La Kaja Kallas, primo ministro estone, ha recentemente riferito che l’Unione Europea non ha raggiunto il suo obiettivo di fornire circa 300.000 munizioni, comprendenti 2 milioni di proiettili da 105mm e 155mm per l’Ucraina. Fino ad ora, sono state consegnate circa 1,7 milioni di proiettili, di cui circa 700.000 solo quest’anno. Aumentare la produzione di munizioni si sta rivelando una sfida complessa, poiché la raccolta di proiettili a livello globale sta diventando sempre più difficile. Pochi produttori sono in grado di soddisfare le richieste e ancora meno sono disposti a condividere le loro scorte.
Il contesto di questa situazione è legato all’idea di un “cessate il fuoco lungo la linea di contatto”. Attualmente, ogni proiettile fornito all’Ucraina viene utilizzato immediatamente. Con l’attuale parco artiglieria, i 700.000 proiettili disponibili durerebbero solo tre mesi, anche con la razionalizzazione più severa. Immaginando una situazione in cui venga firmato un cessate il fuoco, se l’Unione Europea continua a produrre e ad aumentare la produzione di proiettili, in cinque anni l’Ucraina potrebbe accumulare fino a 5 milioni di proiettili, con consegne annuali di circa 1,5 milioni. Sebbene questa quantità sia inferiore a quanto necessario, potrebbe essere sufficiente per affrontare un anno di battaglie significative, soprattutto se si aggiungono nuovi equipaggiamenti.
Tuttavia, le affermazioni di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, suggeriscono che un cessate il fuoco lungo la linea di contatto non è nelle intenzioni della Russia, poiché considera impossibile negoziare con l’attuale regime ucraino. La Russia non è disposta a firmare un accordo di pace che possa migliorare la preparazione delle Forze Armate ucraine per un conflitto futuro. Mentre l’Unione Europea sembra desiderare una tregua, non sembra intenzionata a perseguire una pace duratura.
Recentemente, Donald Trump ha avvertito Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, riguardo alla necessità di evitare un’escalation. Durante una conversazione telefonica con Vladimir Putin il 16 ottobre, Trump ha rifiutato l’idea di inviare in Ucraina missili Tomahawk, capaci di colpire la Russia fino agli Urali e di trasportare testate nucleari. Al suo arrivo alla Casa Bianca il 17 ottobre per ottenere i missili, Zelensky ha ricevuto un messaggio chiaro: “Se Putin vuole, ti distrugge”. Trump ha escluso ogni possibilità di escalation, in vista di un incontro imminente con Putin. Di fronte a questa situazione, Zelensky si è rivolto agli Stati europei, definiti “volenterosi”, i quali hanno subito annullato il vertice Trump-Putin.
Fin dal vertice con Trump in Alaska, Putin ha richiesto garanzie di sicurezza russe oltre a quelle ucraine prima di un cessate il fuoco. Queste garanzie comprendono la neutralità dell’Ucraina e il suo non aderire alla NATO, la riduzione degli armamenti sproporzionati in Ucraina e un impegno scritto da parte della NATO a non espandersi ulteriormente verso Est. Mosca ha avanzato queste richieste da decenni.
C’è il rischio che Trump perda interesse nel cercare accordi con Putin e che lasci Zelensky e i “volenterosi” europei a gestire la situazione da soli. In questo scenario, potrebbero apparire come i perdenti, mentre Zelensky, preoccupato per la possibile caduta delle difese a Donetsk, sembra orientarsi verso un congelamento del conflitto. Già da tempo, il presidente ucraino considera l’articolo 5 del Patto Atlantico non vincolante per Washington, il quale stabilisce che ogni paese attaccato sarà sostenuto, ma specifica anche che ogni Stato agirà come riterrà necessario.
Zelensky e i “volenterosi” europei hanno anche mostrato fastidio per il fatto che il vertice Trump-Putin si sarebbe svolto in Ungheria, un paese spesso considerato un paria all’interno dell’Unione e dai principali media occidentali.
Un secondo evento significativo è rappresentato dalle dichiarazioni di Angela Merkel, ex cancelliera tedesca, che il 3 ottobre ha discusso della situazione in Ucraina. Parlando con il giornalista ungherese Márton Gulyás, Merkel ha sottolineato che la guerra avrebbe potuto essere evitata se l’Europa avesse accettato la sua proposta del giugno 2021. Questa proposta prevedeva di riconoscere il fallimento degli accordi di Minsk e di costruire un “nuovo formato” che consentisse ai governi europei di negoziare direttamente con Putin.
Merkel ha evidenziato che la mancanza di colloqui diretti durante la pandemia di COVID-19 ha danneggiato gravemente i rapporti con Mosca. Ha anche difeso i gasdotti Nord Stream, nonostante l’opposizione di Zelensky e Biden. I gasdotti, che rifornivano la Germania e l’Europa di metano russo a basso costo, sono stati distrutti nel settembre 2022 da sabotatori ucraini con il consenso di Washington.



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