«In questo contesto non esistono dogmi e l’azzeramento, da parte di un comitato consultivo composto da venti persone, di coloro che non aderiscono al pensiero dominante non mi appare scientificamente corretto. Detto questo, il Ministro ha preso una decisione autonoma, ovvero ha prima nominato la Commissione e poi l’ha auto-azzerata».
Queste le parole del vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, in merito all’azzeramento della commissione vaccini da parte del ministro Schillaci.
«Evidentemente, al ministero si è verificato un problema organizzativo, poiché o si è verificata una distrazione in fase di nomina o in fase di rimozione, visto che le firme sono le stesse», ha proseguito Salvini, aggiungendo: «A mio avviso, l’azzeramento della Commissione è stato un segnale negativo anche dal punto di vista scientifico e culturale».
Il ministero della Salute ha recentemente fatto marcia indietro sulla nomina dei membri del Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni. Il titolare del dicastero, Orazio Schillaci, ha firmato il decreto di revoca che riguarda tutti i componenti del Nitag, ritenendo necessario avviare un nuovo procedimento di nomina dei suoi membri, al fine di coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati.
Un pasticcio con conseguenze che potrebbero protrarsi fino a Natale. Si parte dalla nomina, e dal conseguente scioglimento, del gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) avvenuto recentemente, per arrivare alla legge di Bilancio, che sarà definita a dicembre.
Al ministero della Salute, la posizione del titolare, Orazio Schillaci, non è più solida come qualche settimana fa. Il caso del Nitag ha lasciato strascichi difficili da gestire, facendo presagire un possibile cambio di guardia. In tal caso, si aprirebbe il dilemma per Giorgia Meloni su chi nominare al suo posto.
Le ambizioni del sottosegretario Marcello Gemmato non sono un mistero negli ambienti governativi. Tuttavia, su di lui gravano le polemiche relative a possibili conflitti di interessi derivanti dalla sua professione di farmacista.
Dall’ambiente circostante al ministro Schillaci trapelano segnali di ottimismo, respingendo le voci di una rottura irreparabile. Tuttavia, qualora la situazione dovesse precipitare, il ministro avrebbe le competenze per trovare immediatamente una nuova collocazione.
La decisione di sciogliere il Nitag a causa della presenza di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite (sotto accusa per le loro posizioni sui vaccini) gli ha permesso di salvaguardare la reputazione e un eventuale futuro lontano dalla politica.
L’atmosfera tesa di questi giorni, però, è solo un preludio a quanto accadrà in autunno. Le prossime settimane si preannunciano altrettanto movimentate. In gioco non ci sarà la composizione di un organismo consultivo, comunque secondario, ma le risorse economiche della manovra. Schillaci ha richiesto per la sanità almeno altri due miliardi di euro da destinare a nuove assunzioni. In caso contrario, il settore andrà incontro a gravi difficoltà. […]
Il fronte della guerra interna diventa quindi la manovra: non accogliere le richieste del ministro della Salute equivarrebbe a un siluramento, con tutte le conseguenze annesse a un governo che va in crisi sulla sanità.
Un segnale negativo dal punto di vista mediatico e un assist all’opposizione, che sulla sanità ha avviato una campagna politica, oltre a rappresentare uno sgarbo al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha sempre apprezzato Schillaci. E soprattutto, indurrebbe Meloni a compiere un passo che non predilige: cambiare la squadra in corsa.
Resta il fatto che alla presidenza del Consiglio hanno perso la pazienza nei confronti del ministro della Salute, che ha osato sfidare il sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari. Se fosse stata un’operazione indolore, lo avrebbero “dimissionato” volentieri. Il consigliere principe di Meloni aveva suggerito di congelare la questione del Nitag e riprenderla al rientro dalla pausa estiva.
Inoltre, all’interno di Fratelli d’Italia è presente una certa accondiscendenza verso i No-vax, in particolare per quanto riguarda l’obbligatorietà vaccinale. Il gesto di Schillaci è apparso quasi un affronto che ha suscitato la reazione diretta di Meloni.
Sebbene sulla manovra economica si possa giungere a un punto di intesa, sull’Agenas è pronta la risposta della premier: l’agenzia per i servizi sanitari regionali è stata recentemente commissariata con Amedeo Cicchetti. Tra qualche mese sarà necessario nominare un nuovo direttore. Schillaci vorrebbe Marco Mattei, attuale capo di gabinetto al ministero (ed esponente di Fratelli d’Italia), ma la poltrona è ambita da diverse figure.



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