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In arrivo 408 milioni: boom! La Juve mette a segno un altro gol multimilionario con il rinnovo del contratto di sponsorizzazione con Adidas. La nuova intesa, ufficializzata ieri, modifica quella esistente che si sarebbe conclusa nel 2021, e allunga l’orizzonte al 2027. Un nuovo accordo di otto anni, quindi, in base al quale la multinazionale tedesca sarà il partner tecnico di tutte le formazioni bianconere e garantirà al club campione d’Italia un corrispettivo fisso complessivo minimo di 408 milioni. Vale a dire 51 milioni a stagione, a partire dal 2019/20. E’ un salto in alto enorme: il vincolo attualmente in vigore, infatti, assicura alla Juve 23,25 milioni a stagione. I ricavi saranno più del doppio rispetto agli attuali, quindi. E il nuovo ammontare, si legge nel comunicato del club «non include le royalties addizionali al superamento di determinati volumi di vendita ed i premi variabili legati ai risultati sportivi» e non comprende neanche i ricavi da merchandising e licensing, attività che sono gestite direttamente dalla società bianconera.



EFFETTO CRISTIANO. Come si è arrivati a questo rinnovo? Il confronto tra le parti, secondo rumors di ambienti finanziari, era in corso da tempo ed è stato naturalmente favorito dall’arrivo di Cristiano Ronaldo. L’effetto Cr7, quindi, è stato decisivo e avrà una prima ricaduta immediata già in questa stagione. Perché Adidas riconoscendo «l’eccellente performance della partnership a livello commerciale» e la «accresciuta visibilità del brand Juventus nel 2018» garantirà anche un bonus addizionale di 15 milioni, che verrà corrisposto al club torinese entro il 31 dicembre.

BONUCCI OUT. Ora si torna a pensare al campo e alla Roma. Il turnover sarà ridotto al minimo. La novità si avrà in difesa, non sulle fasce, dove agiranno obbligatoriamente De Sciglio e Alex Sandro, ma al centro. Sicuro Chiellini, riposerà invece Bonucci (che finora ha collezionato 1.800 minuti in 20 presenze stagionali) a beneficio di Benatia. Nessuna sorpresa, invece, in attacco: Ronaldo ci sarà, per il portoghese il turno di riposo ci sarà tra Atalanta e Sampdoria. A completare il tridente, ci saranno Dybala e Mandzukic. A centrocampo tornerà dal primo minuto Bentancur, che ha saltato il derby per squalifica e comporrà la mediana con Matuidi e Pjanic in regìa. «Miralem non riposa perché ha caratteristiche uniche, ha una velocità di passaggio che altri non hanno» dice Allegri, che ritrova Khedira dopo un mese di assenza per infortunio alla caviglia e «meglio di quanto mi aspettassi». Cuadrado, invece, è stato in Germania per un consulto al ginocchio sinistro: nelle prossime ore si deciderà se proseguire con la terapia conservativa o se sarà necessaria l’operazione.

Fuori uno: Sekou Sanogo, centrocampista ivoriano che piaceva alla Roma, si è lasciato sedurre dall’ingaggio pazzesco che gli ha offerto l’Al Ittihad e si è trasferito in Arabia Saudita. Ieri le firme del contratto. Per sentirsi vicino al calcio italiano potrà al massimo andare a vedere la Supercoppa a Jedda. E’ però intuitivo che Monchi, dopo averlo cercato, si sia reso conto che non fosse questo il giocatore adatto a cambiare faccia alla Roma. Pazienza per Sanogo, dunque: la ricerca continua.

TRE NOVITà. Da ieri è ufficiale, anzi. Di Francesco ha spiegato in conferenza stampa che per la Roma sarà «inevitabile» tornare sul mercato. E se lo dice l’allenatore, determinato ancorché traballante, dev’essere vero. I nomi nuovi inseriti nell’organico potrebbero essere tre, uno per ruolo, anche a seconda delle cessioni: Marcano, Karsdorp, Coric e Schick sono in bilico ma le partenze potrebbero aumentare, con altrettanti ingressi. Batshuayi è rientrato nelle grazie di Monchi. E’ di proprietà del Chelsea che lo darebbe di nuovo in prestito. A 25 anni può essere un affare interessante. La Roma sta lavorando in silenzio sull’attaccante attualmente al Valencia. Va ricordato un particolare, che non è determinante ma aiuta a capire le relazioni: è stato Franco Baldini, in qualità di consulente del Marsiglia, a seguire il trasferimento di Batshuayi al Chelsea, che lo acquistò nel 2016 per 39 milioni. Naturalmente la Roma valuta il prestito con diritto di riscatto.
mediani. Ma se il centravanti di riserva può essere un vezzo, il centrocampista centrale rappresenta una necessità impellente. Detto di Sanogo, rimane possibile l’opzione Weigl con il Borussia Dortmund. Monchi ha chiesto il prestito di un anno e mezzo, per poi valutarne il riscatto nel 2020 quando molto sarà cambiato all’interno della Roma. Per adesso non ha avuto riscontri positivi ma niente è perduto. Restano nella lista dei papabili anche Samassekou, maliano del Salisburgo trattato in estate, e ovviamente Hector Herrera, che il sorteggio di Champions League mette di fronte alla Roma con il Porto.

retroguardia. Infine occhio ai movimenti in difesa: ieri in Inghilterra hanno riferito di un’offerta imminente per un terzino sinistro, Patrick van Aanholt, olandese classe 1990 del Crystal Palace, ma la priorità è un difensore centrale che prenda il posto di Marcano, vicino al Siviglia. Iago Maidana, difensore del San Paolo tornato dal prestito all’Atletico Mineiro, è un’idea molto valida: classe ‘96, costa meno del compagno di squadra Rodrigo Caio che da tempo viene accostato ai club europei ma non si è mai mosso dal Brasile.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE JUVENTUS ROMA IN TV

Per vedere Juventus Roma in TV hai bisogno di un abbonamento Sky con il pacchetto Sky Calcio. Se soddisfi questo requisito, la gara sarà visibile con ampio pre partita e post partita su Sky Sport HD e Sky Sport Champions League Serie A, canale 202.

