Enrico De Pedis chi è: qual è il suo ruolo nel rapimento di Emanuela Orlandi



Enrico De Pedis, affettuosamente conosciuto come Renatino, è stato un appassionato mafioso italiano e leader dell’illustre banda della Magliana. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa straordinaria figura!



Con una passione per la propria immagine e un’attenzione meticolosa per il proprio guardaroba, Enrico De Pedis, affettuosamente conosciuto come Renatino, era un vero mafioso e il boss della banda della Magliana. Nato e cresciuto nel cuore di Roma, a Trastevere, Renatino iniziò la sua carriera come scippatore per poi passare alle rapine. Fu arrestato due volte, nel 1974 e nel 1977, ma fu rilasciato nel 1980. Il 25 giugno 1988 Renatino sposa l’amata fidanzata Carla Di Giovanni, conosciuta nel quartiere Testaccio.

Enrico De Pedis era una forza da non sottovalutare, un uomo la cui immagine è stata immortalata per sempre nell’identikit della sua eredità.

Il coinvolgimento di Enrico De Pedis nella misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni e figlia di un impiegato della Prefettura della Casa Pontificia, avvenuta il 22 giugno 1983 a Roma, cominciò a essere svelato nel 2008 attraverso le indagini della magistratura romana che seguirono le dichiarazioni (mai verificate e spesso smentite) di Sabrina Minardi, pentita ed ex amante di Renatino, che affermò con passione che De Pedis era responsabile del rapimento per volontà dell’allora direttore dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), monsignor Paul Marcinkus.

Il racconto di Minardi sostiene che la Orlandi fu brutalmente uccisa sei o sette mesi dopo essere stata presa in ostaggio e il suo corpo fu inumato in una betoniera vicino a Torvajanica insieme al cadavere di un ostaggio altrettanto giovane, Domenico Nicitra, figlio undicenne di un ex membro della banda della Magliana, il siciliano Salvatore Nicitra.

Le dichiarazioni della Minardi, ritenute inattendibili e incoerenti a causa della sua tossicodipendenza, sono recentemente salite alla ribalta quando è stata scoperta la BMW che aveva descritto come utilizzata per trasportare Orlandi. L’auto era appartenuta in precedenza al faccendiere Flavio Carboni e poi a un membro della banda della Magliana. Nel luglio 2005, un anonimo telefonò alla redazione del programma Chi l’ha visto? (Rai 3) con un indizio sul caso: “Per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e informatevi sul favore che Renatino fece all’epoca al cardinale Poletti, e chiedete al barista di via Montebello, la cui figlia era anche con lei….”. Questo sviluppo emozionante ha scatenato un nuovo fervore nella ricerca di risposte.

L’incessante ricerca della verità ha portato Raffaella Notariale a scoprire le fotografie della tomba e i documenti firmati dal cardinale Ugo Poletti e da monsignor Piero Vergari che autorizzavano lo spostamento del corpo di De Pedis dal cimitero del Verano alla cripta della basilica di Sant’Apollinare. Antonio Mancini, detto Accattone, che aveva fatto parte della banda della Magliana, fece una rivelazione scioccante ai magistrati della Procura di Roma: “si diceva che la ragazza era roba nostra, l’aveva presa uno dei nostri” in riferimento alla scomparsa della quindicenne Orlandi. Il 14 maggio 2012 il sarcofago di marmo contenente la bara di De Pedis è stato aperto e le indagini hanno confermato che si trattava del corpo di Enrico De Pedis, lasciando irrisolto il mistero della scomparsa della Orlandi. Nonostante ciò, Raffaella Notariale continua a perseguire con passione la verità.



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