Adriana Smith, un’infermiera di 31 anni residente nello Stato della Georgia, è stata dichiarata cerebralmente morta a seguito di complicazioni mediche, ma è stata mantenuta in vita artificialmente a causa di una legge statale che vieta l’aborto dopo le sei settimane di gravidanza. La donna era incinta di 12 settimane quando è stata ricoverata e, nonostante il suo stato irreversibile, i medici non hanno potuto interrompere i supporti vitali. Il figlio, Chance, è nato prematuro, pesa appena 820 grammi e si trova attualmente in terapia intensiva neonatale.
La vicenda ha avuto inizio a febbraio, quando Adriana Smith si è recata in ospedale lamentando forti mal di testa. Dopo una rapida visita, le è stato prescritto un farmaco e successivamente dimessa. Tuttavia, il giorno seguente, la donna si è svegliata con difficoltà respiratorie ed è stata trasportata d’urgenza all’Emory University Hospital. Qui i medici hanno rilevato la presenza di coaguli di sangue nel cervello e l’hanno dichiarata cerebralmente morta. In quel momento, Adriana era incinta di 12 settimane.
Secondo la legge della Georgia, firmata nel 2019 dal governatore repubblicano Brian Kemp ed entrata in vigore nel 2022 dopo la revoca della sentenza Roe v. Wade, l’aborto è vietato una volta rilevata l’attività cardiaca del feto, che solitamente avviene intorno alla sesta settimana di gravidanza. Questa normativa ha impedito ai medici di interrompere i supporti vitali alla donna, nonostante il suo stato irreversibile. La famiglia di Adriana, intrappolata in questa situazione drammatica, non ha potuto prendere decisioni sul destino della figlia.
Il piccolo Chance è stato fatto nascere prematuramente attraverso un parto cesareo mentre la madre era ancora collegata ai macchinari. Il neonato pesa solo 820 grammi ed è attualmente ricoverato in terapia intensiva neonatale, dove riceve cure costanti per sopravvivere. “Dovrebbe farcela”, ha dichiarato April Newkirk, la nonna del bambino, aggiungendo: “Sta combattendo con tutte le sue forze. Chiediamo solo preghiere per lui.”
La madre di Adriana, visibilmente affranta, ha espresso il suo dolore per la perdita della figlia e la difficile situazione del nipotino. “Questa decisione sarebbe dovuta spettare a noi”, ha detto più volte ai giornalisti. “È difficile da accettare. Io sono sua madre. Non dovrebbe toccare a me seppellirla.”
L’ospedale coinvolto nella vicenda ha scelto di non commentare il caso specifico, rilasciando tuttavia una dichiarazione generale in cui afferma che la priorità rimane “la sicurezza e il benessere dei pazienti”. Tuttavia, questa storia mette in evidenza i complessi confini tra vita e morte e le difficili implicazioni delle leggi sull’aborto.
La normativa della Georgia, una delle più restrittive degli Stati Uniti, è stata oggetto di numerose critiche da parte di attivisti per i diritti delle donne e professionisti sanitari. In casi come quello di Adriana Smith, le famiglie si trovano costrette a rispettare disposizioni legali che possono entrare in conflitto con le loro volontà personali e con la realtà medica.
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