Nel caso in cui non fossi un abbonato Sky purtroppo non potrai vedere la partita in TV ma puoi sempre usufruire di alcuni servizi alternativi per vedere Juventus Roma in streaming. Altrimenti puoi approfittare dell’occasione per sottoscrivere un abbonamento Sky.

DOVE VEDERE JUVENTUS ROMA IN STREAMING

Il match Juventus Roma sarà trasmesso anche in streaming su diverse piattaforme, tutte rigorosamente di Sky. Anche qui se avete un abbonamento Sky potete utilizzare l’applicazione SkyGo (gratuita) che permette la visione del match anche in streaming. SkyGo infatti permette di vedere su PC, Smartphone, Tablet e non solo tutti i programmi Sky sfruttando il proprio abbonamento di casa.

Con l’improvviso addio di José Mourinho dalla panchina del Manchester United, ciò che sembrava più di un’ipotesi si sta progressivamente allontanando. Paul Labile Pogba continuerà a indossare la maglietta dei Red Devils. Ha vinto lui la strana partita contro il suo ex allenatore, due galletti che proprio non sono riusciti a convivere nello stesso pollaio.
A Mou piacciono i vincenti e Pogba vincente lo è senz’altro. Un palmares quasi unico per un ragazzo di appena 25 anni. Quattro scudetti a Torino; una Europa League a Manchester; campione del mondo con la sua Francia dopo aver sfiorato l’Europeo. Senza contare le coppe nazionali. Paul Labile Pogba è considerato tra i centrocampisti più forti e completi in attività, mix riuscitissimo tra classe e fisico, intelligenza tattica e fantasia. Scoperto da Antonio Conte, valorizzato da Max Allegri, nella Juve Pogba “spaccava” le partite, avendo avuto rapida occasione di crescita assistito dal genio di Pirlo e dal temperamento di Vidal.

Sacrificato per ragioni di bilancio, Pogba scelse di tornare da dove era arrivato, al Manchester United. Fino a pochi giorni fa circolava l’idea, ancora sul tragitto Manchester-Torino, di un ritorno di Pogba alla Juventus. La città gli piace molto, gli ex compagni lo stimano, Fabio Paratici ha persino detto di volergli bene e, non ultimo, con i nuovi regolamenti potrebbe giocare dagli ottavi di Champions con una nuova squadra.

 Affare che difficilmente si farà. Investimento economico a parte, Allegri ha puntato su Rodrigo Bentancur: l’allenatore conosce modi e tempi di maturazione di un giovane e oggi l’uruguagio è il nuovo leader del centrocampo bianconero. Tra i piedi buoni di Pjanic e l’irrinunciabile contributo in copertura di Matuidi, chi eventualmente sacrificare per lasciare posto al ritorno del francese? Direi che in mezzo ci siamo, considerando che al momento Khedira è fuori, Can è sulla via del pieno recupero e che la duttilità tattica di Allegri potrebbe riservare altri schemi.
In genere non sono un gran fautore dei ritorni e poi un conto è Bonucci (centrali difensivi così forti non se ne vedono) un altro Pogba, sostituito a suo tempo senza particolari traumi. Il suo arrivo a gennaio non cambierebbe gli equilibri in serie A e suppongo neppure in Champions. Ora che non deve più fare i conti con l’ex Special One, tutto fa supporre che resterà a Manchester. Va bene così.

Ci siamo: Cristiano Ronaldo ha portato alla Juventus il primo trofeo. Non uno di quelli che si vincono sul campo, una coppa da sollevare al cielo nel tripudio dei tifosi, ma uno che aiuta a conquistarli, i trofei nel senso più classico del termine. Un trofeo per il quale CR7 aveva cominciato a segnare prima ancora di arrivare a Torino: a luglio era bastato che la società bianconera mettesse in vendita le maglie con il numero 7 per scatenare assalti agli store degni del lancio di un nuovo IPhone. Code, scorte esaurite, lettere introvabili (il nome viene composto su ogni maglia all’acquisto). Ogni maglia venduta come un gol: e ieri è arrivata la coppa, con il marchio Adidas.

Il trofeo in questione è infatti il nuovo contratto tra la Juventus e il suo sponsor tecnico, la cui firma è stata annunciata sul proprio sito dalla stessa società bianconera. Un accordo della cui rinegoziazione si era inziato a parlare già in estate, proprio dopo l’acquisto di Ronaldo e in virtù dell’enorme aumento di visibilità che il portoghese avrebbe portato alla squadra e di conseguenza agli sponsor.

