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Ucraina, numeri record di militari che disertano: rivelazioni clamorose sul fronte di Kiev



La situazione delle forze armate ucraine è stata fotografata ieri da un rapporto della Procura generale dello Stato a Kiev, che ha diffuso numeri significativi sul fenomeno delle diserzioni e degli abbandoni non autorizzati delle unità militari. Secondo i dati ufficiali, nel 2022 i casi di soldati che hanno lasciato il proprio reparto senza autorizzazione sono stati 6.900, mentre i disertori sono stati 3.500. Nel 2023 i numeri sono aumentati, rispettivamente a 17.600 e 7.800, fino a crescere ulteriormente nel 2024, con 67.800 abbandoni e 23.300 diserzioni.



Nei primi sette mesi di quest’anno le cifre hanno raggiunto livelli ancora più alti: 110.500 soldati che hanno lasciato la propria unità e 15.300 disertori. La media è di 15.700 casi al mese, circa la metà dei mobilitati nello stesso periodo. Questi dati spiegano in parte la carenza delle fanterie ucraine, impegnate in un conflitto che continua a registrare sviluppi complessi sul fronte orientale.

Accanto alla crisi interna, si è aggiunto un altro elemento che ha alimentato dibattito nel Paese: la decisione del presidente Volodymyr Zelensky di aprire le frontiere ai giovani tra i 18 e i 22 anni. Attualmente, infatti, il servizio militare è obbligatorio dai 25 anni. L’annuncio ha provocato immediatamente lunghe code ai valichi di frontiera, con migliaia di ragazzi che hanno scelto di lasciare l’Ucraina.

Sui social sono comparsi numerosi video che mostrano giovani in viaggio, documentando il loro percorso verso i confini, presentato come un cammino verso la libertà. Il provvedimento ha quindi generato un effetto contrario rispetto alle previsioni di alcuni esponenti politici. Il membro del Comitato della Verkhovna Rada per la sicurezza nazionale, Fedor Venislavskij, aveva infatti dichiarato alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto che tale decisione non avrebbe provocato un esodo giovanile.

Nel frattempo, nel Donbass la popolazione civile vive sotto la pressione costante dei bombardamenti. A Kramatorsk, oggi considerata la capitale amministrativa della parte della regione ancora controllata da Kiev, le esplosioni notturne fanno tremare i vetri delle abitazioni, mentre le sirene degli allarmi aerei restano frequenti. La città e i villaggi circostanti, che si trovano a ridosso della linea di contenimento contro le avanzate russe, risultano svuotati della popolazione giovanile, spostata verso l’Ucraina occidentale o emigrata nei Paesi europei.

Sul piano militare, nelle ultime giornate si è registrata un’intensificazione dei combattimenti. Mosca ha riferito di progressi nella regione di Dnipro, annunciando la conquista dei villaggi di Zaporizke e Novohoriyivka, che contano complessivamente poche centinaia di abitanti. Già a fine giugno i russi avevano preso il controllo di Dachne, episodio che le autorità ucraine avevano presentato come ulteriore prova delle ambizioni espansionistiche del presidente Vladimir Putin, interessato non solo alle regioni già in parte sotto controllo russo (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia), ma a ogni territorio conquistabile.

Fonti locali hanno inoltre riportato la perdita della foresta di Sebrianske. Un maggiore delle forze speciali ucraine, intervistato a Sloviansk, ha spiegato: “I russi entrano nelle aree boscose con piccole pattuglie autosufficienti, che vengono poi rifornite dai loro droni nella notte. Operano nelle nostre retrovie e creano il caos”.

Particolarmente critica appare anche la situazione nel settore di Zaporizhzhia, dove le forze ucraine stanno difendendo il villaggio di Stepnohirsk da nuove offensive russe. La pressione continua a crescere, mentre sul fronte interno Kiev deve fare i conti con la riduzione di effettivi e con la fuga di giovani in età potenzialmente mobilitabile.

Il quadro che emerge dai numeri diffusi dalla Procura generale dello Stato e dalle testimonianze provenienti dalle aree di conflitto evidenzia una duplice sfida per l’Ucraina: da un lato, mantenere la tenuta delle sue forze armate nonostante l’aumento delle diserzioni; dall’altro, fronteggiare la perdita di capitale umano giovanile, con un flusso costante di partenze verso l’estero.

L’esodo dei ragazzi tra i 18 e i 22 anni, unito ai dati ufficiali sugli abbandoni e le diserzioni, contribuisce a delineare un contesto difficile per Kiev, mentre il conflitto con la Russia continua a intensificarsi lungo le principali linee del fronte orientale.



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