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Uno studio condotto su gemelli danesi associa i tatuaggi a un rischio più elevato di tumori della pelle e linfomi, con probabilità fino a quattro volte superiori



Un nuovo lavoro scientifico internazionale mette sotto i riflettori la possibile correlazione tra tatuaggi e rischio oncologico. La ricerca, basata sull’analisi di migliaia di gemelli danesi, ha evidenziato un aumento significativo dell’incidenza di tumori della pelle e linfomi tra coloro che hanno tatuaggi rispetto ai loro fratelli e sorelle non tatuati. I risultati, pubblicati sulla rivista BMC Public Health, mostrano associazioni statistiche che vanno da un incremento del 62 per cento fino a un rischio quasi quadruplicato.



Il valore dello studio risiede nel modello di analisi. I gemelli, infatti, condividono lo stesso patrimonio genetico e un ambiente familiare comune, rappresentando un campione ideale per distinguere l’impatto di abitudini e comportamenti individuali. Nel caso specifico, la variabile presa in esame è stata la presenza di tatuaggi.

I ricercatori hanno utilizzato i dati del Danish Twin Tattoo Cohort, una coorte che raccoglie informazioni su circa 6.000 gemelli. La prima parte dell’indagine ha coinvolto 2.367 coppie selezionate casualmente, mentre la seconda ha riguardato uno studio caso-controllo su 316 gemelli nati tra il 1960 e il 1996. L’iniziativa è stata coordinata dall’Istituto di sanità pubblica dell’Università della Danimarca meridionale, in collaborazione con il FIMM – Institute for Molecular Medicine Finland dell’Università di Helsinki e con l’Università di Odense.

Incrociando i dati della coorte con le diagnosi oncologiche contenute nel Danish Cancer Registry, i ricercatori hanno osservato un rischio sensibilmente più alto nei gemelli tatuati. Nella sezione caso-controllo lo studio ha rilevato un rischio 1,62 volte maggiore di sviluppare un qualsiasi tumore cutaneo, escludendo il carcinoma basocellulare. Per i tatuaggi di dimensioni superiori al palmo di una mano, la probabilità di tumori cutanei aumentava di 2,37 volte e quella di linfomi di 2,73 volte.

Ancora più marcati i risultati della parte che ha coinvolto i gemelli selezionati casualmente: in questo gruppo il rischio di tumore cutaneo per chi aveva tatuaggi è risultato 3,91 volte più alto, mentre per il carcinoma basocellulare il rischio è salito a 2,83.

Questi dati si aggiungono ad altre ricerche che in passato avevano già sollevato il sospetto di un legame tra tatuaggi e patologie oncologiche. Nel giugno 2024, ad esempio, uno studio pubblicato su eClinical Medicine aveva concluso che le persone tatuate presentano un rischio del 21 per cento più alto di sviluppare linfomi.

Ma quali potrebbero essere i meccanismi alla base di questa correlazione? Gli autori dello studio hanno ipotizzato che l’inchiostro dei tatuaggi, una volta penetrato nella pelle, si accumuli nei linfonodi. Questo deposito, riconosciuto dal sistema immunitario come materiale estraneo, potrebbe generare uno stato infiammatorio cronico. Nel lungo periodo, un’infiammazione persistente è in grado di favorire mutazioni cellulari e contribuire alla carcinogenesi.

L’ematologo Henrik Frederiksen, coautore dello studio, ha spiegato in una nota: “Possiamo vedere che le particelle di inchiostro si accumulano nei linfonodi e sospettiamo che il corpo le percepisca come sostanze estranee. Ciò potrebbe significare che il sistema immunitario cerca costantemente di rispondere all’inchiostro e non sappiamo ancora se questa condizione persistente possa indebolire la funzione dei linfonodi o avere altre conseguenze sulla salute”.

È importante sottolineare che i ricercatori non parlano di rapporto diretto causa-effetto. Lo studio evidenzia un’associazione statistica, non la certezza che i tatuaggi provochino tumori. Tuttavia, la consistenza dei dati emersi – specialmente considerando il modello sui gemelli – rende necessario approfondire ulteriormente.

Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Signe Bedsted Clemmensen dell’ateneo danese, hanno dichiarato che saranno indispensabili nuovi progetti di ricerca per chiarire i percorsi biologici coinvolti: “Riteniamo importante comprendere il percorso eziologico della carcinogenesi indotta dall’inchiostro del tatuaggio per apportare benefici alla salute pubblica”.

Il dibattito scientifico rimane dunque aperto. Da un lato, la diffusione dei tatuaggi a livello globale rende essenziale chiarire gli eventuali rischi legati a lungo termine all’inchiostro. Dall’altro, la complessità del tema richiede studi più ampi e dettagliati, in grado di distinguere il ruolo delle sostanze contenute nei pigmenti da altri fattori ambientali e genetici.

Al momento, il messaggio che arriva dalla comunità scientifica è quello della prudenza: chi sceglie di tatuarsi dovrebbe essere consapevole che, sebbene non vi siano prove definitive di un legame diretto con lo sviluppo di tumori, esiste una correlazione che merita attenzione e ulteriori conferme.



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