Non sempre il tempo riesce a sanare tutte le ferite, sebbene possa attenuarle e sfumarle col passare degli anni. Un tragico evento avvenne nel 2011 a Sepang, quando Valentino Rossi si trovò, suo malgrado, coinvolto in un incidente fatale che costò la vita a Marco Simoncelli. Assieme a Colin Edwards, Rossi non poté evitare l’impatto con Simoncelli, che cadde sull’asfalto dopo aver perso il controllo della sua moto in curva 11. La dinamica dell’incidente venne subito chiarita come una drammatica fatalità, e nessuno dei piloti coinvolti avrebbe potuto fare qualcosa per evitare la tragedia.
Nel podcast ‘Poretcast’, condotto da Giacomo Poretti, noto comico del trio con Aldo e Giovanni, l’ex campione di MotoGP ha condiviso le sue emozioni legate a quel giorno e a come lo hanno segnato nel tempo. “Come fai a dimenticare certe cose? Le elabori e le superi, in un modo o nell’altro. Ci fai i conti, in un modo o nell’altro. Ma sai benissimo che non ti abbandoneranno mai”. Queste parole riflettono la difficoltà di lasciarsi alle spalle un evento così significativo. Quando Poretti gli chiede se abbia mai pensato di smettere, Rossi risponde immediatamente, poi si ferma un attimo, come se stesse rivivendo quei momenti in un istante. “No… non ho pensato di smettere – ha ammesso Rossi -. Lì per lì è stato veramente uno shock perché ho perso un amico ma soprattutto sono stato parte dell’incidente in cui ha perso la vita. Ed è sempre stata una cosa che mi è spiaciuta un sacco… Ma ci pensate… eravamo in 22 in pista e in quel momento sono stato proprio io a centrarlo”.
Le parole di Rossi aprono una finestra sul suo mondo interiore, rivelando il dolore e il rammarico per la perdita di un amico caro. “Mi sono fatto un esame di coscienza e alla fine la realtà è che non ho potuto fare proprio niente per evitare questa fatalità. E da lì ciò che è rimasto è solo il rammarico per aver perso un grande amico con cui dal 2006 ho trascorso tanto tempo insieme… Mi piaceva allenarmi con un pilota forte come Marco, la sua compagnia è sempre stata positiva. Il Sic era simpatico, sanguigno, un romagnolo doc. Poi è diventato un mio rivale e lì le cose diventano sempre un po’ complesse”.
Due anni dopo quell’incidente, Rossi decise di fondare un’Academy per sostenere i giovani piloti italiani nel loro percorso verso la MotoGP e il successo. “Sì, è venuta fuori l’idea di mettere in piedi qualcosa che potesse aiutare i piloti italiani ad arrivare in MotoGp e a vincere”. Il progetto rappresenta una sfida stimolante per il “Dottore”, come dimostrato dalla sua battuta ironica che ha suscitato l’ilarità del pubblico e dello stesso Poretti: “È un bell’impegno perché i piloti di base sono tutti delle teste di c***o e gestirli è difficile ma dà un gran gusto”.
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