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Gianmaria Favaretto, studente di Padova, risponde alle minacce del ministro Valditara di bocciare chi protesta, definendo la sua posizione come una risposta violenta al dialogo



Gianmaria Favaretto, un ex studente del liceo scientifico Enrico Fermi di Padova, ha recentemente rifiutato di sostenere l’orale dell’esame di maturità come forma di protesta. Questa scelta ha attirato l’attenzione, non solo per il gesto in sé, ma anche per le reazioni che ha suscitato, in particolare quella del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Il ministro ha minacciato di bocciare gli studenti che decidono di fare scena muta come atto di protesta, definendo tale comportamento inaccettabile.



Gianmaria ha risposto a queste affermazioni, dichiarando: “Non c’è alcun dialogo con gli studenti. Sono dell’idea che un problema, che evidentemente esiste, si può provare a risolverlo nei due modi: o con il dialogo, oppure violentamente. E quella del ministro mi sembra una risposta violenta”. Le sue parole evidenziano un sentimento di frustrazione nei confronti di un sistema educativo che, secondo lui, non tiene conto delle esigenze e delle opinioni degli studenti.

Il gesto di Gianmaria non è stato isolato. Anche altri studenti in Italia, come la bellunese Maddalena Bianchi, hanno scelto di non partecipare agli orali, non per mancanza di preparazione, ma per esprimere il loro dissenso verso un sistema scolastico che considerano obsoleto e troppo competitivo. Questi atti di ribellione sono stati motivati dalla percezione che la scuola sia più focalizzata sulla performance individuale piuttosto che sul benessere e sulla crescita personale degli studenti.

La posizione del ministro Valditara ha suscitato critiche anche da parte di educatori e studenti. La preside della scuola di Gianmaria ha etichettato la sua scelta come immatura, definendolo uno “sfaticato”. Tuttavia, le parole della dirigente sembrano confermare le preoccupazioni espresse dagli studenti riguardo a un sistema scolastico che premia la competizione a scapito della collaborazione e del supporto reciproco.

Gianmaria ha espresso delusione nei confronti degli adulti e delle istituzioni educative, affermando: “Sono deluso da chi dovrebbe guidarci, dagli adulti, dal fatto che la scuola sia un luogo dove si verificano nozioni e basta”. Ha sottolineato che la vita è una competizione incessante, dove gli studenti sono costantemente messi a confronto. “L’ambiente scolastico dovrebbe essere protetto, un luogo in cui si possa crescere tranquillamente”, ha aggiunto, lamentando come la competizione tra i banchi di scuola possa portare a una cultura che penalizza gli studenti piuttosto che sostenerli.

La proposta di Valditara di riformare il sistema di valutazione scolastica, eliminando la possibilità di fare scena muta, ha messo in luce le tensioni esistenti tra le istituzioni e gli studenti. Il ministro ha affermato che le proteste non possono essere tollerate e che gli studenti devono assumersi la responsabilità delle loro azioni. Questa posizione, però, è stata interpretata da Gianmaria e da altri come un segnale di chiusura al dialogo e alla comprensione delle reali problematiche che affliggono il sistema scolastico.

In un contesto in cui la comunicazione tra studenti e istituzioni è fondamentale, la mancanza di un dialogo costruttivo potrebbe portare a un crescente malcontento tra le nuove generazioni. Gianmaria ha chiarito che il suo gesto non era solo una manifestazione di protesta, ma un invito a riflettere su un sistema che, a suo avviso, deve essere riformato per rispondere meglio alle esigenze degli studenti.

La storia di Gianmaria Favaretto rappresenta una microcosmo delle sfide che affrontano i giovani oggi. La sua protesta, e quella di altri studenti, mette in evidenza la necessità di un cambiamento nel modo in cui la scuola si relaziona con gli studenti. La speranza è che, attraverso il dialogo e la comprensione, si possano trovare soluzioni che favoriscano un ambiente educativo più inclusivo e supportivo.



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