto.
L’attivista è anche cosciente dei rischi rappresentati dai droni israeliani, considerati una forma di intimidazione. “Queste sono minacce, sicuramente israeliane. Ma Tel Aviv sta diventando sempre più isolata a livello internazionale. Sempre più Paesi riconoscono la Palestina e Netanyahu dovrà trovare un modo per riacquistare credibilità”, ha affermato.
Ieri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante un intervento all’Assemblea delle Nazioni Unite, ha annunciato la proposta di un riconoscimento ‘condizionato’ dello Stato di Palestina, una mossa vista come un tentativo di rispondere alle pressioni interne.
Rocca conclude affermando che il sostegno alla Global Sumud Flotilla da parte del governo è stato scarso. “Se i civili si imbarcano per un’azione umanitaria, non ricevono alcuna protezione. Se il genocidio viene tollerato, non ci sarà più alcun rispetto per i diritti umani”.


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