La vicenda accaduta presso un lido balneare di Villaggio Coppola, nel Casertano, ha scatenato un acceso dibattito. Una mamma, in compagnia dei suoi tre figli, ha denunciato di essere stata obbligata a gettare il pranzo portato da casa e di dover acquistare cibo presso il bar dello stabilimento. Il caso, segnalato dal parlamentare Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi-Sinistra), ha generato polemiche sui social e ha spinto il deputato a recarsi personalmente sul posto per chiarire la situazione.
Secondo quanto riportato dalla donna, il personale del lido le avrebbe impedito di consumare la pasta all’insalata che aveva preparato e portato per sé e i suoi figli. Il racconto ha sollevato critiche verso le politiche dello stabilimento, accusato di aver imposto un divieto arbitrario sul consumo di cibo non acquistato in loco. Tuttavia, i gestori del lido hanno fornito una versione differente dei fatti.
Intervenendo in diretta streaming sui suoi canali social, Francesco Emilio Borrelli ha documentato il confronto con i titolari del lido, i quali hanno respinto fermamente le accuse. Uno dei gestori ha dichiarato: “Nessuno ha vietato alla signora di mangiare il cibo da casa. Non poteva consumarlo sotto l’ombrellone, ma esiste un’area dedicata dove chiunque può mangiare gratuitamente.” Inoltre, hanno precisato che il regolamento dello stabilimento consente il consumo di panini e snack sotto gli ombrelloni, ma vieta bottiglie di vetro e alcol per motivi di igiene e sicurezza.
I titolari hanno sottolineato che il personale non avrebbe obbligato la donna a gettare il cibo. “Mai metteremmo le mani nelle borse o addosso a un cliente. Siamo imprenditori balneari da 30 anni e persone oneste. La signora ha voluto alzare un polverone.” Hanno poi aggiunto che la questione sarebbe stata ingigantita, danneggiando l’immagine del loro lavoro.
Durante il confronto, Borrelli ha posto l’attenzione su un cartello affisso all’ingresso del lido, che recita: “Non è consentito introdurre cibi e bevande dall’esterno”. Il parlamentare ha evidenziato come tale divieto non sarebbe legittimo senza un’autorizzazione specifica. I gestori hanno risposto spiegando che la scritta è generica e frutto di un errore di stampa: “Il cartello è vecchio. Facciamo entrare chiunque porti del cibo, purché non si tratti di bottiglie di vetro.”
Un ulteriore elemento di controversia riguarda uno scontrino non fiscale rilasciato alla famiglia, riportante una data errata risalente ad aprile. Anche su questo punto, Borrelli ha sollecitato chiarimenti da parte dei titolari del lido.
La vicenda ha acceso un dibattito più ampio sulla gestione delle aree balneari e sui diritti dei clienti. Da una parte, alcuni sostengono che gli stabilimenti abbiano il diritto di regolamentare le attività all’interno delle loro strutture; dall’altra, si solleva la questione della libertà dei cittadini di portare cibo da casa, soprattutto in contesti familiari.
Il caso di Villaggio Coppola evidenzia la necessità di maggiore trasparenza nei regolamenti degli stabilimenti balneari e di un equilibrio tra le esigenze commerciali e i diritti dei clienti. Mentre la mamma coinvolta nella vicenda sostiene di aver subito un trattamento ingiusto, i gestori del lido ribadiscono la loro correttezza e respingono ogni accusa di abuso.



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