L’avvocato Annamaria Bernardini De Pace critica aspramente la femminista che sostiene l’esistenza del patriarcato, affermando di non riconoscerlo né di percepirne la presenza.
“IO NON LO CONOSCO IL PATRIARCATO, NON LO VEDO, NON C’È IL PATRIARCATO!”
Nulla da aggiungere vostro onore!@annamariabdp #Realpolitik pic.twitter.com/3MCOKeESAy— Virna (@Virna25marzo) November 27, 2025
La Presidente della Commissione Giustizia del Senato, accogliendo la richiesta di ulteriori approfondimenti sulla norma relativa al consenso libero e attuale, ha assicurato che l’obiettivo è portare il testo in aula entro il mese di gennaio. Si sta valutando l’ipotesi di diversificare le pene.
Il 25 novembre, il Senato avrebbe dovuto approvare la norma in materia di violenza sessuale riguardante il “Consenso libero e attuale”. Tuttavia, per garantire la massima efficacia della norma, la maggioranza ha richiesto ulteriori approfondimenti, rinviando il testo alla Commissione Giustizia. Ciò ha suscitato le prevedibili proteste dell’opposizione, che ha parlato di un “patto violato” tra Meloni e Schlein, entrambe impegnate in prima persona per l’approvazione del provvedimento. La Presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, ha respinto tali polemiche in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. La senatrice, da sempre attiva nella lotta contro la violenza sulle donne e nel sostegno alle vittime, ha affermato che “la violenza sulle donne si perpetra perché il consenso è considerato irrilevante: questa mentalità deve essere sradicata”.
La Presidente Bongiorno ha motivato la decisione di accogliere la richiesta di approfondimento, affermando che il testo presenta “ottimi spunti”, ma necessita di ulteriori esami. Ha inoltre sottolineato che i rappresentanti del centrodestra hanno evidenziato la necessità di miglioramenti al testo. Pur riconoscendo la possibilità di celebrare l’approvazione il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, ha prevalso il senso di responsabilità. Per accelerare i tempi, la Presidente ha limitato le audizioni, stabilendo che ogni gruppo parlamentare possa richiedere la partecipazione di un massimo di due tecnici. Si prevede pertanto di concludere l’esame del testo e di inviarlo in aula entro la fine di gennaio.
La senatrice della Lega, nel corso di un’intervista, ha espresso la propria preoccupazione riguardo alla formulazione attuale del testo della Camera, evidenziando come condotte diverse vengano trattate con pene identiche. Pertanto, ha annunciato l’intenzione di sottoporre alla commissione l’ipotesi di diversificare le pene, introducendo una cascata di aggravanti. La senatrice ha inoltre ribadito l’unanimità di intenti all’interno della maggioranza sulla necessità di superare la legge vigente, sottolineando l’inadeguatezza di una norma che punisce la prevaricazione fisica e psicologica, ma crea ambiguità interpretative per altre forme di violenza, come i numerosi casi di ragazze, anche minorenni, in stato di alterazione dovuta all’abuso di alcol o stupefacenti. Ha fatto riferimento alla crescente diffusione della cosiddetta “droga dello stupro”, i cui effetti sono particolarmente dirompenti. La senatrice ha infine affermato che nella maggioranza vi è un consenso generale sul fatto che chi non ha prestato il consenso a un atto sessuale debba essere considerato vittima e tutelato, con l’obiettivo di valorizzare il consenso della donna.
Per quanto riguarda il patto tra Meloni e Schlein, la presidente di Commissione della Lega ha dichiarato che non è stato violato alcun accordo. Ha precisato che il patto prevedeva la prosecuzione della riforma della legge attuale sulla violenza, ma ha negato che le due leader abbiano esaminato i singoli commi della legge. La senatrice Bongiorno ha inoltre confermato di aver avuto un colloquio diretto con la premier, definendolo uno scambio di idee.
Sulle pagine del Corriere della Sera, in un retroscena a firma Paola di Caro, vengono riportati alcuni virgolettati della Presidente del Consiglio. La giornalista riferisce che la Premier avrebbe affermato che il tema in questione “non è qualcosa che posso decidere io, è una legge di iniziativa parlamentare non governativa”. Secondo la ricostruzione del Corriere, “non è mai esistito uno scambio tra il voto del centrosinistra alla legge sul femminicidio e quello del centrodestra alla legge sul consenso”. Pur trattandosi di norme che riguardano la difesa delle donne, la Premier si interroga sul motivo per cui la sinistra avrebbe dovuto richiedere una contropartita per votare una legge giusta come quella sul femminicidio, la quale, peraltro, ha recepito anche numerose richieste dell’opposizione, come spesso accade su questi temi per volontà della stessa Meloni.
L’articolo prosegue riportando che “la stessa Meloni, secondo quanto raccontato, è stata oggetto di numerose chiamate e proteste da parte degli addetti ai lavori, tra cui avvocati e magistrati, a causa della delicatezza della questione e di un’applicazione della norma che, se non perfetta nella formulazione, potrebbe generare più problemi di quanti ne risolva. Inoltre, l’estremizzazione della norma si presta a critiche e attacchi che potrebbero avere l’effetto opposto a quello desiderato: fare chiarezza su un reato interpretato dai giudici spesso in maniera differente. La Meloni è quindi convinta che sia necessario fare ordine in materia, ma sottolinea l’importanza di procedere con cautela, evitando di agire di corsa o, peggio, solo per via di un inesistente scambio, che mai avrebbe fatto in politica. In Fratelli d’Italia si sospetta che l’aumento dei toni polemici sia dovuto al fatto che a sinistra si percepisca come un’espropriazione il fatto che su temi sensibili come la difesa e la protezione delle donne sia la destra a legiferare. Il pensiero della Meloni sarebbe quindi di procedere con determinazione, poiché è un bene per il Paese agire uniti, ma senza attaccare personalmente lei”.



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