Ecco, roba da non crederci. Il portiere tredicenne del Volpiano Pianese – sì, proprio quello finito all’ospedale dopo che il papà di un avversario gliene ha date di santa ragione in mezzo al campo – si becca una squalifica mega da un anno. Roberta Lapa, giudice sportivo della Lega Nazionale Dilettanti, non ha avuto pietà.
Tutti aspettavano di capire che piega avrebbe preso questa storia assurda, soprattutto dopo che il video della rissa del torneo super Oscar ha fatto il giro del web. Ovviamente, indignazione a palate. Il ragazzino, fratture a zigomo e malleolo, niente meno, secondo la giudice era uno dei principali responsabili della baruffa che, guarda caso, ha poi fatto scattare il delirio col papà invasore che lo ha steso di botte.
Stando a quanto dicono quelli della giustizia sportiva, il portiere avrebbe dato inizio alla rissa dopo la partita Volpiano Pianese–Carmagnola, insieme a un altro minorenne dell’altra squadra (pure lui squalificato per un anno, giusto per par condicio). La sentenza è chiara: squalifica fino al 4 settembre 2026 perché ha menato di brutto – manate e pugni su un avversario già a terra. Non proprio lo spirito olimpico, diciamolo. E questa escalation di violenza ha spianato la strada all’ingresso in campo del genitore fuori di testa che ha fatto il resto.
Addio sogno del ragazzino di tornare subito tra i pali. Il giudice sportivo non perdona: “Condotta troppo violenta, specie a quell’età, mina i valori dello sport”. Eh, difficile dargli torto, almeno su questo.
Anche l’altro ragazzino del Carmagnola, mica stava lì a guardare: parte attiva pure lui nella rissa, pugno sulla nuca di un avversario, e via così. Insomma, una bella gazzarra. Poi la situazione è sfuggita di mano pure agli adulti: dirigente del Volpiano squalificato fino a marzo 2026, perché invece di fare il pompiere si è messo pure lui alle mani con il genitore invasore. Un capolavoro.
I video che girano online? Un disastro. Si vede tutto: il tredicenne che colpisce l’altro portiere, parte la baruffa, arriva il padre furioso e si scatena il pandemonio. I genitori, ovviamente, ognuno con la sua versione. Il papà del portiere squalificato dice: “Era roba da ragazzini, una zuffa e via, ma poi è arrivato quel gigante che menava mio figlio. Mi sono lanciato pure io, chi non lo avrebbe fatto?”. L’altro padre, quello che ha tirato i pugni, chiede scusa ma si giustifica: “Ho avuto paura, ho agito d’istinto. Non è l’esempio che avrei voluto dare, ma l’ho visto a terra circondato. Non lo rifarei, ma la paura ha avuto la meglio”.
Morale della favola? Una figuraccia per tutti. E la lezione, se c’è, è che certi valori – rispetto, autocontrollo, sportività – sembrano roba da altri tempi. E a rimetterci, come al solito, sono anche i bambini.



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