Le parole di Matteo Salvini nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron hanno scatenato un duro incidente diplomatico tra Roma e Parigi, con ripercussioni dirette sulle relazioni bilaterali. Gli insulti del leader leghista, che ha definito Macron “matto” e lo ha invitato a “mettersi casco e giubbetto e andare lui stesso a combattere in Russia”, hanno costretto l’Eliseo a convocare d’urgenza l’ambasciatrice italiana a Parigi, Emanuela D’Alessandro, per formalizzare la protesta ufficiale.
La Farnesina, guidata da Antonio Tajani, è stata travolta dalle conseguenze politiche e diplomatiche delle dichiarazioni del vicepremier. Giovedì scorso, al termine della convocazione dell’ambasciatrice, il ministro francese per l’Europa e gli Affari esteri, Jean-Noël Barrot, ha contattato direttamente Tajani per esprimere stupore e irritazione di fronte al silenzio da parte del governo italiano. “Perché nessuno dice nulla?” è stata la domanda posta dal ministro transalpino, che non ha nascosto la delusione per le prime reazioni definite a Parigi “insoddisfacenti”.
La situazione ha spinto il Quirinale a muoversi. Secondo quanto trapelato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe richiamato l’attenzione di Tajani, invitandolo a garantire che la risposta ufficiale dell’Italia contribuisse a “ridimensionare” lo scontro con la Francia. Un intervento dettato dalla necessità di difendere i rapporti storici con Parigi, minacciati da polemiche considerate “inaudite” da parte dell’Eliseo.
Nelle ore successive, Tajani ha cercato di contenere i danni, pubblicando una nota in cui si sottolineava l’importanza del coordinamento con Francia e Germania sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Tuttavia, secondo fonti diplomatiche francesi, l’azione del ministro è apparsa insufficiente. Lo stesso titolare della Farnesina non ha nascosto un certo imbarazzo, trovandosi ancora una volta costretto a correre ai ripari dopo le uscite polemiche del leader leghista.
Il contesto politico interno complica ulteriormente il quadro. Salvini, in qualità di vicepresidente del Consiglio, non sembra preoccuparsi delle conseguenze internazionali dei suoi attacchi a Macron, considerato da tempo un bersaglio privilegiato anche in funzione delle alleanze politiche francesi della Lega. La premier Giorgia Meloni, dal resort di Locorotondo dove si trova in questi giorni, ha dato indicazioni precise: limitarsi a una risposta generica e non prendere esplicitamente le distanze dall’alleato di governo.
Una linea confermata anche dai vertici di Fratelli d’Italia, che hanno ricordato come in passato lo stesso governo francese non avesse risparmiato attacchi diretti all’allora leader dell’opposizione Meloni. Due anni fa, l’allora ministro dell’Interno Gérald Darmanin aveva definito l’attuale premier “incapace di risolvere i problemi migratori”. Parole dure, ma che a giudizio dell’Eliseo non possono essere paragonate agli insulti espliciti pronunciati da Salvini.
Intanto, tra Roma e Parigi è calato un gelo senza precedenti negli ultimi anni. Oltre alla convocazione dell’ambasciatrice italiana, l’ambasciatore francese a Roma ha contattato direttamente il capo di gabinetto di Tajani, mentre il consigliere diplomatico di Macron ha parlato con Fabrizio Saggio, consigliere di Palazzo Chigi. In tutti questi colloqui, la parte francese ha ribadito che nessuna critica politica del passato aveva mai raggiunto il livello di “volgarità” delle parole di Salvini.
Il vicepremier ha tentato di minimizzare, spiegando che l’espressione milanese “taches al tram” fosse stata male interpretata. Ma per Parigi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, arrivata dopo una serie di dichiarazioni ostili contro il presidente francese e la sua proposta di una missione militare internazionale in Ucraina, una volta raggiunto un cessate il fuoco.
All’interno della maggioranza, cresce il sospetto che Meloni preferisca evitare un vero strappo con Salvini, anche a costo di peggiorare i rapporti con Macron. Una scelta dettata dall’equilibrio politico interno e dalla necessità di non incrinare l’alleanza di governo.



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