 E proprio «In riconoscimento dell’eccellente performance della partnership a livello commerciale e di accresciuta visibilità del brand Juventus nel 2018» – si legge nel comunicato della società bianconera – Adidas verserà nelle casse del club un bonus di 15 milioni di euro entro il 31 dicembre: un bel regalo di Natale, utilissimo per i “saldi” del mercato di gennaio, ma che rappresenta solo un antipasto del nuovo contratto. Quello in essere, che sarebbe scaduto nel 2021 ma resterà in vigore solo nella prossima stagione, 2018-19, garantiva alla Juventus 30 milioni a stagione. Il nuovo contratto, che sarà valido dalla stagione 2019-20 fino alla stagione 2026-27 inclusa, porterà casse bianconere 51 milioni: il 70 per cento in più di quanto previsto dall’accordo precedente. In tutto, 408 milioni per otto stagioni, che con i 15 di bonus versati adesso fanno 423. Anzi, almeno 423, perché a questi andranno aggiunti «le royalties addizionali al superamento di determinati volumi di vendita ed i premi variabili legati ai risultati sportivi». E visto il rendimento della squadra di Allegri le possibilità che la cifra aumenti sono decisamente concrete.

Il nuovo accordo non elimina la possibilità che il prossimo bilancio bianconero, come segnalato da vari analisti, sia in rosso. Questo proprio perché il contratto entrerà in vigore solo dal 2019-20 e non inciderà sul prossimo esercizio, su cui Ronaldo impatterà per 83 milioni (25 di ammortamento e 58 di ingaggio lordo). Impatto che la Juventus dovrà cercare di attutire (e il bonus di 15 milioni invece sarà di aiuto in questo senso) attraverso un aumento dei ricavi, che passerà probabilmente attraverso nuove rinegoziazioni dei contratti di sponsorizzazione. Un processo appena iniziato e che promette decisamente bene.

Effetto domino ed effetto dominio. La Juventus vuole fare tutto il possibile per aumentare il suo strapotere in Italia (conferendogli peraltro un’aura anche internazionale), e pertanto è pronta a fare sì che il movimento di un singolo tassello comporti una serie di interessanti reazioni a catena. Perché nulla di ciò che viene fatto, nel calciomercato bianconero, deve tendere a un indebolimento. Le parole chiave sono: qualità e programmazione.

Nello specifico, dunque, l’eventuale cessione di Medhi Benatia è vista come una opportunità, non come un problema. Il forte difensore centrale marocchino (che ha patito, in termini di spazi e di continuità di impiego, il ritorno alla base di Leonardo Bonucci) è richiesto da diversi club ed è disposto a prendere in seria considerazione la possibilità di lasciare il club campione d’Italia, come peraltro ha già detto pubblicamente e in maniera mica tanto diplomatica in questo avvio di stagione. Non solo i francesi del Marsiglia (di cui si parlava già in estate), ora in ballo – e in maniera massiccia – ci sono anche alcuni club della Bundesliga (campionato nel quale il difensore ha già militato con il Bayern Monaco dal 2014 al 2016): Borussia Dortmund e Schalke 04 in primis.
Benatia medita, anticipavamo, e la Juventus non è da meno. Anche perché i vertici bianconeri hanno già preparato un piano d’azione in due fasi che – grazie appunto alla partenza di Benatia – permetterebbe di anticipare una sorta di rivoluzione/svecchiamento della difesa che tanto prima o poi bisognerebbe fare, considerando che al momento soltanto Daniele Rugani è sotto la soglia dei 30 anni d’età (ne ha 24, per la precisione).

Ebbene, la prima parte del piano consta dell’acquisto di un giovane sostituto di Benatia: già individuato in Jean Clair Todibo, 18enne del Tolosa che peraltro si svincola a parametro zero a giugno e che dunque già a gennaio sarebbe acquistabile ad un prezzo di saldo. Vien da sé che Todibo sarebbe la quinta opzione a disposizione di Allegri dopo Bonucci e Chiellini, Rugani, Barzagli ma difficilmente si lascerebbe andare a sfoghi polemici, approfittando anzi dell’occasione per imparare quanto più possibile dei cosiddetti “professori”.
La seconda parte del piano consta invece nell’aumento del pressing sull’Ajax e sull’agente Mino Raiola in merito all’acquisto di Matthijs de Ligt, in ottica giugno: come Todibo, anche in questo caso parliamo di un neanche ventenne (classe 1999), ma in questo caso l’esperienza è da giocatore rodato grazie alle presenze in Champions League e con la Nazionale maggiore. Così come la quotazione è da giocatore ambito: 60-70 milioni, con Manchester City e Barcellona pronte a sfidare la Juventus.

Si prende, ci prende sempre. Al massimo sbaglia di un punto, ma la quota scudetto che MassimilianoAllegri si diverte a prevedere con sei mesi di anticipo è una specie di sentenza, anche se si tratta solo di un giochino che piace molto al tecnico. I segreti dei suoi calcoli non si conoscono fino in fondo, anche se la sua filosofia è che le squadre di testa in genere fanno sempre 3/4 punti in meno rispetto a quelli conquistati nel girone di andata. Ieri, infatti, non voleva lanciarsi nel pronostico («Questa classifica è ancora falsa, bisogna aspettare il 29 dicembre e la fine dle girone d’andata»), ma poi si è fatto tirare dentro e dopo due secondi sovrappensiero ha sparato: «Quest’anno lo scudetto si vince a 87/88 punti. Massimo 90, ma credo che si stia più sugli 88». La quota scudetto, per intendersi, è data dai punti finali della seconda più uno. E se Allegri, come sempre è capitato negli ultimi cinque anni, ci ha azzecato anche questa volta, significa che alla Juventus mancano 42 punti per vincere l’ottavo titolo consecutivo, stabilendo un record mostruoso.

