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Un controllo antidroga svela l’orrore a Cagliari: abusi sulla sorellina e video messi in vendita online



A Cagliari è emersa una situazione agghiacciante, scoperta durante un’indagine inizialmente focalizzata su un piccolo traffico di droga. Gli inquirenti hanno rivelato una serie di abusi sessuali perpetrati da un ragazzo poco più che maggiorenne nei confronti della sorellina, il tutto documentato tramite video girati con il suo smartphone e successivamente diffusi nel dark web.



L’operazione ha avuto inizio quando gli agenti della Polizia Postale, durante una perquisizione, hanno sequestrato il telefono del giovane, figlio di un precedente matrimonio del padre, lo stesso genitore della vittima. L’analisi del dispositivo ha portato alla luce decine di video e immagini che testimoniavano gli abusi subiti dalla bambina. Questo materiale, di natura raccapricciante, è stato immediatamente segnalato alla Procura di Cagliari, che ha avviato un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Gilberto Ganassi.

Le indagini hanno rivelato che le violenze sarebbero iniziate quando la vittima frequentava i primi anni delle scuole elementari e sarebbero proseguite fino al periodo delle scuole medie. Durante questo periodo, il fratello maggiore non solo filmava gli abusi, ma li vendeva anche su piattaforme nascoste nel dark web. Secondo le autorità, il comportamento del giovane non si limitava alla sola produzione di questo materiale, ma si estendeva a una rete di scambio e commercio online.

Per risalire ai destinatari e agli eventuali acquirenti dei video, la Polizia Postale ha avviato una collaborazione internazionale con le autorità europee e con l’FBI. L’obiettivo è tracciare i canali di diffusione e chiudere i siti dove i filmati sarebbero stati caricati. Le indagini tecniche sono attualmente in corso e mirano a identificare i profili coinvolti, per chiarire se il giovane agisse da solo o facesse parte di un circuito più ampio.

Il ragazzo è attualmente in stato di detenzione e sarà processato con rito abbreviato dopo essere stato rinviato a giudizio immediato. La vittima, insieme alla famiglia della madre, si è costituita parte civile nel processo. Il pubblico ministero Ganassi ha richiesto per lui una condanna a 16 anni di carcere, partendo da una pena base di 24 anni, ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato. La sentenza è attesa per febbraio.

Questo caso ha suscitato un forte sconcerto nell’opinione pubblica e ha messo in evidenza la necessità di una maggiore vigilanza su situazioni di abuso, specialmente quando coinvolgono minori. Le autorità locali stanno intensificando gli sforzi per sensibilizzare la comunità riguardo ai segnali di abuso e per garantire che i minori siano protetti da simili atrocità.

Inoltre, le indagini hanno aperto un dibattito sulla sicurezza informatica e sull’importanza di monitorare i contenuti condivisi online, in particolare nelle aree più oscure della rete. Le autorità competenti stanno lavorando per sviluppare strategie più efficaci per combattere la diffusione di materiale pedopornografico e per garantire che i responsabili di tali crimini siano perseguiti con la massima severità.



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