Nella serata di ieri, ora italiana, Emmanuel Macron ha annunciato ufficialmente il riconoscimento dello Stato di Palestina durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Il presidente francese ha affermato: “I palestinesi non sono gente di troppo sulla Terra”, sottolineando l’importanza della sovranità palestinese. Questo annuncio giunge in un contesto in cui diverse nazioni, tra cui Gran Bretagna, Canada, Portogallo e Australia, hanno recentemente dichiarato il loro riconoscimento della Palestina, con altri paesi come Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Malta e San Marino che seguono la stessa linea.
Contrariamente a questa tendenza, l’Italia, guidata dalla premier Giorgia Meloni, non ha intenzione di riconoscere lo Stato palestinese. Meloni è arrivata a New York solo alcune ore dopo l’annuncio di Macron, quando la Conferenza di alto livello sulla soluzione a due Stati, promossa dalla Francia e dall’Arabia Saudita, era già conclusa. Per rappresentare l’Italia, era presente il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Durante la conferenza, oltre all’annuncio del riconoscimento, ha preso la parola anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha dichiarato: “La sovranità nazionale per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa. E negarla sarebbe un regalo agli estremisti di tutto il mondo”. Questo intervento ha messo in evidenza la crescente pressione internazionale per il riconoscimento della Palestina, in un momento in cui il conflitto israelo-palestinese continua a generare tensioni e violenze.
La posizione italiana, come espressa da Tajani, è chiara: “Noi siamo favorevoli al riconoscimento dello Stato della Palestina, ma prima bisogna costruirlo. Noi stiamo lavorando per fare questo. Non c’è oggi uno Stato palestinese”. Questa affermazione riflette un approccio che si allinea con le posizioni di Israele e degli Stati Uniti, secondo cui il riconoscimento immediato della Palestina potrebbe avvantaggiare Hamas, l’organizzazione che controlla la Striscia di Gaza.
Tajani ha anche accennato alla disponibilità dell’Italia a partecipare a una missione militare per la riunificazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza una volta raggiunto un cessate il fuoco. Tuttavia, ha riconosciuto che questo scenario appare ancora lontano, considerando la necessità di fermare le violenze attuali e di affrontare la questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.
L’Italia si trova quindi in una posizione isolata rispetto alla crescente maggioranza dei paesi che riconoscono la Palestina, con circa 150 nazioni che hanno già preso questa decisione. Negli ultimi mesi, la diplomazia italiana ha mostrato segni di cambiamento, come dimostrato dal voto a favore di una risoluzione dell’Onu sulla creazione dello Stato palestinese, avvenuto poche settimane fa.
Attualmente, tra i principali paesi europei, solo la Germania condivide la posizione dell’Italia, mentre molti altri governi hanno fatto progressi significativi nel riconoscimento della Palestina. Il Parlamento europeo ha recentemente sollecitato gli Stati membri a seguire questa linea, chiarendo che l’Europa desidera che Hamas rinunci al potere, separando quindi le questioni del riconoscimento dello Stato palestinese e della lotta contro il terrorismo.
Da Palazzo Chigi sono trapelate alcune dichiarazioni attribuite a Meloni, mentre si trovava in volo verso New York. Secondo quanto riportato, avrebbe detto: “Io non sono contraria a un riconoscimento della Palestina, ma bisogna intendersi su cosa significhi. In questo momento è più logico concentrarsi sulla costruzione diplomatica, e sulla ricostituzione delle condizioni necessarie per l’esistenza di uno Stato”.
Dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, Meloni si concentrerà su altri aspetti della sua visita, con diversi incontri bilaterali in agenda. Tra questi, si sta tentando di organizzare un faccia a faccia con Volodymyr Zelensky e con Donald Trump. Il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu è previsto per mercoledì, nel tardo pomeriggio ora locale, quindi a notte fonda in Italia.
Questa situazione mette in evidenza le differenze significative nelle politiche estere dei vari paesi riguardo alla questione palestinese e il ruolo che l’Italia intende svolgere in questo contesto complesso e in evoluzione.



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