Una banale richiesta di cambiare 50 euro è degenerata in un’aggressione brutale in corso Como, a Milano, dove un 22enne è stato accoltellato e ridotto in fin di vita.
«Siamo distrutti, abbiamo pregato anche per quel ragazzo». La voce di Daniela, madre di Alessandro Chiani, uno dei due diciottenni arrestati per l’aggressione dello scorso ottobre, arriva da dietro la porta della casa di famiglia a Monza. Suo figlio, insieme a un coetaneo e a tre minorenni, è accusato di aver circondato un giovane di 22 anni e di averlo colpito con due coltellate, una alla schiena e una al gluteo, che hanno messo a rischio la sua vita e la possibilità di camminare.
L’episodio, avvenuto nella zona della movida milanese, sarebbe iniziato per un motivo insignificante. Secondo la ricostruzione degli investigatori, tutto sarebbe partito da una richiesta di cambiare una banconota da 50 euro. Uno dei ragazzi del gruppo avrebbe poi sottratto il denaro dal portafoglio della vittima. La reazione del giovane, che ha cercato di riottenere la somma, ha innescato la violenza: prima le spinte e i pugni, poi l’accoltellamento.
Il padre della vittima, ancora sotto shock, ha dichiarato: «Mio figlio è vivo per miracolo. Milano è diventata il Bronx». Il ragazzo, operato d’urgenza, ha subito lesioni gravi a un’arteria e rischia danni permanenti a una gamba.
Intanto, dall’altra parte, le famiglie degli aggressori vivono giorni di smarrimento e dolore. Nell’appartamento di Monza, la madre di Alessandro Chiani parla al Corriere della Sera cercando di raccontare il proprio sgomento: «Siamo sempre stati una famiglia perbene. Non sapevo che uscisse con un coltello». Le sue parole riflettono l’incredulità di chi vede il proprio figlio coinvolto in un caso di cronaca nera che ha sconvolto l’opinione pubblica.
Nel quartiere, descritto come tranquillo e abitato da lavoratori e pensionati, prevale il silenzio. Alcuni vicini raccontano di una famiglia “normale”, riservata, che mai avrebbe lasciato presagire un episodio simile. Altri, più cauti, ricordano piccole tensioni condominiali, ma nessuno immaginava un epilogo di tale gravità.
Anche il padre dell’altro ragazzo arrestato, Ahmed Atia, ha voluto dire la sua, difendendo il figlio: «Nel video si vede che resta indietro e non partecipa all’aggressione. Non si è accorto che stavano usando un coltello. Si è trovato nel posto sbagliato». Poi aggiunge con tono di speranza: «Spero che il giovane ferito migliori e possa tornare alla sua vita».
Le indagini, coordinate dal commissariato Garibaldi-Venezia, hanno ricostruito con precisione la dinamica dei fatti grazie alle telecamere di sorveglianza e ai video trovati sui cellulari del gruppo. I cinque ragazzi, che provenivano da Monza, erano arrivati a Milano per trascorrere una serata nei locali di corso Como. Nessuno di loro aveva precedenti penali.
Gli inquirenti contestano ora i reati di tentato omicidio aggravato e rapina pluriaggravata. I tre minorenni sono stati trasferiti all’istituto penale Beccaria, mentre i due diciottenni si trovano nel carcere di San Vittore in attesa dell’interrogatorio di garanzia.
Il giudice ha sottolineato nella sua ordinanza la «totale indifferenza verso la sofferenza della vittima» e la «disumanità delle azioni» compiute quella notte. Dalle chat e dai messaggi analizzati, emerge che alcuni ragazzi avrebbero commentato l’aggressione con leggerezza, parlando di “fare un video” o di “mettere la storia su Instagram”.
Mentre le famiglie cercano di comprendere cosa sia accaduto e come dei giovani apparentemente tranquilli possano essere stati protagonisti di una violenza simile, la città di Milano si interroga ancora una volta sul tema della sicurezza e del disagio giovanile.
Il padre del 22enne ferito ha ribadito la sua fiducia nella giustizia, ma non nasconde la rabbia per un gesto che avrebbe potuto avere un epilogo ancora più tragico: «Voglio solo che chi ha ridotto mio figlio così paghi per quello che ha fatto».



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