Tutto sommato pochi se si considera il ritmo al quale sta viaggiando la squadra finora, perché 42 punti (che sommati ai 46 attuali darebbe la fatidica quota 88) significano 14 vittorie nelle ultime 22 partite di campionato. Come dire che la Juventus può perderne anche 8 da qui alla fine, ovvero quante ne ha perse negli ultimi due campionati. Oppure per fare 42 punti la Juventus potrebbe vincerne 12, pareggiarne 6 e perderne 4. Gira e rigira non serve un’impresa impossibile, considerando che delle ultime 22 partite la Juventus ne giocherà 11 in casa, dove ha uno score mostruoso. E’ vero che nel girone di ritorno avrà lo scontro diretto con il Napoli al San Paolo e dovrà affrontare le trasferte di San Siro con l’Inter e dell’Olimpico contro la Roma, ma avrà il Milan in casa, così come la Fiorentina e il Torino.

Il Napoli, per contro, per arrivare a quota 88 deve mettere insieme 50 punti nelle ultime 22 giornate: quindi, nel calcolo più semplice, deve vincerne 17. Un compito più arduo, ma non impossibile con un allenatore come CarloAncelotti. Ecco perché Allegri, nonostante i suoi calcoli dovrebbero confortarlo, cerca di tenere altissima la tensione. «La Roma è l’unica rimasta in Champions insieme a noi. Sì, in classifica ci si aspettava un’altra zona, sono d’accordo, ma domani resta Juventus-Roma, un big match, e noi non possiamo permetterci di sottovalutare nessuna partita, altrimenti perdiamo».

«Di Francesco ha qualità che non si devono discutere. Uno dei più giovani che ha fatto molto bene, l’anno scorso ha portato la Roma in semifinale di Champions, ha lottato fino alla fine per il secondo posto. Tutti gli allenatori vengono messi in discussione se non ci son oi risultati, ma lui ha tempo per fare una grande stagione con la Roma. La quota entrata Champions balla tra i 62 e i 65, bassissima rispetto agli altri anni».

«I ragazzi hanno fatto una bella settimana, si vede che avevano bisogno di due giorni di riposo dopo tante partite, quindi dobbiamo dobbiamo aggredire subito la partita, sapendo che loro hanno giocatori che possono risolvere individualmente la gara. Under è pericoloso, Kluivert è veloce e insidioso. Sono in tanti che possono crearti problemi se non approcci nel modo giusto. Abbiamo davanti una settimana intensa, poi andremo un pochino in vacanza. Chiellini è cresciuto molto, lo sto ripetendo da un po’, la fascia l’ha responsabilizzato e l’ha rasserenato e tranquillizzato, poi la Juventus ha Bonucci, Benatia, lo stesso Rugani… La Juventus ha un reparto difensori tra i miglior d’Europa. Giorgio ha più esperienza e più partita nelle gambe. Spinazzola sta molto bene, a tutti gli effetti potrebbe anche giocare, ma domani DeSciglio e AlexSandro. Cancelo è a buon punto. Cuadrado è in Germania e valuteranno se conservativa o operazione: dall’esito di quella decisione considereremo il prestito di Spinazzola, che ora mi serve assolutamente. A metà campo c’è Khedira a disposizione e sta abbastanza bene, non è in grado di giocare, ma pensavo fosse più indietro. Rientra Bentancur: ora ne ho cinque disponibili a centrocampo e mi serviranno tutti»

«Con il presidente ci siamo scambiati gli auguri, la squadra è ultracompetitiva quindi bisogna solo lavorare e ottenere i risultati. Poi come ogni mercato con la società, valutiamo, osserviamo le occasioni, le situazioni».

«Pjanic è unico nella rosa, è diventato bravo a fare il regista. Gli unici che possono migliorare in quel ruolo sono Bentancur e EmreCan, ma per il momento Pjanic è il più bravo nella velocità di passaggio»

«Luciano Moggi dice che lei andrà ad allenare il Real: non me l’ha detto personalmente, ieri mi ha fatto solo gli auguri. E poi c’erano altre persone…».

C’è partita e partita. Quella contro la Roma, sentitissima e insidiosa, può sancire anche la conquista del titolo d’inverno per i bianconeri. E dunque, ma guarda un po’, CristianoRonaldo non ha alcuna intenzione di guardarla da spettatore. Non dimentichiamo peraltro che c’è un primo posto nella classifica dei marcatori di Serie A da contendere al Genoano KrzysztofPiatek.

Il tecnico Massimiliano Allegri concorda/prende atto (fino in fondo, probabilmente, non sarà mai dato sapere in quali percentuali l’una e l’altra opzione), si regola di conseguenza. Dopo il derby il livornese aveva anticipato: «Ronaldo salterà una delle prossime tre sfide in programma tra Roma, Atalanta e Sampdoria». Ieri ha ristretto il campo: «Contro la Roma gioca. Quindi poi ci sono due partite e resta il 50 per cento di possibilità». Come a sfidare chi ascolta nell’azzeccare quella in cui si fermerà (in proposito la Samp ha qualche possibilità in più).
Non che le prossime due sfide si annuncino più agevoli di quella odierna, comunque: considerando che il 26 dicembre la Juventus è attesa a Bergamo mentre sabato 29 dicembre chiuderà il suo 2018 all’Allianz Stadium contro la Sampdoria. Difficilmente, a questo punto, ci si stupirebbe più di tanto se questa fantomatica prima panchina bianconera per scelta tecnica scavallasse al prossimo anno: finora CR7 in bianconero ha saltato solo un match, contro lo Young Boys a causa di squalifica per l’incredibile espulsione subita contro il Valencia. Ma lo si scoprirà soltanto strada facendo. E comunque, nel caso, buon per il portoghese mai sazio e buon per gli appassionati di calcio, per i quali un fenomeno così in azione è sempre manna dal cielo.

