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Pensava di aver perso tutto, finché una chiamata improvvisa ha cambiato ogni cosa…



All’inizio del 1992, mentre la neve copriva silenziosamente i sobborghi di Grand Rapids, Michigan, Elizabeth Montgomery arrivò senza clamore alla modesta abitazione di Dick York. Nessun vicino si accorse della sua presenza, e la stampa non la seguì. Era un viaggio privato, motivato dal desiderio sincero di rivedere l’uomo con cui aveva condiviso uno dei legami più amati della televisione nella serie “Vita da strega”.



Erano passati anni dall’ultima volta che si erano parlati, ma la notizia del peggioramento della salute di York aveva risvegliato in lei un profondo senso di affetto e nostalgia. Entrata nella piccola camera dove York giaceva debole e fragile, Montgomery si sedette accanto a lui senza formalità. La sua mano sottile si posò sulla sua, e per diversi minuti rimasero in silenzio. La stanza emanava un lieve profumo di olio di menta piperita e libri antichi. Quel silenzio non era imbarazzante, ma carico di ricordi condivisi.

Non parlarono di fama, repliche televisive o rimpianti. Invece, lei iniziò dolcemente a rievocare i loro momenti preferiti dei primi tempi di “Vita da strega”, prima che il dolore alla schiena e le difficoltà sul set cambiassero tutto. York, un tempo presenza vivace e spiritosa, riusciva a malapena a parlare, ma i suoi occhi si illuminarono quando lei menzionò la scena della prima stagione in cui Darrin cercava di spaccare la legna con la magia, finendo per incendiare il tappeto del salotto. Risero insieme, piano ma sinceramente.

La visita non era stata pianificata per attirare l’attenzione, né Montgomery informò il suo agente o amici, a parte un contatto fidato. Era qualcosa che sentiva di dover fare per sé stessa, un modo per onorare ciò che avevano condiviso.

Montgomery aveva sempre nutrito un profondo affetto per York, sebbene la loro chimica sul set fosse spesso oscurata dalle sue sofferenze fisiche e dal ritmo serrato delle riprese. Aveva assistito al suo dolore, con la condizione spinale che peggiorava sotto le luci dello studio e le scadenze pressanti. Quando lasciò “Vita da strega” nel 1969, non ci fu un addio adeguato, nessuna cena di commiato, nessuna chiusura. Scomparve dal set, e nel giro di una settimana, un altro attore prese il suo posto. York in seguito ammise che quella partenza improvvisa lo aveva spezzato in più modi.

Anni dopo, molto tempo dopo che Montgomery aveva intrapreso altri progetti e York era scomparso da Hollywood, lei ricordava ancora l’uomo che la faceva ridere quando le telecamere erano spente. Durante la sua visita, si scusò. Non per qualcosa che aveva fatto, ma per non essere rimasta in contatto. York le strinse semplicemente la mano e disse: “Dovevamo entrambi andare avanti”. Lei annuì, una lacrima le scivolò sulla guancia.

Dopo circa un’ora, si alzò per andarsene. York, esausto ma commosso, le rivolse un sorriso debole. Lei gli baciò la fronte e sussurrò: “Sarai sempre il mio Darrin”. Poi uscì, senza sapere che sarebbe stata l’ultima volta che lo vedeva. Quando lui morì più tardi quello stesso anno, mantenne la visita privata. Fu solo attraverso una conversazione con un’amica stretta che il suo gesto silenzioso di compassione venne alla luce.

“Mi disse che lui era più di un co-protagonista”, ricordò l’amica. “Disse: ‘Era parte di qualcosa di magico che abbiamo creato insieme'”. Quella frase, pronunciata senza copione o riflettori, rivelava una tenerezza che andava ben oltre qualsiasi scena scritta.

Elizabeth Montgomery non parlò mai pubblicamente di quella visita. Non cercò mai riconoscimenti, non rilasciò interviste al riguardo, e non la incluse nei suoi racconti. Rimase un gesto personale. Sincero, intimo e profondamente umano.

Lasciò la casa quel giorno con il cuore colmo e lacrime silenziose, sapendo che la vera magia di “Vita da strega” aveva sempre vissuto fuori dallo schermo, in momenti pieni di amore silenzioso e grazia duratura.



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