Allora, parliamoci chiaro: Giorgio Armani non era solo uno stilista, era praticamente una leggenda vivente, il “re Giorgio” per davvero. Fino all’ultimo ha lavorato come un matto, sempre dietro a nuove collezioni, mostre, eventi… insomma, non si fermava mai. E mentre tutti noi eravamo qui a cercare di capire cosa mettere per uscire la sera, lui era lì che costruiva un impero.
Forbes ci ha sempre visto lungo mettendolo tra i super-ricchi d’Italia. Nel 2025, roba da non crederci, era quarto in classifica qui da noi e 41esimo nel mondo. Nel 2023 addirittura secondo. I numeri? Roba da capogiro: si parla di un patrimonio personale di 11,8 miliardi di dollari. Sì, hai letto bene, miliardi. E ogni anno si metteva in tasca tra i 5 e i 10 milioni di euro di stipendio. Mica male per uno che ha iniziato vendendo camicie, eh.
Adesso, la domanda che tutti si fanno: a chi va tutta questa montagna di soldi? Ecco il twist: Armani non aveva figli, né un marito o una moglie. Quindi, niente eredi diretti. Il grosso, tolta la parte obbligatoria per legge, dovrebbe dividersi fra la sorella Rosanna e i nipoti Silvana, Roberta e Andrea. Poi c’è il suo braccio destro e compagno di mille avventure, Pantaleo Dell’Orco, che sicuramente non resterà a mani vuote.
Ma la vera bomba è la questione della Giorgio Armani Spa. Il 99,9% era tutto suo, praticamente il boss assoluto. Solo lo 0,1% è della Fondazione Armani, che lui stesso ha creato nel 2016 – giusto per mettere le cose in chiaro e tenere lontani gli squali della finanza. E ha pure pensato a uno statuto nuovo per la società, da tirare fuori dopo la sua morte, con nuove regole su chi comanda e chi no. Furbo il ragazzo.
Insomma, l’apertura del testamento sarà tipo la finale di Sanremo per chi mastica di moda e finanza. Si capirà chi eredita cosa e soprattutto chi gestirà il marchio più iconico d’Italia. Resta solo da aspettare, popcorn alla mano.



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