Un tragico episodio di sfruttamento lavorativo e presunta violazione delle norme di sicurezza sul lavoro ha scosso la città di Torino. Un autotrasportatore di 60 anni, impiegato presso la società Af Logistics, si è suicidato nel marzo 2023 dopo aver subito anni di presunti abusi fisici e psicologici sul posto di lavoro. L’uomo, che si trovava vicino alla pensione, aveva confidato alla moglie di sentirsi sopraffatto dall’esaurimento e dall’impossibilità di cambiare occupazione a causa della sua età.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il camionista era spesso costretto a lavorare fino a 60 ore settimanali, saltando i periodi di riposo previsti tra un turno e l’altro. Le condizioni lavorative, descritte come “massacranti”, avrebbero avuto un impatto devastante sulla sua salute fisica e mentale, portandolo a soffrire di crisi di panico e stress. A peggiorare la situazione, l’uomo sarebbe stato umiliato pubblicamente: un episodio in particolare, uno schiaffo ricevuto davanti ai colleghi per aver richiesto turni meno pesanti, avrebbe rappresentato un punto di non ritorno per lui.
Dopo la morte del camionista, la famiglia ha deciso di presentare un esposto alla Procura tramite l’avvocata Mariagrazia Pellegrino, sottolineando il grave disagio psicologico vissuto dall’uomo a causa delle condizioni lavorative. Gli esami medico-legali hanno confermato che lo stress accumulato aveva avuto un ruolo significativo nella vicenda.
La Procura di Torino, inizialmente orientata verso l’ipotesi di sfruttamento lavorativo, ha successivamente modificato l’indirizzo dell’indagine. La pm Rossella Salvati, subentrata all’ex procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, ha deciso di chiudere l’inchiesta su tale reato, concentrandosi invece sull’accusa di omicidio colposo. Al centro dell’indagine ci sono due figure chiave della società Af Logistics: l’amministratore delegato e il responsabile dell’ufficio di Rivalta, incaricato della gestione dei turni lavorativi. Nei prossimi giorni potrebbe essere formalizzata una richiesta di rinvio a giudizio nei loro confronti, con la fissazione dell’udienza preliminare.
Per gli inquirenti, il suicidio del camionista sarebbe direttamente legato alle presunte violazioni delle norme sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro. L’uomo avrebbe continuato a lavorare nonostante il pesante carico psicologico e fisico, motivato dal timore di perdere la casa e dalla consapevolezza di non avere altre opportunità occupazionali.
La vicenda non rappresenta il primo caso giudiziario che coinvolge la società Af Logistics. Già a giugno, un dirigente e due manager della catena di supermercati affiliata sono stati condannati per le lesioni subite da un magazziniere, rimasto schiacciato nel cassone ribaltabile di un camion. In quel caso, il tribunale aveva riconosciuto gravi inadempienze nella formazione sulla sicurezza sul lavoro da parte della società e del supermercato.
La morte del camionista ha acceso i riflettori su una realtà lavorativa che, secondo quanto denunciato dalla famiglia e confermato dagli esami medico-legali, avrebbe ignorato le esigenze umane e le normative vigenti. La Procura intende fare chiarezza su quanto accaduto, cercando di stabilire se le condizioni imposte dalla società abbiano contribuito in modo determinante al tragico epilogo.



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