Ricordiamo, comunque, che se è vero da un lato che il portoghese in bianconero ha praticamente fatto percorso netto in campionato (all’appello mancano soltanto pochi minuti finali di Fiorentina-Juventus, per i quali Allegri aveva ironizzato: «L’ho sostituito, ma mi parla ancora…»); è altrettanto vero, dall’altro lato, che il bomber – di concerto con il commissario tecnico FernandoSantos – ha scelto di saltare gli appuntamenti con la Nazionale. L’obiettivo è proprio quello di gestirsi al meglio, di concentrare gli sforzi sulla nuova avventura in un club e in un campionato ancora tutto da scoprire, con diamiche da imparare e perfezionare.
Anche se, per carità, dati alla mano (12 gol già messi a segno, CR7 è capocannoniere bianconero) non pare che l’ex madridista abbia patito lo spostamento. E men che meno stia patendo il sovrautilizzo, anzi.

Il rinnovo del contratto di AlexSandro è stato il primo colpo di mercato dell’era FabioParatici come massimo responsabile dell’area sportiva della Juventus. Il dialogo tra le parte è iniziato due mesi fa, e si è concluso con la firma del nuovo contratto giovedì a Torino senza la presenza del procuratore PabloMiranda, tornato in Brasile dopo avere limato tutti i dettagli con Paratici e Nedved, gli unici interlocutori della trattativa. Curioso che il dialogo tra le due parti è iniziato solo dopo l’addio di Marotta. Pura coincidenza o dettaglio importante? Quello che è certo è che per il giocatore e il suo storico procuratore è stato fondamentale il modo in cui Paratici ha condotto la trattativa. L’entourage è rientrato in Brasile incantato con il trattamento ricevuto dal direttore sportivo. A Torino, è rimasto un Alex Sandro felice come un bambino e convito che diventerà il terzino più importante della Juventus più vincente della storia. Alex Sandro vuole essere un giocatore simbolo di questi ciclo.

Nelle riunioni tra l’entourage e la dirigenza bianconera si è parlato poco di aumento di stipendio, dato che la Juve si è dimostrata disponibile a riconoscerlo fin da subito, e molto della importanza del giocatore per Allegri. L’allenatore bianconero ha fortemente voluto il rinnovo del giocatore convintosi dell’importanza che per la squadra. E pensare che fino a qualche mese fa l’idea del giocatore era un’altra. Parlava pubblicamente del sogno di giocare in Premier ed era spesso tentato dalle offerte che che arrivavano dall’estero. Ora molto meno, Alex Sandro crede che la Juventus sia una delle squadre più forti al mondo, quindi lui vuole farne parte. Il mercato può aspettare. Fino a quando? Molto dipende anche dalle opportunità estive: curioso che la sua carriera si intrecci doppiamente con Marcelo a cui vuole togliere il posto in Nazionale, ma che è uno dei gli obiettivi della Juventus. Per raggiungerlo, i vertici bianconeri, potrebbero sacrificare proprio lui, anche in uno scambio con il Real. Ma ora Juventus e Alex Sandro sono in piena luna di miele.

Anche perché il terzino sinistro bianconero compie 28 anni il 26 gennaio e la Juventus sa che è difficile trovarne uno più forte della stessa eta, vedi Marcelo (30) o FelipeLuis (33). Detto ciò, il nome di Marcelo resta vivo ed è importante non escluderlo dai radar; è stato lo stesso CR7 ad aprirgli le porte, anche se il rendimento di Alex Sandro di questa stagione, sembra avere convinto Allegri e tutti i dirigenti. Il ritocco nel ingaggio che dal 2,8 milioni è balzato a circa 5 milioni a stagione (più bonus) è un dettaglio importante, dato che tutte le squadre che negli ultimi anni si sono interessate a lui, come Chelsea, Psg e Manchester City, gli offrivano più o meno la stessa cifra. Una stretta di mano e un abbraccio sentito a tutti i personaggi coinvolti nel rinnovo e soprattutto alla famiglia, perché Alex Sandro adesso è stato rassicurato, non ha più fantasmi in testa e ha molti obiettivi davanti: vincere e rivincere tutto con la Juventus e assicurarsi il premio del terzino sinistro più forte al mondo, lo aspettano la Coppa America in Brasile e il sogno di giocare il mondiale 2022 in verdeoro. Lo vuole fare tutto questo da bianconero perché ora si, è felice a Torino.
In futuro, piuttosto, il sostituto di Alex Sandro potrebbe essere proprio l’altro terzino sinistro cresciuto nell’Atletico Paranaense, RenanLodi, fresco campione della Copa Sud Americana e osservato speciale della Juventus. Terzino e centrocampista di sinistra dotato di dribbling, fisico, corsa e goal, insomma un talento che vale già 20 milioni di euro, ma che almeno per ora, non giocherà nella Juventus. Il procuratore è lo stesso, Pablo Miranda, ma l’obiettivo è scegliere un club, tra i tanti interessanti in Europa, dove il nuovo talento possa giocare con continuità, cosa che a Torino sarebbe difficile, dato in rinnovo di sorpresa del campionato brasiliano».

