Massimiliano Santini ha deciso di cambiare avvocato e di adottare una nuova strategia difensiva. Dopo aver scelto il silenzio durante l’interrogatorio di dieci giorni fa, su consiglio del suo precedente legale, Paola Righetti, ora si prepara a rivelare ai magistrati tutto ciò che sa. Questa nuova direzione è stata suggerita dal suo nuovo difensore, Gioacchino Genchi, un esperto del sistema massmediatico italiano, che è stato nominato lunedì scorso e ha incontrato Santini in Sicilia il giorno prima.
Genchi, ex super poliziotto informatico con un passato controverso, è stato coinvolto nella gestione degli eventi a Pesaro per conto dell’ex sindaco Matteo Ricci. La sua nomina è avvenuta attraverso un contatto personale, grazie alla segnalazione di un amico che era stato cliente di Genchi in un procedimento legale per questioni familiari.
L’avvocato di Castelbuono, situato vicino a Cefalù, non ha alcuna valenza politica in questo contesto, ma rappresenta una semplice questione professionale. La prima azione di Genchi è stata quella di presentare una memoria alla Procura, nella quale Santini, “consapevole della gravità delle contestazioni e della propria posizione processuale”, richiede di essere interrogato. L’ex consigliere comunale del Partito Democratico, a cui Ricci aveva conferito un incarico fiduciario retribuito con 28mila euro lordi a carico del Comune, intende discutere i temi sui quali si era rifiutato di rispondere, come indicato nell’invito a comparire che lo accusa di concorso in corruzione, peculato, turbativa d’asta, falso ideologico e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Santini non si limita a questo; si dice pronto a rivelare “ulteriori fatti e circostanze di cui è a conoscenza e che ritiene utili all’accertamento della verità anche in relazione a possibili condotte di reato commesse da terzi soggetti (pubblici ufficiali e privati) in concorso con lui”. Questa dichiarazione non è solo una promessa, ma potrebbe rappresentare una minaccia per altri indagati. Infatti, nella stessa inchiesta sono coinvolti circa una dozzina di persone, tra cui Ricci, il suo ex portavoce, dirigenti e funzionari del Comune. Santini è considerato uno dei nodi centrali del sistema di affidi a Pesaro, un argomento su cui l’ex sindaco ha affermato di non essersi mai occupato. La possibilità che Santini parli ha suscitato notevoli aspettative, soprattutto perché Genchi ha sottolineato di essere pronto a “integrare con ulteriori elementi e informazioni, anche per vie brevi e al fine di favorire lo svolgimento completo delle indagini” la sua richiesta. Questi nuovi elementi potrebbero essere ben più numerosi di quelli attualmente in possesso della Procura.
C’è un clima di urgenza. Santini è disposto a incontrare i pm già oggi. È angosciato e pronto a collaborare in ogni modo, temendo di finire in carcere. Vuole sapere quali sono i rischi che corre ed è disposto a restituire le somme percepite illegalmente, che la Procura stima ammontino a 106mila euro, relative a guadagni illeciti sugli affidi assegnati senza appalto per gli eventi che organizzava, ma che potrebbero essere superiori.
Maria Letizia Fucci, la magistrata che ha avviato l’indagine quando era a capo dell’ufficio, è disponibile a interrogare Santini quanto prima. Tuttavia, sarà Marco Mescolini, attuale procuratore, a stabilire i tempi dell’inchiesta. I prossimi interrogatori sono già programmati per settembre. Le rivelazioni di Santini potrebbero avere un impatto significativo sulla campagna elettorale attualmente in corso nelle Marche, dove Ricci, anch’egli indagato per concorso in corruzione, è in corsa per la presidenza del campo largo delle sinistre.
Il potere di aprire la “bocca di fuoco” che si annuncia essere l’ex responsabile eventi del Comune è nelle mani di chi ha in gestione l’agenda. Se si dovesse verificare un’inattività nell’indagine, la difesa di Santini potrebbe cercare di sottrarsi a questa situazione. Dalla memoria presentata da Genchi emerge chiaramente che Santini ha revocato il mandato all’avvocato Righetti perché non era soddisfatto della difesa ricevuta. “Santini vuole recidere ogni legame con i propri co-indagati ed escludere ogni potenziale condizionamento delle sue scelte difensive”, si legge nella memoria, che menziona esplicitamente che l’altro grande accusato, Stefano Esposto, suo sodale, è difeso da Francesco Saragoni Lunghi, figlio di Righetti.
È evidente che l’ex giovane prodigio di Ricci si sente intrappolato in una rete di relazioni che, invece di sostenerlo, potrebbero portarlo alla rovina. Ha timori di diventare un capro espiatorio, destinato a pagare per le colpe altrui, e sta cercando di opporsi a un destino che sembrava già scritto. Se dovesse essere rinviato a giudizio, l’istituto della riconvenzionale penale potrebbe permettergli di ampliare il raggio d’azione dell’inchiesta.



Add comment