​​


Zaia in crisi di nervi: dopo 27 anni di privilegi si ribella alla legge elettorale che lo ferma dal ricandidarsi



Venezia, scena da film quasi: “I cittadini mi vogliono presidente del Veneto? Non si può proprio fare, ragazzi. Siamo quasi 5 milioni qui e, indovinate un po’, l’unico fuori dai giochi sono io (a parte i ragazzini, ovvio)”, si lascia scappare Zaia alla Mostra del Cinema. E insomma, se volevate votarlo di nuovo, niente da fare. (Eccolo pure in video a dirlo, eh).



Zaia, per chi si fosse perso le puntate precedenti: viene da Bibano (che non è una marca di vino, ma una frazione di Godega di Sant’Urbano, provincia di Treviso). Ha fatto il presidente della Provincia di Treviso dal ’98 al 2005, poi vicepresidente della Regione Veneto – con in mano turismo, agricoltura, montagne e pure l’identità veneta (che non è poca roba, credetemi) – dal 2005 al 2008. Poi pure ministro delle politiche agricole sotto Berlusconi IV (sì, c’è stato pure quello) dal 2008 al 2010. Dal 2010 è praticamente il boss del Veneto. Maratona politica, altro che Ironman.

Adesso, cambio scena: Marcello Sorgi su La Stampa – e qui il tono si fa più “politico”. Mentre la Francia si incasina con la crisi di governo e Macron rischia di dover sciogliere l’Assemblea nazionale per la seconda volta in un anno (una roba che neanche le repliche di Friends), l’Italia affronta l’autunno della legge di stabilità meglio di quanto abbia fatto negli ultimi anni. Miracolo? Forse solo un attimo di respiro.

Lagarde (sì, la capa della BCE) ha pure dato una pacca sulla spalla ai conti pubblici italiani, roba che non capita spesso. Meloni, quindi, spera di uscirne pulita dalla procedura d’infrazione europea. Certo, Bruxelles non regala nulla, ma almeno stavolta le richieste non sembrano fantascienza.

A Palazzo Chigi preparano le candeline per il terzo compleanno del governo, con la consapevolezza che la stabilità fa bene – non solo agli italiani, ma soprattutto ai mercati, che finalmente non fanno schizzare gli spread a livelli da tachicardia.

Cosa potrebbe rovinare questa parvenza di pace? Le elezioni regionali. Il centrodestra, che teme una figuraccia, ha spalmato il voto su due mesi – così, se va male, le brutte notizie arrivano diluite, un po’ come l’aperol annacquato. Nelle sei regioni principali (più la Val d’Aosta che fa storia a sé), si parte con le Marche dove il centrosinistra sembra bello carico, e in Toscana, Campania e Puglia l’opposizione parte pure favorita. Marche e Calabria potrebbero sorprendere. Il centrodestra tiene duro solo in Veneto – Zaia o non Zaia – mentre altrove si affida agli slogan e alle promesse che, tanto per cambiare, rischiano di far saltare i conti.

Insomma, Italia: mai noiosa, sempre sul filo.



Add comment