Blitz in Germania per Juan Cuadrado dove ha avuto un consulto con uno specialista per decidere se operarsi al ginocchio infortunato. Accompagnato dal responsabile dello staff medico bianconero, Claudio Rigo, il colombiano è stato visitato a Monaco di Baviera dal professor Hans-Wilhelm Müller-Wohlfahrt, luminare della medicina sportiva, ex medico del Bayern e della nazionale tedesca. Il giocatore e i medici si sono presi ancora un paio di giorni per decidere se continuare con la terapia conservativa oppure optare per una soluzione drastica intervenendo chirurgicamente.
Fatale, per Cuadrado, è stato anche il terreno sintetico dello Stade de Suisse dove, la scorsa settimana, la Juventus ha giocato l’ultima gara della fase a gironi di Champions contro lo Young Boys. La partita del colombiano è durata poco più di venti minuti poi il ginocchio sinistro ha subito una iperestensione e il giocatore è stato costretto a uscire.

Dalla decisione che il colombiano dovrà prendere dipenderà anche il futuro di Leonardo Spinazzola: il terzino ex Atalanta, dopo il grave infortunio da cui si è completamente riabilitato, sarebbe in procinto di essere ceduto in prestito per giocare con maggiore continuità, visto che non ha ancora debuttato in prima squadra ma si è limitato a scendere in campo con la Primavera. Se Cuadrado si opera dovrà però stare fuori un paio di mesi e la Juventus è costretta a correre ai ripari. «E’ normale che, a quel punto, Spinazzola avrebbe più spazio» il ragionamento di ieri di Massimiliano Allegri. E quindi non partirebbe più perché, allo stato attuale, il tecnico bianconero ha a disposizione come esterni di difesa soltanto Alex Sandro e Mattia De Sciglio, oltre allo stesso Spinazzola.
Joao Cancelo è stato infatti operato venerdì scorso al menisco mediale del ginocchio e tornerà non prima di un mese e mezzo mentre Andrea Barzagli, che talvolta gioca anche da terzino, dovrebbe rientrare soltanto dopo la pausa per una lesione muscolare alla coscia destra che lo ha messo ko a inizio dicembre. Ragione per cui Spinazzola potrebbe essere l’uomo in più di fine dicembre-gennaio per consentire un po’ di turnover: è vero che c’è la pausa del campionato, ma la Juventus inizia la sua avventura in Coppa Italia (sabato 12 gennaio), sfida il Milan nella Supercoppa italiana (mercoledì 16 a Gedda, in Arabia Saudita) e dal 20 gennaio riparte il girone di ritorno.

Intanto l’infermeria bianconera si svuota: Sami Khedira è tornato nella lista dei convocati di Alleghri per la sfida di stasera contro la Roma. Non sarà titolare, ma almeno è recuperato vista la lunga assenza. L’ultima volta in cui ha giocato dal primo minuto è stato il 7 novembre contro lo United allo Stadium. E già allora era reduce da un problema muscolare che lo aveva costretto a saltare sette partite. Con il nuovo stop per la disorsione alla caviglia ne ha perse altre sei: adesso Allegri può sorridere visto che il suo pupillo è tornato.

Come un diesel, alla seconda stagione di Juventus Rodrigo Bentancur è partito un po’ in sordina poi, complici gli infortuni di Sami Khedira ed Emre Can, ha giocato dodici partite consecutive da titolare, un filotto interrotto soltanto dalla squalifica scontata nel derby. L’uruguaiano non ha tradito le attese, mostrando una crescita davvero impressionante, non soltanto a livello tecnico ma anche fisico. «Sono arrivato molto esile, ora ho preso 6 chili di massa muscolare – rivela a Dazn -. Ne parlavo anche con lo staff bianconero: è come se avessi fatto una preparazione lunga un anno e mezzo».
L’apprendistato svolto con Massimiliano Allegri ha funzionato bene se adesso Bentancur è considerato uno dei più forti centrocampisti della sua età, 21 anni. «Per me il tecnico è stato molto importante, mi ha dato fiducia. Quando non giocavo ed ero scontento, lui mi tranquillizzava. Mi diceva: Rodrigo tranquillo, non voglio bruciarti, vedrai che toccherà anche a te». Così è stato: adesso è l’uruguaiano a impressionare per la personalità con cui scende in campo, come se fosse un veterano. «Fin dalla prima volta in cui sono entrato nello spogliatoio della Juve, vedendo i volti dei miei compagni, ho capito una cosa: “Qui bisogna vincere e basta”». Si è calato completamente nel mondo bbianconero e nella sua filosofia: certo ha ancora molto da imparare e la presenza di Cristiano Ronaldo nello spogliatoio è un esempio da seguire. «L’ho conosciuto al Mondiale in Russia, ci siamo incontrati all’antidoping dopo Portogallo-Uruguay. Eravamo io, lui e Luis Suarez. Mi riconobbe e mi chiamò per nome, non ci potevo credere. La prima volta che l’ho visto allenarsi qui a Torino ho pensato: “E’ un animale!”. La maniera in cui si allena è eccezionale, dà sempre il cento per cento. E poi in gruppo sembra un ragazzino, scherza sempre». Non solo CR7, Bentancur ha altri idoli da seguire. «Mi ispiro a molti giocatori, ma su tutti seguo Pjanic e Busquets. Vedendoli cerco di imparare. La mia posizione in campo? Gioco sia da mezzala sia in mezzo, anche se io sono cresciuto giocando da centro destra in un centrocampo a quattro».
Nell’intervista-confessione Bentancur spiega il suo approccio al trasferimento a Torino. «Quando mi dissero della possibilità di venire alla Juve fui preso dal panico. Ero molto contento, ma anche molto spaventato. Pensavo: ora devo andare in Italia, solo con mio padre, lasciare la mia famiglia, imparare l’italiano, come faccio?». Orfano di mamma a soli quattro anni, il centrocampista è cresciuto con la nuova famiglia del papà e con il fratello minore. «Per tutti io sono Lolo, mio fratello da piccolo non riusciva a pronunciare Rodrigo, diceva “Loligo” e da lì è rimasto Lolo. Da piccolo ero più alto di almeno una spanna degli altri bambini. Per questo dopo ogni vittoria, i padri dei bimbi della squadra avversaria mi chiedevano il documento per dimostrare che avessi la stessa età di tutti». Infine svela il segreto della scelta del numero di maglia «L’ho preso al Boca e l’ho chiesto una volta arrivato a Torino. E’ il giorno in cui nacque mia madre, mi segue e mi porta fortuna da lassù».

