Molti credono che il consumo di cannabis non comporti dipendenza, ma numerosi studi stanno dimostrando il contrario. Chi decide di interrompere l’uso di marijuana potrebbe affrontare una serie di sintomi di astinenza, sebbene questi siano generalmente meno intensi e di durata inferiore rispetto a quelli causati da sostanze come cocaina o eroina. Tra i sintomi più comuni si segnalano ansia, irritabilità, perdita dell’appetito e difficoltà a dormire.
Il fenomeno è legato alle alterazioni che alcune sostanze provocano nel sistema dopaminergico del cervello. Alcuni stupefacenti, infatti, interferiscono con la segnalazione della dopamina, causando una sottoregolazione dei neuroni dopaminergici. Questo processo può portare a una riduzione della capacità di provare piacere e, in alcuni casi, a depressione. Tuttavia, studi recenti hanno indicato che la cannabis non compromette la disponibilità di neuroni dopaminergici, anche se i consumatori abituali possono comunque sperimentare cambiamenti nella segnalazione cerebrale che potrebbero influire negativamente sul benessere emotivo durante il periodo di astinenza.
Un altro aspetto rilevante riguarda l’impatto del tetraidrocannabinolo (THC), il principale componente psicoattivo della cannabis. Gli studi hanno evidenziato che il THC può sottoregolare i recettori dei cannabinoidi nel cervello, in particolare il recettore CB1. Quest’ultimo è strettamente legato all’anandamide, un neurotrasmettitore noto per generare sensazioni di euforia. La sottoregolazione del recettore CB1 può portare i consumatori abituali a non provare più le sensazioni positive associate al consumo di cannabis, creando una sorta di assuefazione. Secondo una review pubblicata sul Journal of Neuroimmune Pharmacology, questa condizione tende a risolversi entro quattro settimane dall’interruzione del consumo, rendendo improbabile una persistenza prolungata dei sintomi di astinenza.
La prima settimana dopo aver smesso di fumare cannabis è generalmente considerata la più difficile. Diversi studi hanno riportato che le persone con un consumo problematico iniziano a sperimentare ansia e irritabilità entro uno o due giorni dall’interruzione. Questi sintomi tendono a diminuire dopo circa quattro giorni e tornano ai livelli normali entro una o due settimane. Tuttavia, altri effetti, come disturbi del sonno e sogni vividi o insoliti, possono intensificarsi nei primi nove o dieci giorni, raggiungendo il loro apice prima di attenuarsi gradualmente. In alcuni casi, tali sintomi possono perdurare fino a sei settimane.
Va sottolineato che i sintomi più intensi di astinenza colpiscono principalmente coloro che hanno avuto un consumo problematico e prolungato di cannabis. Per queste persone, l’impatto della dipendenza può essere maggiore rispetto a chi ha fatto un uso occasionale o moderato.
Nonostante ciò, è importante ricordare che il processo di recupero varia da persona a persona e dipende da fattori come la durata e la frequenza del consumo, oltre che dalle condizioni psicologiche e fisiche individuali. Molti esperti suggeriscono di affrontare l’astinenza con il supporto di professionisti della salute mentale o attraverso programmi di trattamento specifici per la dipendenza da cannabis.
La crescente attenzione verso la dipendenza da cannabis riflette un cambiamento significativo nella percezione sociale e scientifica della sostanza. Mentre in passato si tendeva a minimizzare i suoi effetti sulla salute mentale e fisica, oggi le ricerche stanno evidenziando l’importanza di riconoscere e affrontare i rischi associati al consumo cronico.



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