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Papa Leone XIV: quante lingue parla e perché ha deciso di usare lo spagnolo in parte del suo discorso



Il conclave si è concluso con l’elezione di Robert Francis Prevost come nuovo Pontefice. L’ex cardinale americano, dopo aver scelto il nome di Leone XIV, si è affacciato al balcone di piazza San Pietro per rivolgersi ai fedeli e impartire la benedizione Urbi et Orbi. Nel suo primo discorso ufficiale, pronunciato in italiano, il neo Papa ha voluto rendere omaggio al suo predecessore, Papa Francesco, sottolineando l’importanza della continuità nella missione della Chiesa.



Un momento particolare del suo intervento ha attirato l’attenzione dei presenti: un breve saluto in spagnolo. Dal balcone, Leone XIV ha dichiarato: “Un saluto a tutti, in modo particolare alla diocesi di Chiclayo in Perù”. Questo gesto ha suscitato emozione tra i fedeli, soprattutto per il legame profondo che il nuovo Papa ha con l’America Latina e in particolare con il Perù.

La connessione di Leone XIV con il mondo ispanofono è radicata nella sua lunga esperienza missionaria. Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino negli anni ’80, ha trascorso diversi anni come missionario in Chulucanas e Trujillo, due città peruviane dove ha avuto modo di immergersi nella cultura locale e apprendere la lingua spagnola. La sua permanenza in Perù non si è limitata all’attività missionaria: dal 2015 al 2023 è stato vescovo della diocesi di Chiclayo, un ruolo che ha consolidato ulteriormente il suo legame con il Paese sudamericano. Durante questo periodo, Prevost ha utilizzato quotidianamente lo spagnolo per le predicazioni e le attività pastorali, acquisendo una padronanza linguistica quasi pari a quella di un madrelingua.

Oltre allo spagnolo, il nuovo Pontefice ha avuto modo di apprendere anche il Quechua, una lingua indigena parlata in diverse regioni dell’America Latina. Sebbene non sia fluente, Prevost ha dimostrato di poter comunicare efficacemente in Quechua in contesti pastorali, un’abilità che riflette la sua dedizione all’inclusione e alla comprensione delle diverse culture.

La sua competenza linguistica è stata ulteriormente affinata nel corso degli anni grazie ai ruoli ricoperti all’interno della Chiesa. Dal 2023 al 2025 ha guidato la Pontificia Commissione per l’America Latina, un incarico che lo ha messo in contatto diretto con episcopati di lingua spagnola. Inoltre, durante il suo mandato come prefetto del Dicastero per i Vescovi nello stesso periodo, ha avuto modo di perfezionare ulteriormente il suo italiano, una lingua che aveva già appreso durante gli studi presso l’Angelicum a Roma.

Oltre all’italiano e allo spagnolo, Leone XIV parla fluentemente inglese, sua lingua madre, nonché portoghese e francese. Questa poliedricità linguistica rappresenta un valore aggiunto per il nuovo Pontefice, soprattutto in un momento storico in cui la Chiesa si confronta con sfide globali e la necessità di dialogare con comunità diverse.

Il saluto rivolto alla diocesi di Chiclayo durante il suo primo discorso come Papa non è stato casuale. La sua esperienza in Perù, dove ha anche ottenuto la cittadinanza, ha lasciato un segno profondo nel suo percorso personale e spirituale. La scelta di includere uno speciale riferimento a questa comunità testimonia l’importanza che attribuisce alle sue radici pastorali e al rapporto costruito con i fedeli latinoamericani.

L’elezione di Leone XIV segna dunque l’inizio di un pontificato che sembra destinato a dare grande rilievo al dialogo interculturale e all’inclusione linguistica. La sua capacità di comunicare in diverse lingue e la profonda conoscenza delle realtà locali acquisite durante la sua carriera ecclesiastica lo rendono una figura particolarmente adatta a guidare una Chiesa sempre più globale.

Mentre i fedeli di tutto il mondo accolgono con gioia la notizia della sua elezione, molti guardano con speranza al futuro del pontificato di Leone XIV, certi che saprà affrontare le sfide del nostro tempo con saggezza e apertura verso tutte le culture.



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