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La compagna Moretti vacilla dopo la prima revoca dell’immunità e si dice vittima di un complotto



La storia del complotto contro Alessandra Moretti? È proprio lei a tirarla fuori, eurodeputata Pd, poco dopo il verdetto della commissione Giustizia di Strasburgo: via l’immunità per Qatargate. Strano però che Elisabetta Gualmini, pure del partito, sia passata indenne. Così Moretti, parlando con Repubblica, definisce tutto un “atto pilotato”, sentendosi nel mirino di una punizione interna. E aggiunge: ormai quell’idea d’immunità non esiste più.



La dem punta il dito contro Fratelli d’Italia, che ha votato a favore: “Hanno spiegato che non hanno valutato il merito della questione. Hanno fatto una scelta politica”. E’ stata, spiega, “una resa dei conti tra gruppi parlamentari. E quindi io sono diventata lo strumento per fare pagare un prezzo. Mi è stata di conforto la telefonata in serata della segretaria Schlein, si è detta dispiaciuta e stupita per quanto avvenuto”.

Però il punto non sta certo nel voto di FdI né in quello dell’ECR, visto che son fuori gioco; pesa invece quello del Ppe, insieme ai Socialisti Ue per sostenere la capo della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Un patto che col tempo tiene sempre peggio e rischia di crollare pure per un niente.“La relazione del relatore, il polacco Marcin Sypniewsky, è stata praticamente identica, per entrambe aveva chiesto la revoca dell’immunità”, sottolinea Moretti riguardo alla disparità di voto tra lei e Gualmini, tuttavia prova a non sollevare la polemica: “Non so che tipo di valutazioni abbia fatto il Ppe. Tutti i gruppi, incluso il Ppe, avevano constatato, dopo la mia audizione, e la produzione di 70 pagine di documenti, che la richiesta della Procura era debolissima. Tanto che la Commissione giuridica, Iuri, aveva chiesto di fornire nuovi elementi a supporto della revoca: una cosa mai successa prima”.

Nel merito della questione, Moretti nega “decisamente” di aver favorito il Qatar, anche se “un parlamentare può votare o esprimere le proprie opinioni in maniera libera. Sono sempre stata molto critica nei confronti del Qatar, ho espresso giudizi molto duri in linea con il gruppo dei socialisti democratici” ma “se anche avessi fatto il contrario questo sarebbe rientrato fra i miei diritti”.

L’accusa però parla di corruzione: “Dicono che io avrei ricevuto dei biglietti per andare a vedere una partita dei Mondiali 2022, ma io non sono mai stata a vedere la partita di calcio in Qatar. Ho prodotto il mio passaporto, da cui ciò emerge chiaramente”. In ballo anche dei presunti viaggi pagati in Marocco. “Ma io non sono mai stata in Marocco in vita mia”. Sul suo conto, si difende Moretti, ci sono solo “illazioni”, perché “io non sono mai stata intercettata” a differenza degli altri indagati che hanno fatto il suo nome.

Moretti è considerata molto vicina ad Antonio Panzeri, storico europarlamentare della sinistra italiana ritenuto uno dei vertici del “sistema corruttivo” dagli inquirenti belgi. “Io ho sempre lavorato nelle commissioni dei diritti umani – puntualizza ancora la dem -, e ho avuto rapporti, come tutti, con Francesco Giorgi, uno degli indagati, che lavorava come assistente qualificato per la delegazione italiana e il nostro gruppo”.



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