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Zelensky abbassa la cresta prima del vertice: disponibile a rinunciare all’ingresso nella Nato



In una mossa che potrebbe cambiare gli equilibri del conflitto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di essere pronto a rinunciare all’adesione dell’Ucraina alla Nato, a patto di ottenere garanzie di sicurezza solide e concrete da parte degli Stati Uniti e dei partner europei. L’annuncio, riportato in esclusiva dal Financial Times, arriva a pochi giorni dal vertice di pace di Berlino in programma domenica, e sembra mirato a sbloccare i negoziati con la Russia.



Zelensky avrebbe chiarito che l’obiettivo non è indebolire la difesa del Paese, ma sostituire la prospettiva NATO con accordi bilaterali di sicurezza direttamente con Washington e altre capitali chiave. Tali intese sarebbero ispirate al famoso Articolo 5 del Patto Atlantico, il principio di difesa collettiva che impegna gli alleati a intervenire se uno di loro viene attaccato.

Il presidente ucraino ha scelto una modalità comunicativa informale ma diretta per diffondere la notizia: una chat WhatsApp con giornalisti internazionali. Questo canale, sempre più utilizzato dalla sua amministrazione, sottolinea la volontà di mantenere un dialogo trasparente con i media globali in una fase estremamente delicata.

Parallelamente, anche l’Italia ha fatto sentire la sua voce sulla crisi ucraina. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, intervenuto dal palco di Atreju, ha ribadito la linea del governo: “Abbiamo sempre difeso le ragioni dell’Ucraina”, ha affermato, precisando però che “non siamo in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l’uso di armi italiane in territorio russo”. Tajani ha voluto evidenziare l’autonomia della politica estera italiana, ricordando come Roma abbia talvolta assunto posizioni differenziate rispetto ad alcuni partner Ue, nel rispetto della propria sovranità e coerenza strategica.

La possibile rinuncia all’ingresso nella Nato da parte di Kiev non è un passo secondario. Fino a oggi, l’adesione all’Alleanza Atlantica era un caposaldo identitario della politica ucraina post-Maidan e una delle cause alla base dell’invasione russa del febbraio 2022. Una sua messa in discussione segnala una flessibilità negoziale senza precedenti, motivata forse dalla consapevolezza che, nell’immediato, un’adesione formale alla NATO rimane politicamente impraticabile.

Questa apertura potrebbe quindi rappresentare un segnale forte a Mosca, ma anche un test per gli alleati occidentali: saranno disposti a fornire garanzie di sicurezza paragonabili a quelle dell’Articolo 5 senza il vincolo formale dell’adesione all’Alleanza? La risposta a questa domanda potrebbe definire il futuro degli accordi di pace e della stabilità europea nei prossimi anni.

Mentre la diplomazia accelera verso il summit di Berlino, gli occhi sono puntati su come Russia, Stati Uniti e Unione Europea accoglieranno questa potenziale svolta strategica. Quel che è certo è che Zelensky sta giocando una partita ad altissimo rischio, nella speranza di trasformare una concessione apparente in un meccanismo duraturo per proteggere l’Ucraina.



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