La proposta di conferire la cittadinanza onoraria alla giurista e funzionaria delle Nazioni Unite Francesca Albanese da parte del consiglio comunale di Torino ha acceso una forte divisione nella Sala Rossa. L’atto — presentato dal gruppo del Movimento 5 Stelle, guidato dalla consigliera Valentina Sganga — mirava a riconoscere l’impegno di Albanese come relatrice speciale per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, ma ha rapidamente incontrato resistenze nell’area del centrosinistra.
Durante la recente riunione dei capigruppo del Consiglio Comunale di Torino è emersa la spaccatura: i gruppi dei Moderati e di Demos — entrambi riferibili all’area maggioritaria — hanno annunciato che non parteciperanno alla discussione dell’atto, mentre il consigliere dem Angelo Catanzaro ha dichiarato che si asterrà. Secondo il regolamento comunale, per l’approvazione è necessario il raggiungimento dei due terzi dei voti dell’assemblea comunale.
Il Movimento 5 Stelle ha chiesto che la mozione venga messa in votazione già nella prossima seduta, sorprendendo gli altri gruppi. Il gruppo dem — composto tra gli altri dai consiglieri Ludovica Cioria, Abdullahi Ahmed, Antonio Ledda e Simone Tosto — ha annunciato il ritiro delle proprie firme a sostegno della proposta. In una nota ufficiale hanno spiegato che «per sostenere davvero, difendere, valorizzare il prezioso lavoro di Francesca Albanese pensiamo che sia sbagliato portare in votazione una proposta … che oggi non avrebbe i numeri per essere approvata». Hanno sottolineato inoltre che «una proposta che nasceva come un positivo dialogo rischia di diventare così una battaglia di parte» e che non intendono «dare adito ad ulteriori polemiche, malignità e strumentalizzazioni sul lavoro indipendente e libero di Francesca Albanese».
Anche la capogruppo di Avs, Sara Diena, ha preso posizione chiedendo «di evitare passi falsi e portare avanti un dialogo con le altre forze politiche, soprattutto di minoranza, affinché questo atto venga approvato senza se e senza ma». Ha aggiunto che «così significa farlo affossare facendo un enorme regalo alla destra e legittimando, di fatto, la campagna di screditamento e di odio nei confronti della dottoressa Albanese che viene perpetrata a livello nazionale e internazionale».
Dal canto suo il Movimento 5 Stelle, attraverso la firma della mozione da parte di Sganga, ha affermato che il voto non riguarda solo l’atto simbolico della cittadinanza onoraria, ma rappresenta «una prova di verità per capire se le istituzioni sono ancora capaci di assumersi la responsabilità delle proprie scelte». La mozione sottolinea l’attività di Albanese come relatrice speciale delle Nazioni Unite e la necessità di riconoscere pubblicamente il suo contributo nella tutela dei diritti umani.
Al momento, il futuro della mozione resta incerto: la ritirata del supporto da parte del Pd e l’assenza annunciata di alcuni gruppi rendono improbabile il raggiungimento della maggioranza qualificata necessaria. La scelta comporta un rischio politico: se la mozione dovesse franare, secondo alcuni osservatori, questo potrebbe essere interpretato come un segnale di debolezza delle istituzioni locali rispetto alle pressioni e alle dinamiche internazionali.
La vicenda evidenzia come anche atti formali – in questo caso un riconoscimento simbolico – possano trasformarsi in terreno di scontro politico interno, soprattutto quando coinvolgono figure esposte a livello internazionale e temi delicati come i diritti umani, il conflitto israelo‑palestinese e la libertà di critica verso gli Stati.



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