Durante una recente conferenza stampa al Parlamento europeo, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (Bce), ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo al Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ha affermato: “Non ho davvero un’opinione sul Mes, perché è stato concepito in altri tempi e per altri scopi. Il mio unico auspicio riguardo al Mes è che venga ratificato da tutti gli Stati membri. C’è un solo Paese che non ha proceduto alla ratifica e che impedisce al Mes di adempiere alla sua funzione, ossia agire come meccanismo di sostegno sia per gli Stati medesimi sia, eventualmente, per le istituzioni finanziarie.” Questo riferimento è chiaramente rivolto all’Italia, dove il Mes ha sempre incontrato l’opposizione della coalizione di centrodestra.
Le parole di Lagarde hanno suscitato reazioni, in particolare considerando le sue precedenti affermazioni che hanno generato tensioni in Italia. In passato, la presidente della Bce aveva dichiarato che lo spread non rappresentava un problema per l’istituzione, in un momento in cui il debito sovrano italiano era sotto attacco da parte della speculazione finanziaria. Recentemente, ha ribadito l’importanza dell’autonomia della Bce rispetto al potere politico, un’affermazione che ha sollevato interrogativi sulla sua posizione in un contesto di crescente pressione politica.
La posizione di Lagarde sembra essere stata influenzata dalle pressioni esercitate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei confronti di Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, riguardo alla necessità di una politica monetaria meno restrittiva per l’economia americana. Questo contesto mette in evidenza l’importanza dell’indipendenza delle banche centrali nelle democrazie liberali, dove è fondamentale che gli istituti di emissione mantengano una separazione netta dal potere politico.
L’autonomia delle banche centrali è giustificata dal fatto che il potere politico tende a cercare il consenso immediato degli elettori, mentre le banche centrali sono chiamate a preservare il potere d’acquisto della moneta attraverso il monitoraggio dell’inflazione. Le banche centrali utilizzano strumenti tecnici, come le manovre sui tassi d’interesse, per raggiungere i loro obiettivi. Quando l’inflazione supera il target stabilito, solitamente fissato al 2%, le banche centrali aumentano i tassi di interesse, il che comporta un incremento del costo dei finanziamenti per famiglie e imprese. Questo, a sua volta, riduce la propensione al consumo e agli investimenti, contribuendo a raffreddare l’economia e a contenere l’inflazione.
Al contrario, in situazioni di stagnazione economica e inflazione al di sotto del target, le banche centrali tendono ad allentare la restrizione creditizia, abbassando i tassi d’interesse per stimolare il consumo e gli investimenti. Una riduzione del costo del denaro incoraggia le famiglie a investire in beni durevoli e le aziende a rinnovare i propri macchinari.
Tuttavia, esiste un conflitto intrinseco tra gli interessi politici e le decisioni di politica monetaria delle banche centrali. La crescita economica è spesso vista come un elemento cruciale per aumentare i consensi elettorali. Pertanto, mentre è fondamentale garantire l’autonomia delle banche centrali nel perseguire obiettivi di lungo termine, è altrettanto legittimo che il governo italiano decida di non ratificare il Mes, considerato da molti uno strumento ormai obsoleto rispetto agli scopi iniziali.
Il Meccanismo europeo di stabilità è stato ideato anche in considerazione del fatto che la Bce, a differenza di altre banche centrali nel mondo, non svolge un ruolo cruciale come creditrice di ultima istanza per garantire la stabilità dei mercati finanziari. Questo aspetto ha portato a una discussione più ampia sulla necessità di riformare il Mes per adattarlo alle esigenze attuali e future dell’Unione Europea.



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