La Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati ha dato il via libera, all’unanimità, a procedere nei confronti di Vittorio Sgarbi per l’insulto omofobo rivolto nel 2020 a Rocco Casalino, all’epoca portavoce del premier Giuseppe Conte. L’episodio risale a una puntata di “Stasera Italia” su Rete4, in cui il critico d’arte e all’epoca deputato definì Casalino “una checca inutile”, scatenando una lunga battaglia legale.
Nonostante l’espressione sia già costata a Sgarbi una condanna in sede penale (una multa di 1.000 euro più 3.000 per le spese processuali) e un risarcimento civile stimato intorno ai 50.000 euro, la questione della sua punibilità come parlamentare rimaneva aperta. Per questo, la Corte d’Appello di Roma ha chiesto l’autorizzazione alla Camera, necessaria per poter procedere nei confronti di un deputato in carica al momento dei fatti.
Durante il processo per diffamazione aggravata dall’odio omofobo, Sgarbi aveva tentato di sminuire la gravità dell’episodio, sostenendo che il termine “checca” fosse un semplice sinonimo di “omosessuale”, negandone la connotazione offensiva. Una tesi che i giudici non hanno accolto, ritenendo l’espressione chiaramente denigratoria e lesiva della dignità personale.
L’episodio televisivo non fu un attacco isolato. Nella stessa trasmissione, Sgarbi rivolse pesanti critiche ad altri esponenti del governo Conte II, definendo i ministri Luigi Di Maio e Lorenzo Fioramonti “figure intermedie che non valgono niente”. Tuttavia, l’insulto a Casalino superò il limite della polemica politica, configurandosi come un atto di discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
Il via libera della Giunta della Camera arriva dopo tre anni dai fatti e rappresenta un passaggio istituzionale cruciale. Ora la palla passa alla Corte d’Appello, che potrà portare avanti il procedimento, valutando se integri il reato di diffamazione aggravata e, in caso di conferma della condanna, definire le eventuali sanzioni accessorie.



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