Il governo italiano ha formalmente rifiutato, entro la scadenza del 19 luglio, tutti gli emendamenti adottati dalla 77ª Assemblea mondiale della sanità (WHA77.17), inviando una lettera ufficiale al Direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus . Con un atto basato sull’articolo 61 del Regolamento Sanitario Internazionale del 2005, la ministra della Salute Orazio Schillaci ha sancito il “no” dell’Italia a misure che avrebbero “attribuito poteri straordinari all’OMS, tra cui la possibilità di dichiarare uno stato di emergenza pandemica, imporre obblighi vaccinali e definire norme su quarantene e restrizioni informative, senza passare dal Parlamento” .
La linea dura italiana trova eco a livello politico: il senatore Claudio Borghi, uno dei principali promotori del rigetto, ha esultato su X affermando: “L’Italia ha rifiutato per iscritto e nei tempi previsti… tutti gli emendamenti al regolamento sanitario internazionale” . Anche la Commissione Medico‑Scientifica indipendente (CMSi), che da mesi aveva denunciato i rischi insiti nelle modifiche, ha salutato la decisione come “coraggiosa e necessaria” .
Il rigetto è stato presentato come una difesa della sovranità nazionale, ossia del diritto degli Stati di gestire autonomamente crisi sanitarie senza ingerenze esterne. Secondo il governo Meloni e affini, gli emendamenti avrebbero consentito all’OMS di agire “ex abrupto”, dichiarando emergenze e imponendo misure restrittive senza consultare le autorità nazionali . Il rifiuto non pregiudica l’appartenenza dell’Italia all’Organizzazione né l’applicazione dell’attuale RSI, spiegano fonti ufficiali: si rimane nel sistema OMS, ma senza accettare il nuovo regolamento vincolante .
La scelta italiana era stata preceduta da quella degli Stati Uniti, che avevano respinto le stesse modifiche per ragioni analoghe, citando la “difesa della sovranità nazionale” . Anche in sede europea, la maggioranza ha votato a favore (514 sì e 126 no), ma l’Italia si è distinta per il rigetto formale .
Le opposizioni interne hanno criticato duramente la decisione. Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione hanno denunciato un “passo irresponsabile” che espone l’Italia a rischi operativi nelle emergenze sanitarie e si allinea a posizioni “populiste e negazioniste” .**
Il senatore Claudio Borghi ha commentato: “Se Bassetti frigna vuol dire che abbiamo fatto bene”, in riferimento a critiche da parte del professor Stefano Bassetti . Borghi ha offerto riconoscimenti alla piattaforma FdI per lo sforzo politico e alla CMSi per il supporto tecnico-scientifico.
Sul piano istituzionale, l’Italia conserva la piena applicazione degli RSI 2005 e l’adesione al sistema OMS, ma si oppone a misure che limitino la possibilità di autodeterminazione politica e sanitaria. Restano aperte questioni come l’eventuale impatto sui viaggi e sui certificati sanitari internazionali, anche se il governo minimizza: “nessun problema operativo, la sicurezza sanitaria sarà garantita”, affermano fonti di Fratelli d’Italia .
La decisione estimola un dibattito triangolare: tra sovranismo sanitario, pressioni internazionali e preoccupazioni per la tutela della salute condivisa. L’Italia si colloca nel blocco dei Paesi che hanno voluto evitare l’accentramento di poteri dell’OMS, reclamando però un ruolo di controllo democratico nell’ambito della cooperazione globale.
In conclusione, l’Italia riafferma oggi la propria autonomia decisionale in ambito sanitario, rifiutando la nuova versione del Regolamento Sanitario Internazionale pur restando membro attivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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