Un nuovo capitolo si apre nello scontro tra Matteo Salvini e Antonio Tajani riguardo alla manovra economica. La Lega ha inserito, all’ultimo momento, un emendamento che prevede la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro all’anno. Questa proposta ha suscitato forti reazioni in Forza Italia, poiché una simile misura costringerebbe la Rai a incrementare il tetto pubblicitario, danneggiando così Mediaset. Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia, ha immediatamente espresso il suo disappunto: “C’è un problema di equilibrio di risorse pubblicitarie.”
Il blitz della Lega è avvenuto a ridosso della scadenza per le correzioni alla manovra, con i senatori leghisti pronti a finalizzare la lista dei loro 67 emendamenti. Salvini ha impartito l’ordine di trovare un modo per includere il taglio del canone Rai, nonostante il termine per il deposito fosse già scaduto la settimana scorsa. Per aggirare l’ostacolo, la Lega ha deciso di collegare la richiesta a un testo già presentato in commissione Bilancio.
L’emendamento si basa su una norma che prevede l’assegnazione di 15 milioni di euro alle emittenti locali. La proposta di ridurre il canone Rai segue un modello simile a quello dell’anno precedente, modificando solo la data: il canone scenderebbe nel 2026 da 90 a 70 euro, comportando un costo complessivo di 430 milioni di euro.
Questa mossa di Salvini ha anche un significato politico più ampio, poiché mira a inviare un segnale a Forza Italia. La competizione per le “bandierine” politiche si intensifica, con Forza Italia che può rivendicare il taglio dell’Irpef per il ceto medio, mentre la Lega si deve accontentare di una riduzione limitata delle cartelle esattoriali.
L’azione della Lega si inserisce in un contesto di preoccupazioni per Forza Italia, che teme che un minore incasso dal canone costringa la Rai a innalzare il tetto pubblicitario, danneggiando ulteriormente le altre emittenti, in particolare Mediaset. Le tensioni tra gli alleati si intensificano anche in vista del vertice di maggioranza che Giorgia Meloni presiederà a Palazzo Chigi. Le divergenze riguardano anche il tema del condono edilizio, con una contesa aperta tra Lega e Fratelli d’Italia. I meloniani hanno presentato quattro emendamenti per altrettante sanatorie, ma Salvini ha ribattuto energicamente: “La soluzione non è fare nuovi condoni.”
Le fibrillazioni politiche si sviluppano in un contesto in cui le risorse per le modifiche alla manovra sono limitate. I calcoli decisivi, infatti, vengono effettuati altrove, in particolare presso il Dipartimento Finanze del Mef, dove si sta studiando una revisione della tassazione sulle plusvalenze realizzate da una società madre al momento della vendita delle partecipazioni in una società figlia.
Inoltre, alla riunione con la premier, Tajani, Salvini e il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, presenteranno una lunga lista di richieste. Forza Italia chiede di annullare l’aumento delle tasse sugli affitti brevi e di rivedere la norma sui dividendi, mentre la Lega punta a estendere la rottamazione e a eliminare l’aumento dell’età pensionabile.
Fratelli d’Italia desidera rivedere la tassazione sulle cedole e stabilire che le riserve auree detenute dalla Banca d’Italia “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano.” Tuttavia, tutte queste proposte sono supportate da coperture finanziarie fragili.
La fiducia di Fratelli d’Italia si basa sulla tassa di 2 euro sui piccoli pacchi extra Ue, mentre i leghisti puntano sulla rivalutazione dell’oro (come anche Forza Italia) e su un aumento dell’Irap a carico delle banche. Tuttavia, per vari motivi, tutte queste misure sono incerte.



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