Alex Menini, nota come Alien Barbie, è una figura che suscita reazioni contrastanti nel pubblico. Con il 60% del suo corpo coperto di tatuaggi, Menini ha imparato a gestire le critiche e le offese che riceve sui social media. La sua immagine provoca sentimenti di disagio in molti, che non comprendono la sua storia e il suo percorso personale. Nonostante le etichette di “eccentrica” o “esibizionista”, Alex sostiene che il suo aspetto rappresenta la libertà di essere se stessi, piuttosto che una ricerca di approvazione.
Nata in una famiglia con una mentalità chiusa e cresciuta in un piccolo paese, Alex ha sempre avvertito un senso di estraneità. Fin da giovane, ha cercato di affermare la propria identità, affrontando lo sguardo giudicante degli altri. “Ancora oggi mi chiedo: ma da dove sono sbarcata? Per me Alien non deriva tanto da un discorso di estetica aliena, ma proprio da come mi sono sempre sentita,” spiega. Con il termine “Barbie”, Alex intende esprimere la sua femminilità e incoraggiare le donne ad accettarsi per ciò che sono.
La passione per i tatuaggi è iniziata quando era ancora una bambina. “Già a 8-9 anni chiedevo a mia mamma di comprarmi i giornaletti per vedere le rockstar,” racconta. A 23 anni, ha iniziato a farsi tatuare, partendo da un piccolo scorpione sulla pancia, che poi ha coperto. Oggi, il suo corpo è un’opera in corso, ma non ha intenzione di arrivare a un totale di tatuaggi sul viso, avendo già rimosso alcune opere che sentiva non rispecchiassero più la sua identità. “Mi piacevo anche prima. Ma è la passione che mi porta per forza a coprirmi,” afferma, sottolineando che i suoi tatuaggi non sono una forma di rifiuto di sé, ma un’espressione della sua personalità.
Alex Menini vive nella provincia di Venezia e lavora come Operatore Socio Sanitario (OSS). Nel suo ambiente lavorativo, il suo aspetto non ha mai rappresentato un ostacolo significativo, anche se ha sperimentato discriminazioni durante colloqui di lavoro. “È capitato nel corso degli anni che facessi dei colloqui e venissi scartata,” ammette, evidenziando che la percezione iniziale può essere fuorviante. Tuttavia, dopo aver dimostrato le sue competenze, ha sempre ottenuto il rispetto delle persone con cui lavora.
L’interazione con gli anziani e le persone bisognose le offre un senso di soddisfazione e utilità. “La persona malata non ha tempo, non ha voglia. È una questione di priorità,” spiega, notando che chi si trova in difficoltà cerca conforto e accudimento, piuttosto che preoccuparsi dell’aspetto esteriore degli altri.
Le critiche che riceve provengono spesso da giovani e genitori, riflettendo, secondo Alex, un disagio interiore. “La critica quando diventa offesa nasce sempre da un disagio,” afferma, suggerendo che chi è in equilibrio con se stesso non ha bisogno di attaccare gli altri. Ha ricevuto insulti pesanti, comprese minacce di morte, ma considera queste reazioni come un riflesso delle insicurezze altrui. “Probabilmente ha un disagio interiore sul quale deve lavorare,” commenta riguardo a una donna che l’ha offesa.
Alex sottolinea che ciò che disturba gli altri non sono tanto i tatuaggi in sé, ma il significato di libertà che rappresentano. “Dà fastidio la libertà che quel tatuaggio rappresenta,” sostiene, evidenziando come la società possa essere ostile verso chi si discosta dalle norme. La sua trasformazione personale è vista come un percorso di crescita e non come un gesto di ribellione. “Vivo in un sistema che ci vuole in un certo modo,” afferma, esprimendo il desiderio di essere accettata per chi è senza dover conformarsi a standard predefiniti.



Add comment