Il tribunale di Milano ha emesso una condanna nei confronti di Laura Ciuladaite, cognata di Alessandro Impagnatiello, per il suo ruolo nella vendita dell’auto utilizzata dopo l’omicidio di Giulia Tramontano, avvenuto nel maggio 2023. La donna dovrà risarcire la famiglia della vittima con una somma pari al valore del veicolo, stimato in 20mila euro.
Secondo la ricostruzione della corte, la vendita della Volkswagen T-Roc da parte di Impagnatiello alla cognata è stata orchestrata con l’obiettivo di sottrarre il bene ai sequestri e alle disposizioni economiche derivanti dalla condanna. L’auto, infatti, era stata utilizzata dall’uomo per trasportare il corpo di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, dopo averla uccisa nella loro abitazione a Senago, in provincia di Milano.
La sorella della vittima, Chiara Tramontano, ha espresso il suo disappunto sui social, definendo la famiglia di Impagnatiello come una “famiglia di assassini ignoranti” e criticando aspramente la possibilità che alcuni membri possano accedere alla giustizia riparativa. In un post pubblico, ha scritto: “Cari giudici, questa è la feccia umana che vorrebbe accedere alla giustizia riparativa. Famiglia di assassini ignoranti.”
La vicenda giudiziaria ha preso forma dopo che gli investigatori hanno scoperto che Impagnatiello, dal carcere, aveva firmato una procura speciale per affidare al fratello Omar la gestione dei suoi beni. Questo ha permesso la vendita dell’auto a sua moglie, Laura Ciuladaite, che successivamente ha denunciato il furto del veicolo nel 2024. Tuttavia, l’assicurazione ha rifiutato di coprire il danno in quanto erano emersi elementi sospetti che indicavano una dinamica non coerente con quanto dichiarato.
Il tribunale ha stabilito che la vendita dell’auto non era altro che un tentativo di eludere le responsabilità economiche derivanti dalla condanna. In primo grado, Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna e al risarcimento della famiglia Tramontano. Tuttavia, l’uomo si è dichiarato nullatenente, complicando il processo di recupero dei danni.
L’avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, ha spiegato che l’obiettivo principale era impedire che l’auto continuasse a circolare, considerando che non era stata completamente sequestrata a causa di un errore procedurale. “Alla famiglia ciò che interessava era che l’auto non girasse più, dato che non era stata sequestrata per un errore. L’azione civile venne portata avanti anche perché la Procura all’epoca aveva disposto solo il sequestro del pianale dove erano state trovate tracce di sangue,” ha dichiarato.
La decisione del tribunale rappresenta un ulteriore passo verso la giustizia per la famiglia Tramontano, che ha vissuto mesi di dolore e indignazione dopo l’omicidio. La vicenda ha suscitato grande attenzione mediatica e sollevato interrogativi sulla gestione dei beni da parte degli imputati in casi di crimini gravi.
Il caso di Giulia Tramontano ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana, non solo per la brutalità dell’omicidio ma anche per le azioni successive messe in atto da Impagnatiello e i suoi familiari per cercare di eludere le conseguenze legali ed economiche. La condanna di Laura Ciuladaite segna un importante capitolo nella ricerca di giustizia per la giovane donna e il bambino che portava in grembo.



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