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Aggredita dal vicino perché africana: “Ora io e le mie figlie viviamo nel terrore, restiamo chiuse in casa”



Reine Atadieu Djomkam, 36 anni, ha trascorso quasi quindici anni in Italia cercando un futuro migliore per sé e per le sue figlie. Oggi, però, non nasconde la sua amarezza nel condividere la sua storia. “Quando sono partita dal Camerun – racconta Reine – credevo che in Italia fosse tutto bello come lo vedevo in tv, che ci fossero persone pronte ad accogliere chi come me non ha prospettive nel Paese dove è nato. Mai avrei immaginato di trovarmi nella situazione in cui sono oggi”.



Dopo essersi separata dal compagno, Reine è riuscita a ottenere un alloggio popolare nella periferia nord di Pavia. “Ero contenta – spiega – anche perché, non avendo un impiego stabile, per me è impossibile, economicamente, sostenere un contratto d’affitto sul libero mercato”. Tuttavia, i problemi sono emersi fin da subito. “Già durante il trasloco, l’inquilino del piano sotto il nostro aveva mostrato totale intolleranza per ogni tipo di rumore, dato ovviamente dal fatto che stavamo arredando l’appartamento”.

@momentidicasaPicchiata e insultata dal vicino perché africana- “Io e le mie figlie non usciamo più di casa per la paura”

♬ suono originale Momenti di famiglia

Le aggressioni e le offese sono diventate parte della quotidianità. “Ci chiama ‘africane di mer*’ – racconta Reine – ogni volta che passiamo sul pianerottolo [l’edificio è sprovvisto di ascensore, ndr], ci intima di tornarcene al nostro Paese e spesso arriva alle mani; lo ha fatto anche con la mia figlia più grande mentre andava a scuola. Le ha detto che poi sarebbe andato ad ammazzare me”.

Questa situazione di violenza e intimidazione dura ormai da quasi cinque anni. “All’inizio nessuno mi credeva, perché era la mia parola contro la sua – afferma Reine –. È stato così che ho iniziato a documentare le molestie che subivamo io e le mie figlie: dai biglietti di insulti lasciati sulla porta alle aggressioni fisiche e verbali”.

Reine Atadieu ha denunciato l’aggressore più volte. “L’ultima denuncia l’ho fatta all’inizio di agosto 2025 – precisa la donna – quando questo signore mi ha fatta finire al pronto soccorso dopo avermi colpita in fronte con un porta giornali. Diceva ‘Se sali ancora da queste scale ti scanno come un maiale, sono nel mio Paese'”. Un video, registrato da una delle figlie di Reine, mostra il momento in cui la giovane implora l’uomo di non fare del male a sua madre. “Le forze dell’ordine, intervenute più volte, ci hanno consigliato di uscire di casa il meno possibile per evitare di incontrarlo – spiega Reine – ma come si fa a vivere così? In cinque anni le mie figlie non sono mai andate al parco sotto casa perché hanno paura. E ce l’ho anche io, perché se mi incontra mi aggredisce, anche per strada, al supermercato, mentre sono in macchina… E solo perché per lui non dovrei essere qui”.

La situazione ha attirato l’attenzione di diverse associazioni e attivisti locali. Aler, l’azienda lombarda di edilizia residenziale proprietaria dello stabile, ha ricevuto numerose segnalazioni riguardo alla vicenda, non solo da Reine, ma anche dall’Assemblea per il diritto alla casa e da Non una di meno Pavia. “Finora mi hanno detto di avere pazienza, che l’alternativa era cercarmi da sola un alloggio da un privato – riferisce Reine – dicono che stanno prendendo in carico la situazione, ma io e le mie figlie viviamo nella paura dal 2021″.

Nonostante diversi solleciti, Aler non ha risposto alla richiesta di un confronto avanzata da Fanpage.it. Tuttavia, il giorno successivo all’intervista, Reine ha comunicato di aver finalmente visto un appartamento alternativo. “Dopo tutti questi anni, mi hanno portata a vedere una casa alternativa. So che non dovrei essere io ad andarmene, ma pur di uscire da questa situazione mi va bene tutto. Però – precisa – prima di cantare vittoria voglio avere le chiavi del nuovo alloggio, visto che già una volta mi hanno fatto visitare un appartamento per poi dirmi che non me lo potevano dare”.

La storia di Reine Atadieu Djomkam è un esempio di come la discriminazione e la violenza possano manifestarsi nel quotidiano, costringendo le persone a vivere in condizioni di paura e vulnerabilità. La sua lotta per la dignità e la sicurezza, insieme a quella delle sue figlie, continua, mentre spera di trovare finalmente un luogo in cui sentirsi al sicuro e accettata.



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