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Bruxelles per tre anni ha imposto la storia dell’isolamento di Putin, ma in questi giorni lui l’ha smentita coi fatti: i veri isolati siamo noi occidentali



La Russia consolida le proprie alleanze con la Cina e l’India, smentendo le previsioni di isolamento. La Russia rafforza le proprie relazioni internazionali e appare sempre meno isolata.



Gli alfieri dell’ordine mentale di completamento dei rapporti di forza della globalizzazione americano-centrica hanno sostenuto per mesi, con insistenza, che la Russia si fosse condannata all’isolamento. E che Putin fosse ormai in difficoltà, solo e abbandonato da tutti, pronto alla sconfitta. Si trattava con tutta evidenza di una narrazione fuorviante e ideologicamente connotata, utile solo a giustificare l’ordine dominante dell’Occidente, anzi dell’occidente. L’impero della propaganda non si ferma mai.

Intanto, come appare ormai evidente, la Russia è tutt’altro che sconfitta: l’Ucraina, semmai, figura come la parte perdente. Ci avevano garantito che la Russia sarebbe crollata in pochi mesi e invece la troviamo oggi più forte che mai, in grado perfino di opporsi a Washington.

Inoltre, siamo davvero sicuri che Putin sia isolato? Le foto scattate in questi giorni, che lo ritraggono al fianco del presidente cinese Xi Jinping e del presidente indiano Modi, sembrano restituirci una diversa versione dei fatti: non dimentichiamo che Cina e India hanno di fatto miliardi di abitanti.

Alleata con l’India e con la Cina, ma anche con tutte le forze sparse per il mondo che si sono opposte all’imperialismo della globalizzazione occidentale, la Russia appare tutt’altro che isolata.

Il Presidente indiano ha espresso il suo apprezzamento per gli incontri con il Presidente Putin, mentre il Presidente cinese ha sottolineato l’importanza di un mondo multipolare. È lecito interrogarsi se l’Occidente, e in particolare l’Europa, non si trovi in una posizione di isolamento. Le scelte politiche intraprese hanno interrotto i rapporti con la Russia, relegando l’Europa a un ruolo subalterno rispetto agli Stati Uniti e aumentando la dipendenza dalla sfera economica statunitense. Pertanto, è opportuno chiedersi chi sia realmente isolato e chi si stia condannando al declino: non certamente la Russia.

Il Presidente Putin non solo ha ignorato l’ennesimo ultimatum del Presidente Trump sull’Ucraina, ma ha anche espresso il suo sostegno alla “nuova governance globale” proposta dal Presidente cinese. Inoltre, ha dimostrato come la sua alleanza strategica con la Cina e l’India, divenute principali acquirenti delle risorse russe, sia immune dalle pressioni statunitensi.

Un’immagine del vertice conclusosi ieri a Tianjin, in Cina, sintetizza efficacemente la situazione: Vladimir Putin, Narendra Modi e Xi Jinping, fianco a fianco, si scambiano sorrisi. «L’orso russo, l’elefante indiano e il drago cinese cercano di sincronizzare i loro passi», titola il quotidiano russo Moskovskij Komsomolets, osservando che, «in un contesto globale caratterizzato da alleanze contrapposte», la scena iniziale del summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) «è apparsa come una dimostrazione di amicizia, sebbene fosse chiaro a tutti che non si trattasse di una semplice danza, ma di un complesso gioco di strategia».

Si tratta di quella che un tempo veniva definita “Triangolo Primakov”, dal nome dell’ex premier russo Evgenij Primakov, il primo a proporre un’alleanza tra Russia, India e Cina per contrastare l’egemonia statunitense. E in poco più di due settimane ha messo in ombra la breve visita di Ferragosto di Donald Trump ad Anchorage.

Se in Alaska ha trascorso mezza giornata, in Cina Putin rimarrà quattro giorni, un periodo record anche secondo il suo consigliere per la politica estera Jurij Ushakov.

La sua ultima missione estera di tale durata risale a vent’anni fa, in occasione della sessione del 60° anniversario dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York nel 2005.

Ad Anchorage, il Presidente Putin aveva accolto il Presidente statunitense a bordo della “Beast”. A Tianjin, invece, ha riservato un posto sulla sua limousine Aurus Senat al “caro amico” Modi per quasi un’ora di colloqui “faccia a faccia”, prima del bilaterale ufficiale in vista della visita di Putin in India a dicembre.

“Le conversazioni con lui sono sempre illuminanti”, ha commentato in seguito Modi. Se con Trump si era scambiato vigorose strette di mano, con il Primo Ministro indiano si è tenuto per mano mentre insieme si dirigevano verso Xi.

L’immagine a fianco del leader della Casa Bianca è stata soppiantata dalla foto di gruppo con gli altri 26 leader della “maggioranza globale” della SCO e oggi verrà sostituita dalle immagini della firma di nuovi accordi tra Mosca e Pechino al termine del bilaterale con Xi.

Putin non solo ha ignorato l’ennesimo fittizio ultimatum di Trump – un incontro tra Putin e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky per porre fine al conflitto in Ucraina o “conseguenze” – ma dal palco della SCO si è dichiarato a favore della “nuova governance globale” proposta da Xi, alternativa a quella a egemonia statunitense. Ha inoltre definito la “crisi” in Ucraina “il risultato” non “dell’attacco russo” del febbraio 2022, ma “di un colpo di Stato sostenuto e provocato dall’Occidente” e dei “continui tentativi dell’Occidente di trascinare l’Ucraina nella NATO”.

Ha ringraziato “gli sforzi di Cina, India e degli altri nostri partner strategici” per la risoluzione della crisi e, pur auspicando che “gli accordi raggiunti” in Alaska “contribuiscano a questo obiettivo”, ha ribadito che per una soluzione “sostenibile e a lungo termine, è necessario affrontare le cause profonde”.



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