Dodici mesi fa Juventus-Roma era uno scontro al vertice. Ora è una gara tra la prima e la settima in classifica, separate da un solco di 22 punti. I bianconeri sono quotati vincenti dalle agenzie sportive a 1,45, quanto l’Inter con il Chievo: «Non mi meraviglia che la Juventus sia lassù, siamo mancati noi buttando punti e partite – ammette Di Francesco -. Quindi è più demerito nostro che merito di una squadra che ha grande potenzialità. Cristiano Ronaldo? È il pericolo numero uno ma io prendo come esempio Mandzukic che a volte fa addirittura il terzo centrale. È una questione di mentalità… Allegri ha giocatori di grande profilo e preparati. Noi potevamo e possiamo fare di più». Magari a partire da questa sera. Sicuramente nella prossima sessione di gennaio: «Nel mercato non possiamo non muoverci anche perché ci sono problemi fisici attorno ad alcuni giocatori». Il riferimento, nemmeno troppo velato, è alle condizioni di De Rossi (e Perotti). Tradotto: Eusebio vuole un centrocampista. Non sarà Sanogo che ha preferito i soldi (2,5 milioni dall’Al Ittihad) alla chance in serie A. Monchi punta al prestito per 18 mesi di Weigl, talento del Borussia Dortmund, che non trova spazio con il tecnico Favre.

Le parole di Pallotta nei giorni scorsi tengono banco: «La sua richiesta è per tutti, a partire dagli addetti stampa. Noi siamo i principali artefici e dobbiamo fare di più e anche io devo farlo per tenermi stretto questa squadra. Io mi sento tutte le mattine in discussione, poi penso a fare bene perché l’allenatore è sempre davanti a tutti come responsabilità. Possiamo fare meglio, la Champions non è tanto distante». E a tal proposito, Di Francesco riserva una stilettata a Spalletti che non perde mai occasione per ricordare i punti recuperati sulla Roma rispetto alla passata stagione: «Tante squadre hanno fatto investimenti e non sono neanche agli ottavi. La Roma in passato non ha passato neanche il preliminare, ci sono dati che restano…». Anche le parole di De Rossi – sugli addii estivi difficili da assimilare – hanno fatto discutere: «Daniele ne ha parlato perché la situazione si è appianata – spiega l’allenatore -. Lasciamo il passato dietro, è un errore che è stato fatto perché l’ha detto il capitano. Inconsciamente si sono pagate situazioni del genere». Meglio quindi pensare a questa sera: «Servirà la gara perfetta». Consapevole che potrebbe anche non bastare.

Si può entrare negli almanacchi anche eguagliando il Frosinone. Eusebio Di Francesco ha definito «storico» il progetto di un risultato positivo allo Juventus Stadium, che per la Roma e poche altre squadre italiane è sempre stato inattaccabile. Persino il Frosinone, appunto, nella prima stagione di sempre in Serie A ha portato via un pareggio. La Roma no, la Roma mai: sette visite in campionato e una in Coppa Italia, otto sconfitte; venti gol incassati e soltanto tre subiti.

ALTERNANZA. Ci hanno provato cinque allenatori: Luis Enrique, Zeman, Garcia, Spalletti e Di Francesco. Si sono battuti 60 giocatori, numero tondo, con 6 portieri diversi a proteggere il fortino. Sono stati tutti travolti o comunque divelti. Alcuni hanno cambiato sponda, o sono passati alla Juventus per vie traverse: Szczesny, Pjanic, Benatia, Osvaldo. Altri sono tornati allo Stadium da avversari con altri club. Altri ancora sono usciti dal grande calcio, ammesso che ne avessero mai fatto parte davvero: spulciando i nomi di chi ha calpestato quest’erba in rappresentanza della Roma, si leggono nelle formazioni titolari Stekelenburg, José Angel, Heinze, Tachtsidis, Simplicio, Dodò, Vainqueur, Iturbe, o panchinari improvvisamente calati sul tavolo come Curci, oggi portiere nella Serie B svedese, o Sadiq, l’attaccante nigeriano che non trova pace in nessun campionato e in nessuna squadra.

impallinati. Soltanto tre giocatori hanno fatto gol con la Roma in questo stadio, due dei quali su calcio di rigore. E per quanto possa sembrare incredibile, l’unica rete su azione resta quella segnata da Iturbe nel discusso 3-2 del 5 ottobre 2014, arbitro Rocchi, la notte del celebre violino mimato da Rudi Garcia.

