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“So chi è il mandante”: l’accusa di un esponente M5S dopo l’attentato a Sigfrido Ranucci scatena la polemica politica



Un ordigno esploso nella notte ha distrutto l’auto del giornalista Sigfrido Ranucci, volto e autore di “Report”, e solo per un caso non ha ferito la figlia, passata pochi istanti prima vicino al veicolo. Un episodio che ha subito sollevato un’ondata di indignazione e preoccupazione per la libertà di stampa in Italia.



A denunciare la gravità dell’accaduto è stato, tra i primi, il deputato del Movimento 5 Stelle Dario Carotenuto, che ha parlato apertamente di “attacco mirato”. “Stanotte una bomba ha distrutto l’auto di Ranucci e per poco non ha ucciso sua figlia”, ha scritto sui social, puntando il dito anche contro le recenti decisioni aziendali della Rai. “Due mesi fa gli hanno tolto la firma su contratti, trasferte, scelte editoriali. Non era una semplice scelta gestionale, ma un modo per emarginarlo. Il Governo – accusa Carotenuto – è mandante morale di questo attentato: isolare una voce indipendente significa renderla un bersaglio”.

Roberto Saviano ha aggiunto la sua voce al coro di solidarietà, denunciando il clima crescente di ostilità verso il giornalismo d’inchiesta: “Quello che è successo a Ranucci riguarda tutti noi. Quando si trasforma un giornalista in un bersaglio pubblico, prima o poi qualcuno penserà di poter colpire anche nella vita reale. Delegittimare non significa criticare: significa disumanizzare. Continuare a raccontare, oggi, è già un atto di resistenza civile”.

Anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha espresso una condanna netta parlando di “attentato spaventoso” che richiama i periodi più bui della Repubblica. In una nota, il sindacato ha ribadito la sua vicinanza a Ranucci e alla sua famiglia, e ha rilanciato l’allarme sul clima di crescente ostilità nei confronti del giornalismo investigativo: “Abbiamo denunciato più volte come la Rai abbia ridotto lo spazio per Report e come si sia alimentato un clima di insofferenza verso le inchieste della redazione. Si è arrivati persino a definire i colleghi ‘calunniatori seriali’ in prima serata su Rai1 – ha ricordato Usigrai – senza alcuna presa di distanza né dal conduttore né dall’azienda”.

Il riferimento è diretto al presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva annunciato querela contro la trasmissione di Ranucci per presunte diffamazioni, contribuendo, secondo molti, ad alimentare una campagna denigratoria contro il programma e il suo conduttore.

Intanto, continuano le indagini sull’esplosione, mentre cresce la preoccupazione per la sicurezza di chi si occupa di inchieste scomode. La solidarietà verso Ranucci si estende dal mondo del giornalismo a quello politico e culturale, mentre si fa sempre più pressante la richiesta di garantire tutele concrete alla libertà di stampa e alla sicurezza dei giornalisti.



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