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Una donna e sua figlia sono state trovate morte a Villa Pamphilj, a Roma. L’identità della donna rimane sconosciuta, mentre un uomo è stato fermato in Grecia



Una vicenda drammatica e ancora avvolta nel mistero ha scosso Roma. Sabato 7 giugno, nel parco di Villa Pamphilj, sono stati rinvenuti i corpi senza vita di una donna e della sua bambina. Nonostante i tentativi delle autorità, l’identità della donna non è stata ancora accertata. La trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” ha diffuso un’immagine della vittima, sperando che qualcuno possa riconoscerla.



La foto mostra la donna accanto a un uomo, identificato come un cittadino americano, che è stato fermato sull’isola greca di Skiathos. Nello scatto i due sono seduti su un gradino davanti a un portone: lei con capelli biondi lisci, mentre tiene la bambina sdraiata sulle gambe, e lui con una ferita visibile alla testa. L’immagine è stata condivisa sui canali social della trasmissione insieme a un appello: “Ecco il volto della donna trovata morta a Villa Pamphilj, qualcuno la riconosce?”.

Durante una conferenza stampa tenutasi presso la Procura di Roma, il procuratore generale Francesco Lo Voi ha dichiarato che le indagini sono ancora in corso: “La donna non è stata ancora identificata, ma stiamo lavorando intensamente per risalire alla sua identità”. Gli investigatori si trovano di fronte a un caso complesso: al momento del ritrovamento, sia la madre che la figlia erano prive di vestiti e di documenti, rendendo difficile l’identificazione.

Nei giorni scorsi, la Questura ha diffuso le immagini dei tatuaggi presenti sul corpo della donna, nella speranza che possano fornire indizi utili. Tuttavia, finora non sono emerse informazioni decisive.

Un elemento chiave per l’indagine è stato il fermo dell’uomo in Grecia. Grazie alla collaborazione tra le autorità italiane, statunitensi e greche, e al contributo del pubblico attraverso segnalazioni alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, l’uomo è stato identificato e bloccato in meno di una settimana dal ritrovamento dei corpi. Secondo quanto riportato dal procuratore Lo Voi, il risultato è stato possibile grazie all’incrocio di diverse fonti di dati: testimonianze oculari, immagini delle telecamere di sorveglianza e il supporto delle autorità internazionali.

L’uomo avrebbe dichiarato agli inquirenti di essere il padre della bambina, ma questa affermazione non è stata ancora verificata. Il procuratore aggiunto Cascini ha sottolineato che restano molti interrogativi irrisolti: oltre all’identità della donna, è necessario chiarire le cause del decesso e ricostruire la dinamica degli eventi che hanno portato alla morte delle due vittime. Anche il legame tra la madre, la figlia e il fermato rimane poco chiaro, così come i motivi per cui si trovassero in Italia.



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