DIFFERENZE. Non è facile vincere in casa della Juventus, specialmente da quando esiste questo mostro a 41.507 teste che incute soggezione ai forestieri e trasmette energie extra ai frequentatori abituali. Eppure la Roma non è in buona compagnia tra le squadre che hanno raccolto sempre zero allo Stadium. A parità di occasioni perse, soltanto Atalanta, Milan e Fiorentina sono cadute lo stesso numero di volte, con il cento per cento di mortalità sportiva. Ma Milan e Fiorentina sono state protagoniste in Coppa Italia, soprattutto la Fiorentina che vinse con due gol di Mo Salah, poi passato alla Roma senza riuscire a ripetersi.

distacco. Negli ultimi quattro campionati, da Garcia a Di Francesco passando per Spalletti, la Juve ha sempre vinto con un gol di scarto. Un anno fa poi, Patrik Schick ha fallito a campo aperto l’occasione di pareggiare a tempo scaduto. Ma il risultato non è ancora mai arrivato. Più fortunata è stata l’Inter, la più decorata tra le avversarie in questi territori: su 8 partite ha conquistato 5 punti, vincendo una volta. Seguono Sampdoria e Lazio a quota 4, pure loro capaci una volta di strappare il massimo dalla trasferta. Hanno vinto allo Stadium anche l’Udinese e, giusto pochi mesi fa nella volata scudetto, il Napoli, che nelle altre 7 presenze ha invece sempre perso. Tutto può succedere nel calcio ma Di Francesco, a cui manca un punto per fare 300 totali da allenatore in Serie A, deve sperare in una congiuntura astrale per cancellare il sortilegio nel periodo più tormentato della sua gestione.

Difesa bunker, difesa da record. Non è una novità in casa Juve, ma una piacevole costante ormai da sette anni e mezzo a questa parte. I sette scudetti consecutivi dei bianconeri poggiano su fondamenta solidissime, quelle di un reparto arretrato che dal 2011/12 ad oggi, stagione dopo stagione, è il meno battuto della serie A e tra i top d’Europa. E lo stesso si sta verificando in questo campionato: sono otto le reti incassate in campionato in 16 partite, quasi la metà del Napoli (14) che insegue al secondo posto. I bianconeri hanno rialzato il muro, dopo qualche titubanza ad inizio stagione, dopo qualche disattenzione di troppo, specie sui calci piazzati e sui cross laterali, che che ha portato a 8 reti incassate nelle prime 11 giornate di campionato. Da lì, stop. L’ultimo a superare Szczesny è stato Joao Pedro nella sfida con il Cagliari vinta 3-1. In Europa era andata meglio – zero gol al passivo nelle prime tre gare e tre successi – ma la svolta è arrivata proprio dalla coppa e dalla gara immediatamente successiva a quella con i sardi. Il cambio di rotta è arrivato con la sconfitta subìta dal Manchester United allo Stadium, con l’1-2 maturato con un incredibile ribaltone da parte dei Red Devils nei minuti finali. Il doppio schiaffone preso ha avuto un effetto benefico. Da quel momento la Juve non ha più subito gol in campionato, cinque clean sheets consecutivi con Milan, Spal, Fiorentina, Inter e Torino che porta il parziale stagionale a 9 partite su 16 senza subire gol. Per più della metà delle gare fin qui disputate, dunque, la porta juventina è rimasta inviolata.

RECORD. Questa serie ancora aperta genera un altro primato, ampliando il discorso a tutto il 2018. La Juve infatti è la squadra che nei cinque maggiori campionati europei vanta il maggiore numero di clean sheets durante l’anno solare che si sta per concludere: in 21 partite su 35, la Juve è rimasta imbattuta. Nessuna altra alcuna formazione continentale ha fatto meglio. L’aspetto interessante è che la seconda di questa speciale classifica è proprio quell’Atletico Madrid che sarà l’avversario dei bianconeri negli ottavi di Champions League. I Colchoneros ne hanno collezionati 20 su 37 match, confermando la loro caratteristica di squadra di ferro, che impedisce all’avversario di giocare e che concede pochissimo. Sarà dunque una sfida nella sfida, tra quello che Massimiliano Allegri definisce «un pacchetto difensivo tra i migliori in Europa», il suo, composto da «giocatori di grande qualità come Chiellini, Bonucci, Benatia, Rugani e Barzagli» e quello di Diego Simeone. E poi sarà il duello tra due leader incontrastati come Chiellini e Godin. «Giorgio è cresciuto tanto – riconosce Max – la fascia da capitano l’ha rasserenato, responsabilizzato e tranquillizzato». Al terzo posto figurano Liverpool e Paris Saint Germain che hanno mantenuto 18 volte la porta inviolata, davanti a Napoli (17), Inter e Betis Siviglia con 16. La Juve stasera vuole aggiornare le statistiche: con Chiellini sicuro titolare e Bonucci che potrebbe lasciare spazio a uno tra Benatia e Rugani. Verso un altro record.



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