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“Salvatore Parolisi avrà una seconda possibilità. Ma Melania non tornerà”: parla il papà distrutto dal dolore



Il 18 aprile 2011, il corpo di Carmela Rea, conosciuta come Melania, fu ritrovato senza vita nel bosco di Colle San Marco, a Ripe di Civitella, nel Teramano. L’omicidio di Melania ha lasciato un segno indelebile nella vita del padre, Gennaro Rea, che oggi esprime la sua rabbia e il suo dolore per il fatto che il marito della figlia, Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni di carcere, potrebbe tornare libero tra due anni. Parolisi non ha ricevuto l’aggravante della crudeltà, una decisione che ha suscitato indignazione in Gennaro.



In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Gennaro Rea ha dichiarato: “Cosa avrebbe dovuto subire ancora mia figlia per definire quel gesto crudele? Chi uccide in quel modo, davanti alla propria figlia, non dovrebbe uscire più dal carcere. Invece oggi, come allora, si continua a morire e la giustizia resta cieca”. La sua frustrazione è amplificata dalla frequenza con cui si leggono notizie di donne uccise da uomini, un fenomeno che, secondo lui, è alimentato dalla mancanza di certezza della pena e dalla possibilità di liberazione anticipata per i condannati.

Gennaro non può fare a meno di pensare alla nipote, figlia di Melania e Salvatore Parolisi, che oggi è un’adolescente. Quando l’omicidio avvenne, la bambina aveva solo pochi mesi e giocava nei pressi del luogo del delitto. “Per lei è un estraneo – racconta il nonno – È una ragazza giudiziosa, molto simile a sua madre. La guardo e rivedo Melania. Lui non troverà mai una porta aperta. Non ha mai chiesto notizie di sua figlia, non ha mai scritto una parola di scuse. Non ha diritto di chiamarsi padre”.

Gennaro ha anche parlato della questione legale che circonda la condanna di Parolisi. “Quando uscirà, i nostri legali lo controlleranno. La sentenza prevede un risarcimento di due milioni di euro: uno per la famiglia, uno per mia nipote. Dovrà lavorare, dovrà pagare. Non faremo sconti. La vita che ha spezzato non può essere dimenticata”. Questa affermazione mette in evidenza il desiderio di giustizia e risarcimento da parte della famiglia di Melania, che continua a vivere con il peso della perdita.

Il caso di Melania Rea ha sollevato interrogativi sulla giustizia in Italia e sulla protezione delle vittime di violenza domestica. La sua morte ha avuto un impatto profondo sulla comunità e ha portato a discussioni su come il sistema legale affronti i crimini di questo tipo. La richiesta di maggiore severità nelle pene per i colpevoli di omicidi simili è diventata un tema centrale nel dibattito pubblico.

A distanza di 14 anni, il dolore di Gennaro Rea non si è affievolito. Ogni giorno, il ricordo della figlia lo accompagna, alimentando una rabbia che non trova pace. “Ogni giorno leggo di una donna uccisa da un uomo. Succede perché manca la certezza della pena, e perché chi dovrebbe restare in carcere a vita esce dopo pochi anni, magari per buona condotta”, ha aggiunto Gennaro. La sua testimonianza è un appello a riflettere sulla necessità di riforme nel sistema giuridico per garantire che le vittime di violenza ricevano la giustizia che meritano.



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